« indietro ÍNSULA, revista de letras y ciencias humanas, n. 696, diciembre 2004, vía de las Dos Castillas 33. Ática, Ed. 4, 28224 Pozuelo de Alarcón (Madrid), insula@espasa.es, pp. 32, € 75,50 (abb. annuo Europa).
La poesia visiva contemporanea, dell’antichissima poesia in figura ha perso la concettualità, mentre conserva dei calligrammi di avanguardia l’istanza sovversiva. In Spagna opera, intorno al ’70, in risposta alla censura del regime, ma sopravvive nell’attualità con un’evoluzione dell’arbitrarietà del segno, percepito come materia funzionale. Un articolo importante di Laura López Fernández ne traccia un panorama tipologico, con antologia e bibliografia, ancora scarsa sul tema, a cui si possono aggiungere il primo studio organico generale ad opera di Giovanni Pozzi (La parola dipinta, 1981, ampliato nel 1996, considera la natura del fenomeno della poesia figurata nelle accezioni più diverse dall’antichità alla modernità sperimentale) e, in ambito ispanico, il volume di Antonio Monegal En los límites de la diferencia. Poesía e imagen en las vanguardias hispánicas, 1998, dal raggio storico e teorico più ampio di quanto suggerisca il sottotitolo. L’analisi di L. López mostra che l’odierna poesia visiva, di tipo ibridato e combinatorio, simbiotico e multidisciplinare, viene ad essere un genere a sé con due tratti salienti: il proporsi come poesia da vedere, non da leggere, in cui la parola è una presenza atomizzata o cassata che genera una controlettura e l’altro carattere, la reversibilità dal visuale al verbale e viceversa. Palese il decorso della crise de vers in una rappresentazione frammentaria e decontestualizzata di simulacri, sintomo e insieme critica della perdita di parola e di una direttrice di senso della cultura nell’epoca globale. Osserva López che è invece nello sviluppo di una vera tecnica dell’immagine che questa poesia gioca la sua carta: un’alternativa ai modi tradizionali d’intendere il fatto poetico e la creazione di uno spazio, prettamente interreferenziale e intermedia, che situa diversamente le relazioni fra parola e immagine, fra un modo analitico di comunicare ed un altro sintetico e ideografico. Ancora molti gli argomenti d’interesse in questo numero, fra i quali, in campo poetico, un contributo di R. García Gutiérrez sulla ricezione iberica dei Contemporáneos messicani e un articolo rigoroso e sensibile di Jordi Amat che riabilita la figura del critico G. Díaz-Plaja e insieme quella del poeta Ramón de Basterra, a suo tempo studiato dal primo, sottraendole entrambe alle ombre del triste sfondo culturale fascista.
[L. V.]
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