« indietro JORGE BOCCANERA, Sordomuda, Buenos Aires, Ediciones del Dock 2005, pp. 72.
Il poeta argentino Jorge Boccanera è nato nel 1952, a Bahía Blanca, esattamente a Ingeniero White, nel sud di Buenos Aires. I suoi nonni paterni erano d’origine italiana, provenivano da Recanati. Dopo il colpo di stato fugge in esilio nel giugno del 1976. Durante la dittatura militare soggiorna a lungo in Messico e in Centroamerica. Torna in Argentina nel 1984, ora vive tra Buenos Aires – dove è coordinatore della cattedra di Poesia Latinoamericana all’università nazionale – e San José, in Costa Rica. Nel 1976 ha ottenuto per la poesia il Premio «Casa de las Américas» a Cuba e nel 1977 il «Premio Nacional de Poesía Joven», in Messico. Ha esordito con Los espantapájaros suicidas (1974, Argentina); poesie scelte dai numerosi libri successivi si trovano in Marimba (1986, 2006, con una introduzione di Juan Gelman), Antología poética (1996), Zona de Tolerancia (1998) e Antología Personal (2001). Nel 2005 è uscita in Spagna l’antologia Servicios de insomnio (Visor, introduzione di Vicente Muleiro). Suoi testi sono presenti in varie antologie di poesia sudamericana e sono stati tradotti in diverse lingue. Ha scritto anche saggi, tra i quali Confiar en el misterio (1994, sull’opera di Gelman) e Sólo venimos a soñar (1999, Messico, sull’opera di Luis Cardoza y Aragón); libri di prosa quali: Malas compañías (1997), Tierra que anda. Los escritores en el exilio (1999), Redes de la memoria. Escritoras ex detenidas (2000); testi per il teatro e canzoni musicate da importanti artisti, poi raccolte in La poesía es un mal necesario.
Il libro di poesia Sordomuda, dopo la prima pubblicazione avvenuta nel 1991 in Costa Rica, è uscito nel 1992 in Messico e nel 1998 è stata pubblicata la terza edizione in Argentina, presso la «Colección Pez náufrago – Ediciones del Dock», che nel 2005 ne ha curato una ristampa. Nel numero 2 della rivista web «Fili d’aquilone» (rivista d’immagini, idee e Poesia, www.filidaquilone.it) è stata pubblicata per la prima volta in Italia una silloge poetica di Jorge Boccanera (con testo a fronte) tratta proprio dalla raccolta Sordomuda, edita poi integralmente in Italia dall’editore LietoColle (2008).
Sordomuda si colloca al centro e al vertice dell’intensa ricerca poetica di Jorge Boccanera, e chiude il periodo segnato dai traumi del lungo esilio. Non a caso seguirà un silenzio di dieci anni, se si escludono le antologie, e solo nel 2001 usciranno nuovi testi in Bestias en un hotel de paso, con un esplicito richiamo alla precedente raccolta, come a sottolinearne l’importanza, con una poesia che avrà titolo proprio Sordomuda in cui il poeta dice: «Yo te cerré la boca, yo clausuré un color, / te enterré en un mal sueño, / una tumba chiquita, un abrigo de piedras».
La raccolta ha toni ironici e autoironici, ma sempre mutevoli, imprevedibili. Un ritmo veloce e tagliente, eppure colloquiale. Si caratterizza per un linguaggio dissacrante e insieme discorsivo: fitto di dialoghi, d’immagini strane e surreali, di domande (sulla vita, sulla stessa poesia e il lavoro del poeta) ma anche di dolore (vd. Exilio, El ángel de la muerte, El peluquero), d’una amara, talvolta sgangherata e felliniana allegria: «Y el vals de la Sordomuda es una bandada de patos sobre el viejo techo de zinc». La poesia diventa personaggio (Sordomuta, appunto che «se pinta y se despinta, aparece y se borra»): ambiguo e molteplice, lontano da ogni perfezione e quindi privo d’una verità assoluta da trasmettere al lettore: «No es la musa cantora ni el pájaro chillón, / ni el muñeco parlante ni la dama que dicta. / Es una Sordomuda, / que te muestra la lengua por sólo una moneda. // La lengua está vacía. / La moneda tiene que ser de oro».
Ma la poesia resta «un male necessario», la possibilità di dire o di sfiorare la verità e poi chi «perde le parole ha i giorni contati» e «Escribir es, de alguna manera, ir a una cita / –¿Con quién? ¿En qué lugar? ¿A qué hora?».
Se il verso lungo e prosastico, ma intenso e sensuale fa pensare a legami con la poesia di Whitman, Neruda, Lorca o anche Dino Campana citato in una poesia, le ‘scene poetiche’ che Jorge Boccanera è abilissimo a creare (poche battute narrano storie aspre e complesse) suggeriscono un legame profondo con la tradizione orale e teatrale. E più che Shakespeare o Pirandello viene in mente la vitalità (il calore umano e la gestualità) di Carlo Goldoni. E poi si pensa al circo (vd. En la lona), al teatro e le bande di strada, alla canzone d’autore. E, ancora, alla vita, sordomuta o cieca che sia: ma sempre erotica e misteriosa.
(Alessio Brandolini)
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