Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

MASSIMO GEZZI, L’attimo dopo, Roma, Sossella, 2010, pp. 104, € 12,00.
 
È sempre più difficile scrivere recensioni, perché è sempre più difficile – o forse lo è sempre stato – leggerne che rimangano impresse. Vi è uno stile rodato, e piacevole, per parlare di libri, e in particolar modo di libri di poesia. Il rischio di tale stile è però quello di essere buono per qualsiasi libro. È uno stile che si autosostiene, indipendentemente dal soggetto che lo esprime, e dall’oggetto che lo sollecita. Si vorrebbe, invece, che il recensore si compromettesse davvero con il suo oggetto di studio. Una vera arte della recensione implica un corpo a corpo: un recensore capace di esporsi, ingombrante, che si accampa con armi e bagagli nel testo che legge, non fingendo di decrittarlo a debita distanza. Capita invece che certi recensori, posti di fronte alla poesia, emettano densi fumi concettuali. Vogliono convincerci e convincersi che lì c’è molto arrosto. E vanno a costruire ciò che in genere una buona poesia disfa. Quelle architetture astratte, in cui scompare l’evidenza sensuale dei nostri quotidiani oggetti, la luce tremante dei nostri giorni. Poste ben in evidenza tutte le difficoltà del caso, proverò a parlare di un libro uscito nel 2010. Si tratta di un’annata abbastanza ricca, dal momento che ha visto la comparsa di diversi notevoli libri di poesia: L’invasione dei granchi giganti di Federico Italiano, Ulona di Edoardo Zuccato, I mondi di Guido Mazzoni e Shelter di Marco Giovenale. Parlerò de L’attimo dopo di Massimo Gezzi, perché, per diversi aspetti, è un libro che mi sembra muovere da un’idea o da un sentimento del genere poetico molto prossimo al mio. Ciò naturalmente non è indizio di nulla, quanto agli esiti della scrittura, e tantomeno può essere garanzia di affinità stilistiche. Qui siamo piuttosto sul terreno di quello che sia chiama ‘poetica’, ossia quel fascio di operazioni immaginarie che si destano in noi, quando andiamo a scrivere o a leggere un testo poetico. Detto in altri termini, Gezzi riesce a fare, e in un modo quasi sempre impeccabile, ciò che la poesia, oggi, come genere, può soprattutto fare: mettere in figura la nostra vita molecolare, che laicamente si disperde di continuo attraverso le maglie di più solide, ampie, narrazioni. Le poesie de L’attimo dopo sono di una monotonia disarmante. Vi è un soggetto che, con tenacia assieme vitale e riflessiva, impiega le sue energie espressive a valorizzare ciò che a me piace chiamare, con termine falsamente tecnico, infraordinario e che Georges Perec definiva come tutto ciò che accade tra un evento e un altro evento. Intervalli altamente densi, ma che non rientrano nella materia abitualmente narrabile. Qualche incipit: «Mi alleno così: imparo a numerare / le ombre che mi passano fra palpebra / e pupilla mentre dormo …», «Le linee verticali della grata, / le linee orizzontali della tenda / di alluminio: tutta qui / la cornice della cronaca / che porta non so dove, nel fiume della storia / o nelle secche dei sogni. (…)», «Non perdere di vista nulla: la luce / per un attimo più incerta di un lampione». Quest’ultimo attacco, è introdotto da un titolo esplicito: Comandamento. Gezzi immagina la poesia come postura, habitus, atteggiamento etico. Lo sguardo ‘lirico’ è frutto di un ‘allenamento’, di un ‘apprendimento’, è conseguente a una qualche forma di imperativo. Non è insomma nulla di spontaneo. Certo, siamo su un terreno eminentemente impolitico, prima di quella complessità di intrecci narrativi e di destini, di azioni e lotte, che costituisce l’universo degli affari umani. La poesia come postura dello spirito, come esercizio della mente, implica una dedizione per la prossimità: i resti, gli sfondi, gli scenari secondari e periferici, gli incontri casuali, «un po’ di ghiaccio secco sul selciato». Ora questo sforzo di tesaurizzazione si realizza contro e attraverso la transitorietà, che governa l’esistenza umana sotto il segno del ritardo: dell’attimo dopo («passano gli uomini, si arrendono allo spazio, / e nel farlo si convincono / che passare è il loro unico motivo / per essere nel mondo …»). La saggezza che la postura poetica esibisce è dunque questa: il destino mortale dell’uomo rende vane le passioni brucianti della contemporaneità: accumulare, essere visti, dominare gli altri. Allo stesso modo, però, restituisce importanza e intensità, a quanto appare del tutto irrilevante o estraneo a queste passioni. Se la vita e la realtà, nel binocolo rovesciato dei media, sono sempre altrove, remote, nella poesia esse sono raggiungibili ogni istante, sotto forma di traccia, scia, resto, alone. Tesoro fragilissimo, eppure evidente, interno allo spettro erotico di qualsiasi individuo, che ha di fronte a sé l’inesauribile materialità del mondo: «La materialità dell’esistenza / è cosa certa: nei pavimenti o sotto i letti / le matasse di polvere nascondono / organismi piccolissimi, i quali, al microscopio, / rivelano corazze o altre parti di carbonio». Ci sarebbe molto da dire, riguardo al modo in cui Gezzi realizza i suoi obiettivi: piegando la lingua alle esigenze di una figurazione nitida, e non sfuocando il mondo negli effetti poetici della lingua. Ma questo discorso esula dallo spazio concesso. A conclusione di questa lettura, vorrei invece segnalare un aspetto del libro che mi ha lasciato perplesso. Ad un certo punto, ho avuto l’impressione che l’innegabile maestria di Gezzi facesse tornare tutti i conti, sempre, forse troppo. Quasi che il processo di tesaurizzazione della prossimità non incontrasse mai zone di estremo turbamento, di non-senso palese, di delirio. Difficile dire se si tratti di un eccesso di mitezza e di controllo, oppure se ciò sia il frutto di un consapevole rifiuto di sregolatezze a buon mercato. Si avverte, però, di tanto in tanto, come il rischio di una compostezza precoce, quasi che un infallibile processo di sublimazione avesse già ripulito e stilizzato ogni ferita.
 
(Andrea Inglese)

¬ top of page


Iniziative
22 novembre 2024
Recensibili per marzo 2025

19 settembre 2024
Il saluto del Direttore Francesco Stella

19 settembre 2024
Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi

16 settembre 2024
Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni

21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Recensibili 2023

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398