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AA.VV., Enrico Filippini, le neoavanguardie, il tedesco, a cura di Sandro Bianconi, Bellinzona, Salvioni Edizioni 2009, pp.171, € 16.

Il volume Enrico Filippini, le neoavanguardie, il tedesco raccoglie gli atti del convegno tenuto a Locarno il 3-4 ottobre 2008. Queste giornate di studio avevano un duplice fine: da una parte volevano ricordare l’intellettuale Enrico Filippini nelle sue molteplici attività di mediatore culturale e traduttore, dall’altra erano l’occasione per aprire al pubblico l’Archivio Enrico Filippini presso la Biblioteca cantonale di Locarno, anche grazie a una piccola esposizione di libri, carte, scritti e fotografie.

La pubblicazione rispecchia il duplice intento degli organizzatori: i contributi degli studiosi (Renato Barilli, Michele Sisto, Flavio Cuniberto, Anna Ruchat, Sandro Bianconi e Fabrizio Desideri) sono arricchiti dalla presenza in appendice del catalogo dell’Archivio privato e professionale di Enrico Filippini a cura di Sandro Bianconi, il quale ha svolto il lavoro d’inventariazione e di riordino del lascito. Di quest’Archivio scrive lo stesso Bianconi nell’Introduzione: «si tratta di un ricco insieme di materiali importanti e utili per la ricostruzione di trent’anni della vita politica, culturale e letteraria italiana». Infatti, nel corso del decennio 1959-1969, Enrico Filippini ha lavorato alacremente come consulente editoriale, traduttore e scrittore creativo, partecipando alle attività del Gruppo 63. Nell’Archivio è presente la documentazione riguardante gli incontri del Gruppo 63 di Palermo, Reggio Emilia e La Spezia di cui Filippini fu un importante protagonista, ma anche quella relativa al lavoro di Filippini presso Feltrinelli, Bompiani e Mondadori Il Saggiatore.

Gli anni in cui Enrico Filippini lavora come consulente editoriale e traduttore presso Feltrinelli costituiscono uno snodo fondamentale per capire la genesi del Gruppo 63 in Italia. Nel volume, i saggi più completi e interessanti per comprendere questo periodo fervente della sua attività intellettuale sono quelli di Renato Barilli, Michele Sisto e Anna Ruchat, in cui si evidenzia l’importanza di Enrico Filippini come mediatore tra la cultura italiana e quella tedesca.

Nel primo saggio, intitolato «Enrico Filippini e la Neoavanguardia», Renato Barilli traccia il percorso intellettuale di Filippini proprio partendo dalla sua «buona conoscenza della lingua tedesca». Grazie alla quale, in un primo momento, si rese tramite fondamentale nell’operazione di acquisizione e traduzione delle opere del filosofo Edmund Husserl auspicata fortemente da Enzo Paci, suo Professore presso l’Università di Milano. Barilli descrive quindi la figura di Filippini traduttore della migliore letteratura tedesca e l’incontro «fatale, necessario, quasi inevitabile» con Giangiacomo Feltrinelli, per la cui casa editrice diventa un insostituibile funzionario. Il critico chiarisce i presupposti che portarono Filippini a intraprendere un ruolo di protagonista nella formazione del gruppo: la conoscenza diretta che ebbe dell’esperienza del Gruppo 47 e degli scrittori emergenti nel campo della letteratura tedesca lo spinse all’idea di creare qualcosa di simile anche in Italia. Filippini illustrò così a Nanni Balestrini, suo collega alla Feltrinelli, il modello tedesco e gli suggerì di adattarlo alla scena italiana. Barilli afferma: «ed ecco nascere il Gruppo 63, il cui manager è senza dubbio Balestrini, ma le regole del gioco le suggerisce Filippini, invitandolo a riprendere i tipici ingranaggi del sodalizio tedesco […]». L’analisi di Barilli si sofferma poi sui profili intellettuali di Balestrini, Filippini e Sanguineti, sui loro rapporti di amicizia e sulla loro affinità culturale (l’Archivio Filippini raccoglie numerose lettere che attestano una fitta corrispondenza tra Filippini e gli altri protagonisti della neoavanguardia), nonché sulle analogie e sulle differenze tra le loro poetiche, alla luce delle quali fornisce una lucida analisi della produzione narrativa di Filippini.

Il contributo di Michele Sisto «“Una grande sintesi di movimento” Enrico Filippini e l’importazione della nuova letteratura tedesca in Italia (1959-69)» approfondisce un aspetto fondamentale della questione accennato da Barilli: la centralità di Filippini ai fini della politica editoriale della nascente Feltrinelli. Secondo Sisto, nel decennio 1959-69 si definirono nuove politiche editoriali che apportarono mutamenti strutturali nel campo letterario italiano. Si crearono nuove collane con l’intento di divulgare opere della letteratura straniera appena uscite e non ancora consacrate dal successo di vendita. Nella politica editoriale di Feltrinelli, l’operazione stessa della traduzione di opere straniere divenne ben presto uno strumento di rinnovamento culturale. Filippini fu al centro di queste dinamiche poiché controllava quasi tutto il processo: dalla selezione dei testi, alla traduzione, alla scelta delle illustrazioni di copertina.

In quel decennio, la linea editoriale di Filippini e della nascente Feltrinelli assunse una direzione coerente; l’impegno, in particolare, fu rivolto alla divulgazione in Italia di una nuova idea di letteratura legata allo sperimentalismo del Gruppo ’47, ad esempio quella proposta da un nuovo gruppo di narratori tedeschi portati all’attenzione della critica dalla Fiera del libro di Francoforte del 1959: Günter Grass e Uwe Johnson. Michele Sisto dimostra grazie alla corrispondenza dei consulenti editoriali di Mondadori ed Einaudi (rispettivamente Lavinia Mazzucchetti e Cesare Cases), come Filippini a differenza di essi riconobbe il valore e il carattere innovatore delle opere di Grass, Johnson e di molti altri, e riuscì così ad assicurarli al catalogo Feltrinelli, molte volte traducendoli lui stesso.

Come sottolineano gli studi di Anna Ruchat e di Michele Sisto, in quest’impresa di traduzione non si mirò alla qualità ma piuttosto alla quantità. Infatti, l’impressionante volume di testi tradotti da Filippini si scontrò con critiche molto aspre sulla qualità delle sue traduzioni. I due critici sono concordi nell’imputare le distrazioni di Filippini all’urgenza di tradurre (il contributo di Ruchat s’intitola appunto «L’urgenza di tradurre un mondo »): «bisogna arrivare per primi, far uscire i libri, imporre la nuova letteratura» (Sisto).

In conclusione, il volume Enrico Filippini, le neoavanguardie, il tedesco offre svariati punti di chiarimento sulle vicende che legano Enrico Filippini alla nascente Feltrinelli e al Gruppo ’63. La traduzione per Filippini e per l’editore Feltrinelli assunse un carattere militante: divenne uno strumento fondamentale per superare i vincoli del neorealismo, e veicolare un’idea nuova di letteratura. Questo impegno per Enrico Filippini si attuò dapprima presso la casa editrice Feltrinelli, e poi si estese nelle iniziative del Gruppo 63 al fianco di altri esponenti della neoavanguardia come Edoardo Sanguineti, Nanni Balestrini e Valerio Riva. Allo stesso tempo, la pubblicazione lascia aperte alcune questioni di possibile approfondimento relative all’impatto che ebbe l’importazione di alcune opere straniere in Italia, e alle implicazioni della politica editoriale di Feltrinelli nel momento in cui si apprestò a seguire l’impresa della neoavanguardia.

(Marino Fuchs)


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