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« indietro C. BAJETTA, C. RECALCATI, E. ZUCCATO, a cura di, Amore che ti fermi alla terra. Antologia di voci dal petrarchismo europeo, con traduzioni di Mario Luzi, Maria Luisa Spaziani, Massimo Bocchiola, Franco Buffoni, Danilo Bramati, Gabriella Galzio, Nicola Gardini, Andrea Inglese, Annalisa Manstretta, Valerio Magrelli, Fabio Pusterla, Claudio Recalcati, Flavio Santi, Edoardo Zuccato, Milano, ISU - Università Cattolica, 2004, pp. 95.
Amore che ti fermi alla terra … La suggestiva invocazione che dà il titolo a questa antologia è tratta dall’incipit del sonetto di Sidney Leave me, ô Love, which reachest but to dust, riportato con la traduzione a fronte di Edoardo Zuccato: Lasciami, Amore che ti fermi alla terra,/ e tu mira in alto, mente mia, arrichisciti/ di ciò a cui la ruggine non può far guerra: vano è il piacere che dà ciò che svanisce.
Tali versi, col loro richiamo alla guerra interiore del poeta e soprattutto al quanto piace al mondo è breve sogno del sonetto proemiale dei Rerum vulgarium fragmenta, mostrano, meglio di tanti altri, cos’è stato il fenomeno del petrarchismo europeo nella sua ripresa fedele di temi e campi semantici petrarcheschi. Al tempo stesso, la significativa ellissi, nel titolo della silloge, dell’imperativo iniziale, alimentando nel lettore il desiderio di una lettura capace di sciogliere l’ambiguità dell’invocazione, lascia il campo aperto ad altre interpretazioni, più sfumate, del fenomeno. Come sottolinea Carlo Bajetta nell’introduzione, il petrarchismo europeo oscilla infatti tra desiderio di imitazione e un atteggiamento «revisionista del codice», tra influenze e imitazioni e al contempo sempre nuovi desideri di superare il modello. La volontà dichiarata dei curatori è proprio quella di mostrare le contraddizioni del Rinascimento, «la vitalità di un periodo inquieto, che nel suo misurarsi con la tradizione andava generando l’evo moderno».
Le liriche e i sonetti sono tutti proposti con la traduzione a fronte. Ad una prima sezione, articolata attorno ad otto testi francesi di Ronsard, Louise Labé, Du Bellay, Salel, seguono tre sonetti appartenenti all’area ispanico-portoghese (Gongora e Miranda) e tre testi in latino degli italiani Curti, Angariano e Marrasio. Chiude l’antologia una più ampia sezione di liriche inglesi, quindici in tutto, di Wyatt, Howard, Sidney, Spenser e naturalmente Shakespeare.
Il testo avrebbe potuto essere maggiormente fruibile se fosse stato arricchito di un apparato di note e commenti, soprattutto se si considera che esso è nato come sussidio per il Corso di Letterature Comparate dell’Università Cattolica. Tuttavia il vero interesse dell’antologia risiede, più che nel suo possibile uso a livello didattico, nel fatto che è il frutto di un «felice incontro», come lo definisce Bajetta stesso, titolare del corso, tra lui e i poeti contemporanei Recalcati e Zuccato. Questi ultimi hanno in parte scritto e in parte raccolto da loro colleghi, alcuni dei quali noti collaboratori del Semestrale di teoria e pratica della traduzione letteraria Testo a fronte, le eccellenti traduzioni dei testi. Su tutti spiccano i nomi di Mario Luzi e Maria Luisa Spaziani, che hanno concesso loro l’autorizzazione a riprodurre le traduzioni dei petrarchisti francesi. Gli stessi Recalcati e Zuccato, che si erano già cimentati nella traduzione in dialetto delle poesie di Villon, hanno proposto, a chiusura di libro, una versione in dialetto milanese di due sonetti di Shakespeare. In tal senso, l’antologia riesce perfettamente nel suo intento di presentarsi anche come «percorso nel gusto della poesia del nostro tempo», capace di mostrare il sussistere della vitalità e della modernità del petrarchismo europeo fino ai giorni nostri.
Manuela Lucianaz ¬ top of page |
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