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FEDERICA GIOMMONI, Νέης γενετῆρες ἀοιδῆς. Gli epigrammi dei “minori” del Ciclo di Agazia, introduzione, testo critico, traduzione e commento, Alessandria, Edizioni dell’Orso 2017 (Hellenica 67), pp. 272, € 32,00.


in: 
Semicerchio LVII (2017/2) Uncreative poetry, p. 53.


Gli studi sulla ‘rinascita’ del genere epigrammatico in età giustinianea si arricchiscono di un nuovo contributo, destinato ad affiancare i numerosi lavori dedicati, negli ultimi anni, ai più illustri poeti del Ciclo di Agazia. Con questo volume, una rielaborazione della sua tesi di dottorato, recentemente discussa presso l’Università degli Studi di Firenze, Federica Giommoni getta nuova luce sui versi dei poeti ‘minori’ della silloge, offrendone «un commento esaustivo e scientificamente organizzato» (p. VII). All’opera esegetica, di grande utilità per comprendere meglio una realtà letteraria del tutto peculiare, l’autrice affianca un infaticabile e accurato lavoro di edizione critica e traduzione, che rende il libro pienamente godibile per il filologo come per l’appassionato di poesia (ed anzi unisce rigore scientifico e qualità artistiche in una piacevole osmosi).
La prima parte del volume, suddivisa in tre capitoli, ha lo scopo di introdurre il lettore meno esperto alle principali problematiche connesse con lo studio della silloge agaziana. Dopo aver descritto le caratteristiche salienti della raccolta, l’autrice ricostruisce i complessi rapporti che gli epigrammisti ‘minori’ intrattengono con i loro modelli più importanti, tracciando un quadro variegato della loro formazione scolastica e mettendo in luce il loro debito nei confronti del nuovo stile inaugurato da Nonno di Panopoli. L’ultima sezione dell’introduzione ospita alcune preziose osservazioni sulla versificazione dei ‘minori’, frutto di un’attenta analisi metrica, a cui si aggiungono tre tabelle che permettono di conoscere ad un primo sguardo i pattern più diffusi nell’opera di un determinato poeta.
La seconda parte del libro accoglie l’edizione, la traduzione ed il commento dei 76 epigrammi, divisi per autore. Ogni sezione è aperta da un breve profilo biografico, che consente al lettore di accostarsi con consapevole spirito critico ai componimenti, mettendoli in relazione con l’ambiente storico-culturale e sociale in cui nascono. Nello stesso solco si inserisce la scelta di corredare i singoli testi di introduzioni agili, ma esaustive, a cui Federica Giommoni premette un titolo moderno. Quest’ultimo particolare sembra suggerire uno scopo divulgativo, certamente non trascurabile all’interno di un volume dedicato ai poeti meno noti della silloge agaziana. Nonostante l’autrice dichiari di rifuggire da qualsivoglia intento artistico, la traduzione risulta non solo fedele al dettato originario di ciascun epigramma, ma anche di piacevole lettura, come si può notare dai versi del curioso epitafio che Damocaride, probabilmente con vena parodica, dedica alla pernice domestica di Agazia (AP 7.206): «Collega dei cani divoratori di uomini, gatta malefica, / sei una dei cuccioli di Atteone. / Dopo aver mangiato la pernice del tuo padrone Agazia / piangi, come se avessi sbranato il padrone in persona. / E mentre tu ti perdi dietro alle pernici, ora i topi / ballano approfittando del tuo palato raffinato.»
Il commento riprende e sviluppa ampiamente i punti-chiave indicati nei capitoli iniziali del volume. Particolarmente apprezzabile è l’interesse che l’autrice dimostra per la cultura scolastica condivisa dagli autori e dai loro primi lettori; in quest’ottica, i testi analizzati si caricano di un valore storico, oltre che letterario, divenendo fonti privilegiate per conoscere l’influsso esercitato dalla paideia tardoantica sulla poesia e sulla società che attraverso di essa si esprime. La giovane studiosa dedica inoltre notevole attenzione all’affascinante problema del rapporto tra componimenti libreschi ed epigrafici, consentendo al lettore di cogliere la complessità della natura dell’epigramma, che in età giustinianea conosce un proliferare di incisioni su pietra composte da più o meno abili versificatori. Sul piano testuale, colpisce il gran numero di echi letterari che Federica Giommoni ha saputo rintracciare, tanto da ricostruire per ciascun epigramma una fitta selva di rimandi ad opere precedenti. Una ricerca indubbiamente stimolante, che non si trasforma mai in una mera accumulazione di loci: l’autrice motiva ampiamente le sue scelte, offrendo a studiosi ed appassionati la vivida immagine di un fitto dialogo tra i ‘minori’ ed i principali esponenti della poesia antica e tardoantica.
Il volume offre, dunque, un’esegesi completa di opere letterarie trascurate dalla critica, contestualizzandone le qualità all’interno della silloge agaziana e colmando un vuoto nello studio unitario della Tarda Antichità. Ma il rigore scientifico che anima il lavoro di Federica Giommoni non fa che esaltare il valore letterario di questi epigrammi, che ora può essere pienamente apprezzato anche dai lettori meno esperti di poesia tardoantica. In questa multiforme antologia, fatta di statue, bagni termali, danzatrici e funzionari di corte, si può ancora cogliere, ripulito della polvere del tempo, il gusto estetico di un’epoca tutt’altro che ‘decadente’.

(Fabrizio Petorella)

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