« indietro Antologia della poesia greca contemporanea, a cura di Filippomaria Pontani, Introduzione di Maurizio De Rosa, Milano, Crocetti 2004, pp. 735, € 35,95. Con testo greco a fronte.
acrì KOSTAS KARIOTAKIS, L’ombra delle ore, a cura di Filippomaria Pontani, Milano, Crocetti 2004, pp.177, 14,90. Kostas Kariotakis è la figura più rap- POESIA GRECA a cura di Gabriella Macrì presentativa della generazione dei poeti greci degli anni Venti, caratterizzata dalla lezione del simbolismo francese, soprattutto di Baudelaire, quindi dall’identificazione dell’arte con la vita; e, all’indomani della Rivoluzione d’Ottobre, dal tentativo di creare una poesia militante. Dettami che connotarono il particolare percorso poetico di Kariotakis, anche se il poeta non s’identificò mai con nessuno di essi. La raccolta d’esordio, Il dolore dell’uomo e delle cose (1919), suscitò l’interesse della critica, ma con la seconda, Nepenti (1921) il poeta si affermò definitivamente negli ambienti ateniesi. Il titolo Nepenti, da quanto ci informa il curatore del volume, Filippomaria Pontani, sarebbe un richiamo al pharmakon népenthès di Baudelaire (cioè l’oppio), accostamento confermato dalla Ballata per i poeti senza gloria d’ogni tempo in cui il riferimento ai maudits è esplicito: «Hanno vissuto sconsolati i Poe / hanno vissuto morti i Baudelaire, / ma è data loro l’Immortalità». Con la terza raccolta, Elegie e Satire (1927), si delinea una profonda trasformazione del percorso poetico di Kariotakis: la scrittura è realistica, distaccata, ironica nel suo rapportarsi ai valori sociali; a ridimensionare valori e idee personali contribuiva una sorta di autoironia che sconfina nel sarcasmo. Le vicende personali (la routine dell’impiegato statale da funzionario di prefettura, la sifilide, l’incapacità a risolvere il legame con la poetessa Maria Poliduri, sua collega d’uffi- La poesia greca del ventesimo secolo è presentata in modo molto esaustivo in questa voluminosa antologia, ricca sia nel panorama degli autori che nel repertorio poetico. Si apre con Kavafis, della cui opera è offerto un ampio quadro con una preferenza per le poesie a contenuto più interiore, rispetto alle poesie a contenuto ‘storico’. Kostas Kariotàkis, anello di congiunzione tra i poeti del Protonovecento e la generazione a lui successiva, è l’esponente più insigne della poesia degli anni Venti: si avvicina al poeta alessandrino per la riflessione sui valori quotidiani e per l’ironica distanza verso la realtà che lo circonda, con in più una dose di autoironia e di sarcasmo. Lo segue Sikelianòs, con una poesia ricca nel fraseggio, dominata dall’accostamento tra passato e presente, nella riscoperta dello spirito dell’antica Ellade rivisitato in chiave moderna; e Vàrnalis, il primo poeta greco militante, la cui problematica del rapporto tra poesia e società influenzò Ritsos (considerato dai più il suo successore), Vrettàkos e Anagnostàkis. Gli anni che precedono la seconda guerra mondiale sono connotati dal movimento surrealista, che ebbe nel nobelista Elitis, in Embirikos e in Randos i suoi più validi rappresentanti (quest’ultimo fu il primo ad occuparsi di letteratura e avanguardia). Loro contemporaneo è Giorgio Seferis, insignito nel 1963 del Nobel per la letteratura, ormai famoso in Italia, al pari di Elitis, di Ritsos e di Kavafis, per le numerose traduzioni della sua opera in poesia e in prosa. Il ventennio dopo la seconda guerra mondiale vede i contributi di Miltos Sachtùris, Takis Varvitsiòtis, Eleni Vakalò, Melissanthi, Takis Sinòpulos, Kriton Athanasùlis, Titos Patrikios e altri. Negli anni oscuri della dittatura dei colonnelli (1967-1973) nascono i poeti degli anni Settanta: Nasos Vaghenàs, Katerina Anghelaki- Rooke, Nanà Isaia, Ghiannis Varvéris, Antonis Fostiéris, Michalis Ganàs sono tra le voci più significative di questa generazione caratterizzata dalla scrittura eterogenea, da un modo nuovo di rapportarsi ai canoni versificatori tradizionali facendo proprie, al contempo, le forme poetiche della nostra epoca, compresa la poesia visiva e sperimentale, con un valore diverso dell’elemento simbolico. Dagli stilemi e dai dettami poetici di questi autori nasce il gruppo degli anni Ottanta (Iulita Iliopulu, Charis Vlavianòs): il verso acquista una dimensione ancora più personale, esprime tematiche più interiorizzate e contraddistinte da un rapporto assolutamente individuale con la scrittura poetica, nella quale prevalgono ancor di più gli elementi autobiografici, e gli autori si sentono meno legati ai canoni della loro tradizione. Nell’antologia, laddove sia stato possibile, sono state riprese le migliori traduzioni pubblicate finora. Inoltre vengono presentate per la prima volta alcune traduzioni inedite di Sikelianòs, Elitis, Vrettakos, Athanasulis e altri autori eseguite da Filippo Maria Pontani. Sorge spontanea la domanda come mai versioni così belle siano rimaste nel cassetto per decenni e non abbiano incontrato in precedenza l’interesse degli editori italiani. Gabriella Macrì ¬ top of page |
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