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Francesco Ottonello, Franco Buffoni un classico contemporaneo. Eros, scientia e traduzione, Pensa MultiMedia Editore, 2022.
(in "Semicerchio.Rivista di poesia comparata" 69, 2023/2)

 

La monografia di Francesco Ottonello, pubblicata nella collana «Quaderni Per Leggere» di Pensa MultiMedia, diretta da Natascia Tonelli e Simone Giusti, ha il merito di essere il primo studio che analizza l’opera omnia di uno dei maggiori poeti italiani contemporanei a cavallo tra Novecento e anni Duemila: Franco Buffoni (n. 1948). Lo studioso presta una particolare attenzione al tema dell’eros, un fil rouge che lega tutta la produzione dell’autore in oggetto. Come sottolineano le parole di Paolo Giovannetti, in quarta di copertina, lo studio di Ottonello «può costituire un modello per altri lavori che affronteranno in futuro le questioni dell’omoerotismo in poesia». Gli altri nuclei principali affrontati della poesia di Buffoni sono il dialogo con le discipline scientifiche e il sapere tout court; la traduzione di lingue e civiltà culturali, antiche e moderne, di cui il poeta (traduttore e traduttologo) è uno dei massimi esperti in Italia. Il volume approfondisce anche questioni di ampia portata, quali la possibilità di superare il paradigma di postmodernità, con l’introduzione del concetto di transmodernità, e la riflessione sui riusi della tradizione classica nel contemporaneo.

Il saggio di 418 pagine è suddiviso in cinque capitoli, a cui è premessa una breve introduzione che rende conto della genesi, degli intenti e della macrostruttura del libro. Nel primo capitolo, Triangoli e polittici. Un percorso di lettura, vengono impostate le coordinate utili per affrontare la poetica di Buffoni, con una ricognizione della sua attività, nel panorama letterario, più che quarantennale, nonché dell’ampia bibliografia (poesia, traduzione, prosa saggistica e narrativa) e della biografia, a partire dall’infanzia trascorsa nella provincia lombarda (Gallarate).

Nel secondo capitolo, Attraverso l’eros. Un quarantennio di poesia, viene analizzata buona parte delle raccolte poetiche, con una periodizzazione in tre fasi scandita dalla lente dell’eros, un «universo pulsionale generante la scrittura» (p. 39) che il curatore propone di suddividere in motivi omoerotici, omoaffettivi e omorivendicativi.

Troviamo pertanto un primo ciclo definito di ‘eros criptico’ corrispondente alle prime tre pubblicazioni poetiche: Nell’acqua degli occhi (1979), I tre desideri (1984) e Quaranta a quindici (1987). La tematica omoerotica è presente in modo velato, attraverso dei nascondimenti ipercolti, mentre il rapporto con la cultura greca e latina è già evidente e spesso il suo riuso – o meglio, la sua riappropriazione – è funzionale all’innesto di motivi omoerotici.

La seconda fase, chiamata ‘eros svelato’, inizia con la pubblicazione di Scuola di Atene (1991) considerato il vero e proprio coming out poetico dell’autore, a partire dal quale l’ironia dei libri precedenti cede il posto a una più aperta rivendicazione dell’omosessualità. A Scuola di Atene segue Suora carmelitana e altri racconti in versi (1997) in cui centrali sono le tematiche dell’eros e del dolore. Al secondo ciclo appartengono anche Il profilo del Rosa (2000) e Theios (2001). Il primo è legato alla concezione leopardiana di ‘tempo profondo’ e la tematica omoerotica incontra, a partire da un’esperienza autobiografica, la storia e la scienza, come è stato osservato nell’analisi del testo cardine Tecniche di indagine criminale. Nel secondo libro invece, seguendo la Bildung del nipote Stefano, Ottonello pone in evidenza i motivi omoaffettivi.

La terza fase, definita dal curatore ‘eros critico’ comprende Noi e loro (2008), Jucci (2014), Avrei fatto la fine di Turing (2014) – per i quali viene proposta la locuzione ‘trilogia omorivendicativa’, Roma (2007) e Personae (2017). In Noi e Loro la rivendicazione dell’omosessualità si coniuga ad un’attenzione per le minoranze e gli emarginati, mentre in Jucci a essere rielaborata tramite uno sdoppiamento dell’io è l’impossibilità di un amore eterosessuale, rappresentato da una voce femminile, in contrapposizione all’amore omosessuale a cui invece tende la voce maschile. Nel terzo libro della trilogia, l’omorivendicazione nasce in seno al ripensamento del proprio rapporto con il padre, accostato per la sua rigidità al padre di Leopardi, mentre l’io sembra specchiarsi per lo stampo illuministico in Leopardi stesso, ma anche in altre personae come Alan Turing e Giovanni Sanfratello, il giovane compagno di Aldo Braibanti.

La quarta raccolta afferente all’eros critico, Roma, mette in luce – come viene rilevato – le ‘tante Rome’ che si sdoppiano nell’asse diacronico e sincronico, con echi pasoliniani e penniani. Infine, l’ultima opera appartenente a questa fase, Personae, mette in scena quattro personaggi che, dialogando, fanno emergere la loro Weltanschauung, opponendo scienza a fede, modernità a conservatorismo.

Il terzo capitolo, L’orizzonte intellettuale. Poetica, prosa e traduzione, si apre all’insegna di Buffoni poeta-critico, di cui Ottonello ricostruisce i modelli poetici. Dall’analisi emerge come la Linea lombarda di anceschiana memoria, da cui primariamente il poeta di Il profilo del Rosa sembra discendere, viene contaminata da quella che lo stesso Buffoni definisce ‘linea appenninica’, alla quale riconduce Saba, Penna e Pasolini. A queste due direttrici si affiancano: l’influenza delle letterature straniere – in particolare inglese e francese –, il pastiche gaddiano, la lingua vernacolare di Loi e la lezione di alcuni maestri come Raboni, Giudici, Fortini e Zanzotto.

A questo primo sguardo, volto a collocare criticamente Buffoni in una linea poetica che risulta essere una ‘quarta via’ (p. 203) lombarda – rispetto a Sereni, Gadda e Loi – segue l’analisi di Del maestro in bottega (2002) e La linea del cielo (2018), due libri accomunati dalla presenza di una «riflessione poetico-traduttologica» (p. 205). Nel primo questa si esplica sia nei diversi testi che presentano una riflessione metalinguistica e metaletteraria, sia nella seconda parte di autocommento alle poesie delle prime nove sezioni, arricchita anche di traduzioni. In La linea del cielo, invece, oltre alle numerose poesie che hanno come protagonisti poeti italiani novecenteschi quale Sereni, romantici inglesi quali Shelley e Keats, la suddetta riflessione emerge chiaramente anche nella nota finale della raccolta, in cui l’autore parla del rapporto con i propri maestri.

Nel paragrafo Prosa tra saggistica e narrativa Ottonello ripercorre le numerose tappe della scrittura in prosa di Buffoni partendo dalla pubblicazione in rivista del primo articolo, incentrato su James Joyce. A quell’esordio da saggista seguiranno importanti monografie, tra le quali: Yeats e Keats (1977), I Racconti di Canterbury. Un’opera unitaria (1991), Perché era nato lord. Studi sul romanticismo inglese (1992) e L’ipotesi di Malin. Studio su Auden critico-poeta (1997). Ancora, tra i numerosi lavori messi in luce, segnaliamo Maestri e amici (2020), in cui l’autore fa convergere la tradizione letteraria italiana con quella anglofona, dal Duecento alla contemporaneità, e le opere alle quali Guido Mazzoni ha dato il nome di ‘docufiction’. A quest’ultima locuzione appartengono Più luce, padre (2006), Reperto 74 (2008), Zamel (2009), Laico alfabeto (2010), Il servo di Byron (2012), La casa di via Palestro (2014), Il racconto dello sguardo acceso (2016) e i tre libri che Ottonello individua come una trilogia di biofiction omorivendicativa, composta da Due Pub, tre poeti e un desiderio (2019), Silvia è un Anagramma (2020) e Vite negate (2021).

Particolarmente interessante appare il paragrafo Traduttologia e pratica della traduzione in cui viene ricordata l’esperienza trentennale di Buffoni come traduttologo, anche nel ruolo di direttore di Testo a fronte, e di traduttore. Vengono affrontati in particolar modo i ‘quaderni di traduzione’ che presentano testi tradotti da lingue germaniche e romanze, ma anche da greco classico, latino, ebraico e persiano. Vere e proprie raccolte poetiche, da cui emerge una posizione neofenomenologica mirata alla ricreazione dell’atto poetico, talvolta portata alla riscrittura del testo originale, come nel caso di À une passante di Baudelaire nel secondo quaderno di traduzioni, Una piccola tabaccheria (2012), dove la protagonista trasfigura al maschile. Viene inoltre riportata la distinzione dello stesso Buffoni tra fedeltà e lealtà al testo poetico, con la propensione dell’autore verso la lealtà. La prima, infatti, richiama alla memoria un amore monogamo o la relazione che non permette il tradimento, mentre la seconda può essere raggiunta solo grazie ai tradimenti necessari per avvicinarsi all’esperienza suscitata dalla lettura in lingua originale del testo poetico.

L’ultimo capitolo, Un classico contemporaneo. Latinità, storia e scienza, si apre con l’intento di definire l’orizzonte poetico in cui la scrittura di Buffoni si inscrive. Ottonello propone di superare il paradigma di postmodernità, e mutuando dallo spagnolo un termine utilizzato dalla filosofa Rosa María Rodríguez Magda parla di ‘transmodernità’. All’interno di questo paradigma il classico diviene contemporaneo e «alla linea retta (ordo) si sostituisce il punto sincretico (simul), che accoglie e traduce ‘insieme’ mondi linguistici e civiltà culturali disparate, incorporandoli con un’inedita spinta identitaria» (p. 288). Inoltre, sintetizzando quanto riportato, vengono rilevate ulteriori peculiarità afferenti a questa nuova prospettiva: la voce maschile, predominante nella scrittura postmoderna, cede il posto a voci femminili, trans, queer; la visione eurocentrica viene messa in crisi; lo spazio diventa cyberspazio; il locale e il globale si fondono; l’identità diviene fluida, multipla e tende all’altro. Caratteristiche, queste, in buona parte riscontrabili nei lavori di Buffoni che, secondo Ottonello, insieme a un’altra autrice transmoderna come Antonella Anedda, fa da ponte tra il Novecento e le nuove generazioni poetiche.

L’autore passa poi ad analizzare la riappropriazione dei classici nell’opera di Buffoni, con un focus sulla raccolta Noi e loro in relazione ai cicli omoerotici di Catullo e Tibullo. Emerge un riuso strettamente correlato alla Bildung, con la scoperta della propria sessualità a partire dal mondo classico. E a rendere profondamente originale il ricorso al tema erotico è la stessa coscienza critica del poeta che, attraverso la tensione omorivendicativa, mira a scardinare in ogni sua articolazione il sistema patriarcale eterosessista. Quest’ultimo aspetto fa di Buffoni il primo poeta omorivendicativo contemporaneo di area italiana.

L’analisi dell’opera buffoniana prosegue con un approfondimento della tematica storica e bellica, esplicitando il concetto di ‘Metafascismo’ di cui Buffoni parla in Più luce padre. Si tratta in sostanza di una struttura di pensiero, un vero e proprio linguaggio, volto a risignificare, in un’ottica dispotica e eteropatriarcale, le cose del mondo. In seguito a questa premessa, vengono analizzate le raccolte poetiche Guerra (2005) e O Germania (2015). La prima nasce dal ritrovamento di un diario paterno che racconta l’esperienza nei Lager negli anni della Seconda guerra mondiale. Qui, a essere posta in primo piano, è la violenza come impulso primario degli esseri viventi. Il secondo libro è invece un prosimetro che mette al centro una riflessione storico-sociale e politica sulla Germania.

Questo rapporto con la storia che si intreccia al presente viene ricondotto da Ottonello alla nozione gouldiana di tempo profondo e apre a un’indagine sulla ricezione di Leopardi in Buffoni. Leopardi per il suo anti- antropocentrismo, il suo legame con la scienza, la sua celata omosessualità, nonché per la sua opposizione alla rigida educazione paterna, rappresenta per Buffoni un modello di cui servirsi su tre differenti piani, che Ottonello definisce funzioni: la funzione ‘Leopardi autore’, che si esplica attraverso le citazioni; la funzione ‘Leopardi persona’, che si compie quando vengono riutilizzati aspetti della vita privata; e la funzione ‘Leopardi intellettuale’, quando ne viene ripreso il pensiero.

Infine, nel paragrafo intitolato Viaggio finale tra scienza e antropocene, con un affondo diacronico, viene rilevato il definitivo approdo di Buffoni al mondo scientifico - già presente in testi come Tecniche di indagine criminale (in Il profilo del Rosa) - nell’ultima raccolta poetica Betelgeuse e altre poesie scientifiche (2021), in cui la microbiologia incontra l’astrofisica, il Das Unheimliche diventa Das Heimat, in una continua tensione conoscitiva che dal sé si irradia al mondo.

In definitiva, questa prima monografia sull’opera omnia di Franco Buffoni risulta uno studio molto nutrito, argomentato con rigore e perizia, imprescindibile per chi vorrà in seguito approfondire criticamente l’opera dell’autore.

 

                                                                                                        Giulio Medaglini


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