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Introduzione ai poeti spagnoli
 
di Lucia Valori
 
Nell’immenso panorama di lingua spagnola la poesia ha sempre avuto un posto di riguardo, chissà se per un caso che ha dato luogo a una tradizione; nella modernità certo in parte per congiunture storiche quali le dittature in Spagna e in Latinoamerica, circostanze in cui il linguaggio traslato della poesia è riuscito tante volte a trovare o ad aprire strade impensate per farsi portatore di un messaggio critico capace di eludere le maglie della repressione e della censura o semplicemente per conservare intatto nel suo canto il gusto della libertà in senso lato, il sapore della scoperta, la vita creativa dell’arte.
Si può aggiungere che, al di là della minore o maggiore leggibilità oggettiva dei testi, la poesia sia in Latinoamerica che in Spagna ha sempre circolato e ha avuto accoglienza presso un pubblico allargato, anche perché, prima di tutto, tenuta in considerazione in ambito letterario quanto altri generi o fusa con essi (è il caso del teatro del Secolo d’Oro in Spagna, in cui poesia e prosa si combinano senza difficoltà nel corpo dei dialoghi entrando nella memoria comune e offrendo un esempio generalmente imitato nella modernità grazie fra l’altro all’apprezzamento dei romantici di altri paesi). Oggi testimoniano questo interesse il fiorire di studi e la frequenza di dibattiti nella stampa specializzata nonché in quella di più larga lettura (non sono pochi i quotidiani con ricchi inserti letterari settimanali dove la poesia ha discreto spazio), se vogliamo considerare anche solo la Spagna che, per la situazione geografica meno dispersiva di quella dell’Ispanoamerica, consente di generalizzare il discorso. Fra i riferimenti possibili, se ne può dare qualcuno per attinenza al tema proposto da «Semicerchio»: si veda l’inchiesta a poeti, critici ed editori di «Ínsula» nel n. 671- 672 (novembre-dicembre 2002) su Los compromisos de la poesía, con studi critici di corredo: benché l’argomento trattato nella rivista madrilena sia propriamente quello dell’impegno sociale e politico, in realtà si parla anche del ruolo della poesia e dell’atteggiamento dei poeti nella contemporaneità – e la lettura può costituire un pendant di questa inchiesta utile anche per mettere a fuoco la distinzione –; alla canzone è dedicato in particolare l’articolo di Marcela Romano, La canción de autor después de Franco (Reflexiones críticas sobre un objeto crítico).
Per il rapporto fra poesia e società rimandiamo inoltre a Margaret H. Persin, La imagen del / en el texto: el ékfrasis, lo post-moderno y la poesía española del siglo XX (in Novísimos, postnovísimos, clásicos: la poesía de los 80 en España, a c. di B. Ciplijauskaité, Orígenes, Madrid 1990, pp. 43-63): attraverso l’analisi del particolare uso odierno della tecnica stilistica enunciata nel titolo, il saggio rileva una modalità di espressione che risulta tipica e rappresentativa dell’attualità poetica in quanto chiama in causa, nelle sue intersezioni con il campo del discorso della società, problematiche quali l’intertestualità, la liminarità, l’eteroglossia e il dialogismo bachtiniano, la questione dei generi e del canone letterario e dei suoi limiti. Facendo un passo indietro, in Spagna si è molto parlato di un canone poetico nel secolo XX riguardo alla generazione poetica del ’27 e al suo critico accreditato, com’è stato considerato Dámaso Alonso, a sua volta poeta, figura dall’autorevolezza e influenza paragonabili a quelle di Croce in Italia. Proprio per la sua persistenza patente anche in condizioni storico-sociali mutate e dopo notevoli trasformazioni letterarie, è stato talora assai discusso, nella seconda parte del secolo specialmente, il contributo degli studi alonsiani alla costituzione di un canone che riguarda tanto la figura del poeta quanto l’opera da consegnare alla posterità, dando luogo a una messa in questione del carattere e dei fini della letteratura stessa. Si tratta di un contributo soprattutto metodologico, infatti, come osserva il poeta e studioso di linguistica Carlos Piera, in un saggio chiarificatore (Sobre Dámaso Alonso y nuestro canon lírico, in Id., Contrariedades del sujeto, Visor, Madrid 1993, pp. 119-128) con cui coglie l’occasione per dissociare il concetto di canone letterario da quello di normalità letteraria raggiunta e statuita una volta per tutte e ricongiungerlo piuttosto a quello di processo in sé e in relazione al passare del tempo.
In altro contesto Claudio Guillén, invitato a dirigere la collana della casa editrice Espasa-Calpe «Biblioteca de Literatura Universal», iniziativa simile alla «Pléiade» francese, si pone la questione del canone letterario da un punto di vista comparativo e si richiama all’importanza primaria di due fattori nell’elaborazione del progetto: che autori e opere siano «de valor mundialmente reconocido y, al propio tiempo, de vivo interés actual»; questo far parte della letteratura dei mondi e questa vita del classico che entra nel canone, sono costitutivi per Guillén del suo essere «actual y presente», nel senso eliotiano, aggiunge, di «already living» (Sueños y diseños de un director, «Ínsula» 708, dicembre 2005, pp. 2-3): sono riflessioni che già per la loro prospettiva invitano a cercare un chiarimento del concetto e delle sue declinazioni nel panorama odierno.
Vi sia o no un canone considerato valido oggi per la poesia nei vari paesi di lingua spagnola, eventi come il Festival Internazionale della Poesia di Medellín, in Colombia, dov’è rappresentata la poesia di tutto il mondo, suggeriscono che ci sono ancora luoghi per incontrarla e desiderio di darle o riconoscerle una parte nella società, anche se poi è molto difficile definire questo possibile ruolo. Lasciamo in proposito la parola agli autori di questo «compito del tradurre» da una a un’altra lingua qualcosa che pare avere importanza per la comunità in qualche misura benché in modo non sempre esplicabile, che è presente benché non immediatamente percepito ed esprimibile e che sembra potersi fare comune forse anzitutto dove riesce a mantenere la sua natura molteplice e, in questo, partecipe. In ambito ispanico abbiamo chiesto la loro opinione a due scrittori che si dedicano alla poesia non solo come autori ma anche come interpreti, sul versante critico, editoriale, dell’insegnamento, della traduzione: a Jesús Munárriz, in Spagna, e a Rafael Courtoisie, in Latinoamerica.
 
Lucia Valori

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