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 LAURA FUSCO, Liminal, Grewelthorpe, Smokestack Books 2020, pp. 88, £ 7,99.

(pp. 125-126).

 

Liminal di Laura Fusco è una raccolta di poesie che, riprendendo esperienze vissute, scritte sui muri, su pezzi di cartone o storie viste alla tv, racconta le rotte migratorie e i campi profughi. Perlopiù verso l’Europa, i migranti (o meglio, i rifugiati) siriani, iracheni, afghani e nord africani vivono la loro vita in un limbo, tra il luogo di partenza e il luogo d’arrivo, un viaggio inframmezzato da posti letto fatiscenti, coperte termiche di plastica dorata, attese, preghiere e inchiostro sulle dita dopo aver lasciato le proprie impronte digitali alla polizia. Già la copertina è eloquente: La Zattera della Medusa, ma non quella dipinta da Géricault, bensì quella di Banksy. Un graffito che riprende un’opera dell’Ottocento, delle poesie che raccontano la storia di rifugiati. La commistione tra poetico e pop, tra lirica e manifesto politico; un ultracontemporaneo che non permette di incasellare questo piccolo libro in una specifica categoria. Le poesie -trentadue in tutto- sono fotografie di spezzoni di vita e il lettore si trova a dormire in un materasso a stelle e strisce gettato per terra, a camminare tra le bouganville e gli oleandri di Ventimiglia ma anche catapultato e inerme tra i rumori assordanti della città di Parigi, tra sigarette, clacson, polvere, polizia e Mamma Merkel. In un universo dove i giovani rifugiati per passare il tempo guardano YouTube (l’unico vero mondo senza confini di questo tempo è senza dubbio quello del Web), l’autrice mostra e denuncia l’innalzamento di muri, quella polizia che chiude un occhio per un po’ ma che poi fa dire ai protagonisti che non potevano immaginare che la vita in Europa sarebbe stata così dura. Laura Fusco ha collaborato più volte con Amnesty International e Libera ed è da sempre interessata alla sensibilizzazione sulle storie dei rifugiati; Liminal nasce infatti dalla volontà della poetessa, e direttrice teatrale, di dare voce a coloro che non ne hanno una. È proprio per questo motivo che nel 2016 inizia un viaggio tra i campi profughi, un agglomerato di storie che hanno dato vita a questa raccolta che le è valsa l’assistenza finanziaria del programma dell’English PEN “PEN Transltes” per la pubblicazione, un’istituzione che promuove la letteratura, la libertà degli scrittori in giro per il mondo e che fa campagne contro la persecuzione e l’imprigionamento di autori. La raccolta è tradotta in inglese da Caroline Maldonado, traduttrice dal francese, dallo spagnolo e dall’italiano, anch’essa poetessa. Nella prima pagina viene affermato che -poiché nelle poesie vengono riportate scritte originali dei rifugiati realizzate su striscioni e muri- vi si troveranno refusi ed errori che non sono stati corretti, in quanto questo avrebbe alterato l’istantanea reale ed immanente di ciò che il libro vuole raccontare e di ciò che il libro è. I componimenti sono scritti in versi liberi, scollegati da qualsiasi tradizione; ciò è indicatore di un nuovo modo di riportare in poesia la tematica delle rotte migratorie e dei campi profughi. Poesie più lunghe sono inframezzate dall’immediatezza di componimenti brevi, spaccati di vita quotidiana cruda, di emozioni violente e di attese interminabili. Il linguaggio, allo stesso modo, colpisce il lettore per la sua subitaneità e per la rappresentazione emotiva universale, che lo rende intellegibile a tutti. Ciò permette di strappare il genere poetico dal suo piano aulico e astratto, riportandolo al reale dell’esperienza umana. Liminal, che nella versione originale in italiano e francese s’intitola Limbo (pubblicato nel 2018 da Éditions Unicité), è dedicato alle donne migranti che Laura Fusco ha incontrato, ed è nato durante il suo soggiorno a Parigi. Lei stessa dichiarerà in un’intervista che la genesi della raccolta è stata molto diversa rispetto ai suoi lavori precedenti: immediata, rapida e dinamica. L’obbiettivo dell’autrice non è quello di produrre un’immagine monodimensionale delle rotte migratorie e dei campi profughi; l’affresco che si viene a creare infatti non è solo tragico, ma lascia anche grande spazio a elementi positivi come una ninna nanna, il momento dell’allattamento, le canzoni, le sigarette fumate tutti assieme o anche le cover del telefono glitterate. Liminal è un’opera che la stessa scrittrice ama chiamare reportage di ritratti, storie e forza della coralità: drammaticità, dignità, forza di sognare e proiezione verso il futuro: ecco ciò che Laura Fusco imprime nelle sue pagine. I rifugiati di Liminal non vogliono annegare, essi vogliono un futuro, vogliono vivere e respirare, ma si ritrovano a cantare Lanciate i desideri contro il cielo o a dire Non più gli occhi dei nostri figli in fondo al mare.

(Bianca Francalanci)


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