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Saggi e testi online |
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HELENA SINERVO, Oodeja korvalle (Odi per l’orecchio), Helsinki, WSOY 2003.
L’ultima raccolta di Helena Sinervo conferma la grande capacità dell’autrice di sviluppare, in modo creativo e originale, l’eredità della poesia finlandese, popolare e non, e di fonderla in maniera elegante e senza forzature con la tradizione culturale europea e mondiale. Il titolo si ispira apertamente alla tradizione classica delle odi e anche ai modi del loro successivo sviluppo nella poesia mondiale. Queste poesie di virtuosa ritmicità sono vere e proprie ‘odi per le orecchie’, piene di variazioni strofiche e rimiche, usate come mezzo di defamiliarizzazione dell’uso poetico corrente, dove l’assenza di rime è la norma. La precisa e suggestiva composizione delle singole poesie e delle sezioni della raccolta sottolineano l’ampiezza dell’inquadratura offerta dall’autrice: le variazioni del mito di Orfeo si fondono col mito baltofinnico dell’eroe Väinämöinen, capace coi suoi canti magici di richiamare tutto ciò che fosse vivo, e si legano alle allocuzioni della moderna ‘cantrice di runi’. Nella poesia Arkittomat (I senz’Arca), che dà il nome alla prima sezione della raccolta, si assiste alla culminazione del tema dell’alienazione degli attuali eredi del Noè biblico, ai quali «l’acqua sale già fino all’ombelico». L’Arca di Noè, illuminata, compare soltanto nell’ultima sezione della raccolta, dove «si rispecchia nel liquido amniotico ». Lo sconfinamento delle questioni metafisiche in questioni fisiche viene esplicitamente indicato nella sezione della raccolta intitolata Ruumiissa (Nel corpo). La decomposizione della dicotomia corpo e anima fa da filo conduttore a tutta la raccolta, e viene rinforzata, in apertura, dalla citazione cartesiana sullo studio illustrativo dell’anatomia del cuore animale invece che umano. Il confine tra uomo e animale viene sottolineato e, allo stesso tempo, messo in dubbio sulle variazioni della metamorfosi di Ovidio; in altre poesie, gli animali associano, piuttosto, le creature che conosciamo dalla poesia surrealista. Nella raccolta, le dimensioni mitiche e intertestuali si fondono con quella comune di ogni giorno, in scena nella Helsinki di oggi, dove i protagonisti sono «le meravigliose donne nel cortile » e un bambino che riconosce «la magia adamantina dei nomi». Leggerezza, ironia e senso d’humour, gioco e magia compensano l’importanza filosofica e l’urgenza degli interrogativi posti dall’autrice.
Sebastian in trauma
Si aggira nella sala degli specchi, probabilmente un romantico, esamina la società dalla propria immagine, una faccia rispecchia tutto il regno animale, l’ago di un pino tutti i tipi di bosco. Se non ci credi, esamina anche il genotipo del topo: in ogni specchio un piccolo grida dalla fame, le corde vocali del buio fuoriescono dalla bocca, inviano richieste di soccorso alla rete nervosa. Allunga la mano per soddisfare la fame, si comporta come fosse a se stesso madre, entra nella stanza dei bambini dell’immagine riflessa un verso sciocco, il biberon nella tasca interna.
(Traduzione di Antonio Parente)
Viola Parente-Capkova.
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