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In Zanzotto e le lingue altre, Semicerchio LXVIII, pp. 82-84.

 

Andrea Zanzotto

«L’andirivieni della bufera»

 Quattro lettere a Luigi Tassoni[1]

A cura di Milly Curcio

 

 

17 settembre 1992[2]

Caro Tassoni, mi è tornato tra le mani «Al di là del senso»[3], un libriccino davvero vivissimo, ed ho riletto l’articolo dedicatomi, come sempre brillante. Forse ti avevo già scritto in proposito, ma desidero darti qualche mia notizia dopo tanto tempo che non ci sentiamo. È stato un anno, per me, di una immobilità causata dall’accentuarsi degli abituali disturbi. Ormai però ho molti e molti versi che aspettano di essere portati entro la giusta luce, e non riesco a mettervi mano. Procede a rilento anche il “montaggio” del secondo volume di saggi critici, un po’ più disomogeneo del primo[4]. E poi, nel cupo di un periodo storico tanto orribile, ogni senso di vanità si fa più acuto, comunque. Vorrei tue buone notizie, intanto affettuosi saluti a te ed a Stella, vostro

Andrea Z.

P.S. Com’è andato il seminario sull’ “Ipersonetto”?

AZ.

 

31/ 8/ 96[5]

 

Caro Tassoni,

con molto piacere ho ricevuto la tua lettera che mi dà tue buone notizie e che mi porta la tua recensione a «Meteo»[6]: non avrei potuto augurarmela più fine e “connivente” ed attendo la rivista quando vi sarà stampata. Purtroppo, in questa non-estate in cui così raro è stato vedere il sole, il tempo è passato senza che io sia riuscito ad andare avanti con la revisione e il completamento della stesura delle altre poesie di cui «Meteo»[7] è specimen. Anche ora stavo per uscire e mi sono trovato in trappola per l’andirivieni della bufera; ho letto su «Le Monde» che sta sciogliendosi il permafrost della tundra, e che ci ricadrà tutto sulla testa. L’ossessione cresce: sono stato anche a Teòlo sui carissimi e più soleggiati Colli Euganei, dove c’è il modernissimo centro Meteo informatizzato che si meriterebbe un’intera ode…Ma per loro non ci sono grandi cambiamenti; le statistiche, ammettono, sono pur sempre statistiche. Sto pensando che dieci anni fa in questi giorni mi è mancato il carissimo Goffredo Parise. Mah. Si cerca di andare avanti.

Tanti vivi auguri per il tuo lavoro e per tutto il resto […].

Tuo aff Andrea Zanzotto

 

14 ott 97[8]

Caro Tassoni,

ti ringrazio di cuore per le tue sempre acute recensioni al mio lavoro, e sull’importanza che attribuisci a questa mia traduzione[9], che penso abbastanza riuscita, pur restando perplesso sulle scelte extra dialettali, del resto accettabili nell’insieme. Il fatto è, tuttavia, che non esiste ancora una mia antologia generale in “anglosassone”, tale da inglobare e superare quella che arriva al 1975. Speravo in Beverly Allen, che è bravissima, ma ora si occupa di questioni sociali iugoslave. Ma spero che possa riprendere il lavoro. D’altra parte, io non credo molto alle traduzioni di poesia, che, si sa, vive e muore nel proprio nido linguistico, e quello italiano è sempre più ridotto, rispetto agli altri. C’è stato un convegno a Venezia, abbastanza riuscito nonostante la scarsità di mezzi. Certo che mi ha portato ad un affaticamento terribile (tre giorni!) e tale da avermi ancora oggi indebolito. Stento ad andare avanti con le poesie post-Meteo. O meglio ne ho anche troppe da rifinire e ne scriverei altre. Ma gli acciacchi sono implacabili e mi reggo a mala pena sull’orlo della depressione. In questa solitudine agghiacciante, col paese che si deturpa ogni giorno di più. Avevo ricevuto in primavera un biglietto che mi preannunciava una tua visita un mese dopo che tu eri ripartito. Così è qui la posta, come tutto il resto. Vorrei spostarmi verso Padova anche per non essere troppo distante dai centri medici. Potrai leggere mie poesie nuove sul Verri, su Poesia, su Poetiche; ma vedrò di inviartene. Auguri per il tuo giro americano. Se sosterai in Italia, fatti vivo, potremmo vederci.

Un affettuoso abbraccio […].

Tuo A.Z.

PS. Attendo anche lo studio dedicatomi da quella tua allieva[10].

AZ

 

15- 6- 2000[11]

PdS

 

Caro Tassoni, da gran tempo non ho tue notizie, dopo la bella lettera inviatami ricevuto il Meridiano, ho invece ricevuto a suo tempo l’ultimo tuo libro e te ne ringrazio. Veramente sarebbe possibile un domani raccogliere tutti i tuoi scritti che mi riguardano (è introvabile quello, specialissimo, sul Vajont)[12] aggiungendo quanto mi dici di aver progettato. Non ho mai ricevuto invece la rivista “Nuova Corvina”[13].

Io continuo a scrivere, forse ripetendomi. Tra gli infiniti acciacchi (non sto ad elencarli) che mi perseguitano, prima di tutti un’insonnia ostinata, e una sonnolenza che ottunde la memoria, qualche verso viene avanti, ma ormai non ci faccio più tanto caso…un’idea alla Robert Walser, una forma di Umnachtung hölderliniana (si fa per dire). Il senso dell’indifferenza mi salva, nascendo anche dall’idea che non si rimedia all’età. Ora sto lottando con un’artrosi diffusa che mi rende incerta e difficoltosa la deambulazione, passeggi meno, il peso cresce e moltiplica le difficoltà. Ma la vera peste è la scomparsa letterale del mio ambiente, nella follia distruttiva del cementificare e inquinare.

Qui i vecchi muoiono e non nascono bambini. Una caterva di immigrati irregolari, dominati da mafie spietate incrementa l’orrore delle strade infestate dalla prostituzione di tipo schiavistica, mentre la protervia di piccoli potentati locali, pur di sottrarli alle tasse, raccoglie firme perfino per rendere “antinorma” la provincia di TV. Ora pare che i padroni si muovano per dare alloggio agli immigrati regolari, ciò che avrebbero dovuto fare fin dall’inizio. L’insicurezza generale è tale da far paura, le strade sono talmente infestate di camion che bisogna studiare delle fasce orarie per i percorsi. Io vado a Pd per i controlli in treno e mi faccio portare alla stazione.

 Ma non voglio continuare con questa  ̶ lacunosa ̶  geremiade. Spero di far uscire il libro dei colloqui col vecchio Nino, spassosissimo[14]. Ti saprò dire.

Intanto, attendo tue notizie che auguro ed immagino buone. Un abbraccio dal tuo

Aff. Andrea Z



[1]Le quattro lettere provengono dall’Archivio Tassoni di Catanzaro, e fanno parte di un carteggio costituito da 20 lettere e un biglietto, riguardanti un periodo compreso fra il 1979 e il 2003. Il biglietto in questione, del 3 novembre 1993, accompagna la fotocopia della sezione di Ipersonetto, tratta da Il Galateo in Bosco, Milano, Mondadori 1978, ed esattamente delle pp. 59-75, e 113-115. Solo per il sonetto IV, Sonetto del decremento e dell’alimento, quinto della serie di sedici sonetti, Zanzotto introduce una variante a inchiostro nero, al v. 5, sicché il verso «Ahi languore che in strami si trascina» diventa «Ahi languore che in strami si strascina». Della variante non ha tenuto conto Tassoni nel suo commento a Ipersonetto, Roma, Carocci 2001 (e 2021), né se ne trova notizia nel Meridiano di Le poesie e le prose scelte, a cura di Stefano Dal Bianco e Gian Mario Villalta, Milano, Mondadori 1999, né nel volume di Tutte le poesie, a cura di Stefano Dal Bianco, Milano, Mondadori 2011. Nell’archivio Zanzotto a Pieve di Soligo sono conservate 9 lettere e una cartolina di Tassoni al poeta, scritte tra il 1982 e il 2003.

[2] Cartolina postale indirizzata a: Gentil.mo Luigi Tassoni, via de’ Vellutini 5, 50125 Firenze.

[3] Luigi Tassoni, Al di là del senso, Poretta Terme, I Quaderni del Battello Ebbro 1991. L’articolo in questione (pp. 77- 82) è Zanzotto dentro il “discorso disgregato”, ora in Id., Caosmos. La poesia di Andrea Zanzotto, Roma, Carocci 2002 e 2021, pp. 127- 131.

[4] Si tratta di Aure e disincanti nel Novecento letterario, Milano, Mondadori 1994.

[5] Lettera via aerea indirizzata a: Egr. Prof. Luigi Tassoni, Università Janus Pannonius, Dipartimento di Italianistica, Ifjuság Utia 6, PECS 7624, Ungheria Ungarn.

[6] Luigi Tassoni, L’immagine dell’infinito: Meteo di Andrea Zanzotto, in «Semicerchio», XIV/1, 1996, pp. 46-48; poi ampliata e con il titolo di L’immagine ipersegnica, in Id., Caosmos cit., pp. 137-141.

[7] Andrea Zanzotto, Meteo, Roma, Donzelli 1996; ora in Id., Tutte le poesie, a cura di Stefano Dal Bianco, Milano, Mondadori 2011, pp. 781-827.

[8] Lettera via aerea indirizzata a: Prof. Luigi Tassoni, Università “Janus Pannonius”, Dipt. di Italianistica, Ifjuság útia 6, PÉCS 7624, Ungheria.

[9] Andrea Zanzotto, Peasants Wake for Fellini’s Casanova and Other Poems, edited and translated by John Welle and Ruth Feldman, University of Illinois Press, Urbana-Chicago 1997. La recensione di Tassoni è Il fonoritmo inglese di Zanzotto, in «Semicerchio», XVIII/ 1, 1998, pp. 38-40; poi in Id., Caosmos cit., pp. 133-136.

[10] Eszter Rónaky, Zanzotto: immaginario e critica, in «Poetiche», 1/ 2002, pp. 143-148.

[11] Lettera posta prioritaria indirizzata a: Prof. Luigi Tassoni, Università di Pécs, Lettere e Filosofia, Dip. di Italianistica, Ifjúság útja 6, Pécs, Ungheria. Naturalmente PdS sta per Pieve di Soligo.

[12] Luigi Tassoni, Il sogno del caos, Bergamo, Moretti e Vitali 1990; ora in Id., Caosmos cit., pp. 21-65.

[13] Zanzotto si riferisce probabilmente al n. 8 del 2000, della rivista «Nuova Corvina», pubblicata a Budapest dall’Istituto Italiano di Cultura, e al n. 9, allora in preparazione, uscito nel 2001, con il saggio di Tassoni, Gli 80 anni di Zanzotto (pp. 194-200).

[14] Colloqui con Nino, a cura di Andrea Zanzotto, Fotografie di Vincenzo Cottinelli, Pieve di Soligo, Edizioni Grafiche Bernardi 2005.


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