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Semicerchio XXXVII (2007/02) La forma chiusa. Poesia dal carcere. pp.61-64

 

a cura di Fujimoto Yukō


Figlio di uno scultore e scultore egli stesso, Takamura Kōtarō (1883–1956) viaggiò a lungo in America e in Europa – dimorando successivamente in Gran Bretagna e in Francia, ove frequentò, tra l’altro, l’atélier di Auguste Rodin –, dedicandosi pure, secondo le consuetudini, alla composizione di garbati non meno che convenzionali
tanka (le liriche consertate nel classico metro breve della tradizione letteraria nipponica). Folgorato dalla lettura di Whitman, ammiratore dei grandi decadenti francesi, al suo ritorno in patria divenne ben presto un convinto assertore della dignità poetica di una lingua meno aulica, e più prossima alle inflessioni della parlata quotidiana, oltre che uno tra i principali fautori del vers libre, di cui Dōtei («Il cammino», Tōkyō 1914), silloge di componimenti modulati secondo il ‘nuovo stile’ poetico, rappresentò il manifesto. Nello stesso anno di Dōtei sposò la pittrice Naganuma Chieko, bella e colta femminista militante, condividendo con lei aspirazioni progressiste e anticonformistiche tanto in fatto di estetica quanto nell’ambito del costume, fino alla morte prematura di lei, affetta da tubercolosi polmonare, ma già ricoverata da tempo in una casa di cura per malati di mente
in seguito al manifestarsi di gravi sintomi di schizofrenia. Del poeta, pressoché inedito in Europa, ma presente con uno dei suoi più celebri componimenti, Dōtei (“In cammino”) nell’antologia di poesia giapponese Il muschio e la rugiada allestita da Mario Riccò e Paolo Lagazzi, BUR, Milano, 1996, sono apparse fino a oggi in lingua italiana soltanto poche liriche su «A Oriente! Rivista italiana di lingue e culture orientali», III, 8 (2002). pp. 26-29, tradotte per cura di chi scrive.

I componimenti che seguono sono tratti dal Chiekoshō («Canzoniere per Chieko», Tōkyō 1941, ora disponibile anche in edizione bilingue: The Chieko Poems. Translated from the Japanese by John G. Peters, Green Integer, Los Angeles 2008): poetico quanto struggente documento di un amore coniugale continuamente minacciato – ma, in un certo qual senso, rinfocolato – dalla presenza ineludibile della malattia e, in ultimo, della morte.


あどけない話
CANDIDA STORIA
(ADOKENAI HANASHI)
智恵子は東京に空が無いという
ほんとの空が見たいという
私は驚いて空を見る
桜若葉の間に在るのは
切っても切れない
むかしなじみのきれいな空だ
どんよりけむる地平のぼかしは
うすもも色の朝のしめりだ
智恵子は遠くを見ながら言う
阿多多羅山の山の上に
毎日出ている青い空が
智恵子のほんとの空だという
あどけない空の話である。

 

 

«Non esiste a Tōkyō il cielo», Chieko mi dice. Il cielo dice voler vedere – quello vero
Alzo gli occhi, stupito, ed ecco – tra fresche fronde di ciliegio il cielo – il bel cielo –
noto da sempre, mai da noi remoto.
Foschia densa all’orizzonte – vapori mattutini – rosa pesca.
Chieko parla, guarda lontano:
«Sul monte di Atatara tutti i giorni il cielo s’inazzurra: è quello il cielo, il cielo vero – dice – di Chieko.»
Candida storia, questa, del cielo.

 

夜の二人
COPPIA DI NOTTE
(YORU NO FUTARI)
私たちの死が餓死であろうといふ予言は、
しとしとと雪の上に降る霙まじりの夜の雨の言ったことです。
智恵子は人並はずれた覚悟のよい女だけど
まだ餓死よりは火あぶりの方をのぞむ中世期の夢を持ってゐます。
私達はすっかり黙ってもう一度飴をきかうと耳をすましました。
少し風が出たと見えて薔薇の枝が窓硝子に爪を立てます。

 

«Fine d’inedia sarà la nostra» –
Così una sera predicevamo – pioggia gelida, minuta cadeva sulla neve.
Più del consueto Chieko è donna concreta – eppure serba ancora un sogno medievale –
sul rogo morirebbe, piuttosto che di fame.
Ma le abbiamo già smesse, le parole, cercando di ascoltare ancora il suono della pioggia.
Si vede il vento s’è levato – ché un tralcio di rosa raspa il vetro della finestra.


元素智恵子
LA CELLULA CHIEKO
(GENSO CHIEKO)
智恵子はすでに元素にかへった。
わたくしは心霊独存の理を信じない。
智恵子はしかも実存ずる。
智恵子はわたくしの肉に居る。
智恵子はわたくしに密着し、
わたくしの細胞に燐火を燃やし、
わたくしと戯れ、
わたくしをたたき、
わたくしを老いぼれの餌食にさせない。
精神とは肉体の別の名だ。
わたくしの肉に居る智恵子は、
そのままわたくしの精神の極北。
智恵子はこよなき審判者であり、
うちに智恵子の睡る時わたくしは過ち、
耳に智恵子の声をきく時わたくしは正しい。
智恵子はただ聞き喜々としてとびはね、
わたくしの全存在をかけめぐる。
元素智恵子は今でもなお、
わたくしの肉に居てわたくしに笑ふ。

 

 

È ormai tornata Chieko allo stadio di mera cellula elementare.
Che l’anima individua sopravviva – non lo credo.
Migliore, assai migliore la vita di Chieko, che vive davvero.
Chieko viva nella mia carne.
Chieko da me inseparabile
Nelle mie cellule accende fuochi fatui,
E giochi ardisce assieme a me, e gaie lotte che mi strappano – vittima già designata – alla vecchiaia.
Anima, questo sinonimo di corpo.
La Chieko che vive nella mia carne
È al vertice dell’anima mia.
È Chieko l’arbitra senza pari –
Erro – quando Chieko in cuore mi giace dormiente
Sono sul giusto cammino – solo che all’orecchio mi giunga la sua voce.
Chieko soltanto esulta gioiosa
Tutta attraversa correndo la mia vita.
Cellula primeva – Chieko ancor oggi
Nella mia carne vive – mi sorride.

 

案内
LA GUIDA
(ANNAI)
三畳あれば寝られますね。
これが水屋。
これが井戸。
山の水は山の空気のように美味。
その畑が三畝、
いまはキャベツの全盛です。
ここの疎林がヤスカの並木で、
小屋のまはりは栗と松。
坂をのぼるとここが見晴らし、
展望二十里南にひらけて
左が北上山系、
右が奥羽国境山脈、
まん中の平野を北上川が縦に流れて、
あの霞んでゐる突きあたりの辺が
金華山沖といふことでありませう。
智恵さん気に入りましたか、好きですか。
うしろの山つづきが毒が森。
そこにはカモシカも来るし熊も出ます。
智恵さんかういふところ好きでせう。

 

Una stanza di tre jō ci basta per dormire.
Eccolo qui, l’acquaio.
E questa è la fontana.
Buona l’acqua, qui in montagna, come l’aria.
Tre se misura l’orto – e siamo già nella stagione delle verze.
È dappresso un boschetto di bambù dall’alto fusto, ma intorno alla baita ci son pure
castagni, e pini.
Salendo su per l’erta si giunge ad un poggio donde per venti ri spazia libera
la vista.
A sinistra i monti Kitagami – la catena dei Mutsu, verso destra – al centro il fiume Kitagami divide
esattamente la pianura –
E laggiù in fondo – dove sfuma nella bruma il panorama – ci sarà il litorale di Kinkazan.
Ti è piaciuto, Chie-san? Che ne pensi?
Dietro la baita – sul monte, a mezza costa – c’è il “bosco di cicuta”.
Ci verranno i caprioli di tanto in tanto, e gli orsi.
Io lo so, Chie-san, che un posto così ti piacerà.

(traduzione di Fujimoto Yukō)

 


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