« indietro L’intervento su aspetti specifici del modo poetico statunitense è dedicato in questo numero ai siti web di poesia, ed è firmato da David Gewanter, autore di due volumi di versi (In the Belly e The Sleep of Reason, ambedue editi dalla Universi ty of Chicago Press), co-curatore di Robert Lowell: Collected Poems (FSG, 2003) e docente di scrittura creativa alla Georgetown University.
Poesia in rete:
industria pesante
Quando il poeta inglese William Blake si chiese cosa volessero gli uomini e le donne, rispose: i lineamenti del desiderio appagato. Gli amanti della poesia potrebbero rispondere: i miei poeti preferiti che mi leggono le loro poesie. Negli ultimi cinque anni i siti poetici hanno sviluppato una tecnologia tale che, in breve tempo e in astratto, si può provare questa esperienza primaria: il poeta che legge per me soltanto. I siti di poesia offrono ora il testo, una foto del poeta e la sua voce che recita i versi. Questi siti sono divenuti straordinariamente popolari (si dice che siano fra i più frequentati, dopo quelli sull’informazione e sulla pornografia naturalmente) dal momento che richiedono un impegno d’attenzione breve e concentrato, e presentano un intero testo in una sola immagine. Così la poesia, che per due secoli, quanto a lettori, è rimasta indietro rispetto alla narrativa, ha ora guadagnato un ampio pubblico, benché diviso. Questo perché la popolarità della rete non ha necessariamente portato a un aumento nella vendita dei libri di poesia, né più pubblico alle letture poetiche; perché il sito di poesia nutre la cultura della concentrazione limitata e ossessionata dallo schermo, una cultura in cui, quando due amici s’incontrano e si chiedono, ‘hai ricevuto la mia mail?’, se la risposta è no, invece di mettersi a parlare, si ritirano nelle loro rispettive stanze e continuano la conversazione elettronicamente.
Ma siccome il sito di poesia può sostituire esperienze poetiche dirette, svolge molti ruoli, da quello giornalistico a quello di archivio, di ‘università virtuale’ e di reading contemporanei. Un sito web può ora riportare le voci di poeti scomparsi nella nostra stanza – e le prime registrazioni poetiche, quelle graffiate di Tennyson e Browning, sono ora disponibili; oppure può farci conoscere poeti che non conoscevamo e formati nuovi come la spokenword, la poesia unita all’arte, al suono o al jazz; può offrire, tramite i weblog (detti blog), un’immediata (e talvolta sterile) conversazione sulla poesia, la performance e le arti; può creare all’istante, su base internazionale, una nuova comunità di poeti che non si incontreranno mai, come i poeti contro la guerra [in Iraq]; può, infine, esaudire il segreto Desiderio Appagato di ogni poeta di mettere dettagliatamente in mostra la propria vita: poetica, libri, biografia, pensieri e anche la marca del suo dentifricio.
Ciò premesso, ho chiesto a delle persone quali siti web frequentano abitualmente e inserito fra i miei informatori poeti, studenti, amministratori di fondazioni poetiche, curatori di siti web e uno specialista in frodi della World Bank. La scelta dei siti è amplissima: digitando la voce poetry websites su Google.com com paiono circa 10.600.000 occorrenze. Ecco dunque alcuni di questi siti accompagnati da un breve commento. Certo, il burocrate della World Bank non aveva mai sentito parlare di siti di poesia, e l’ha colpito apprendere che aprile è il National Poetry Month con molti eventi speciali in tutto il paese (ed è anche il National Anxiety Month).
Molti anni e molte guerre fa, ho partecipato nell’aprile del 1998 a un evento poetico sponsorizzato dalla Casa Bianca di Clinton, dove, insieme a diversi poeti laureati americani, Clinton lesse Concord Hymn di Emerson e la Signora Clinton che disse che il suo pittore preferito era Rothko – lesse una poesia di Howard Nemerov. L’evento fu trasmesso in televisione, e alcune di queste letture si trovano nel sito web Favorite Poem di Robert Pinsky, parte del suo progetto come Poeta Laureato consistente nel far sì che le persone inviassero – lo fecero in oltre 20.000 - la loro poesia preferita. Il sito mostra poesie e registrazioni video di gente comune che legge i versi più amati (www.bu.edu/favoritepoem). Questo progetto si concentra sul testo e sul lettore, escludendo il poeta, l’insegnante, il critico, l’esegeta, e apre così una finestra sulla grande intuizione di Montale nel saggio La seconda vita dell’arte a proposito del la fortuna dilazionata della poesia nella cultura. Anche in Inghilterra c’è stato un concorso per la poesia preferita vinto da If di Rudyard Kipling.
Ecco un’altra occasione offerta dalla Casa Bianca alla poesia online. Nel 2003, la Signora Bush volle celebrare il Black History Month – i commentatori di colore notarono che aveva scelto il mese più breve – e invitò diversi poeti a parlare di Gwendolyn Brooks e Langston Hughes. Siccome in quel mese l’America stava avviando il motore della guerra, un poeta, Sam Hamill, pacifista buddista e ex-marine della zona di Seattle, annunciò che avrebbe colto l’occasione per protestare contro l’impresa bellica in evoluzione. La Signora Bush, o chi per lei, cancellò subito l’evento, ma alcuni amici di Hamill della Microsoft allestirono un sito per i ‘poeti contro la guerra’ chiedendo alle persone di inviare poesie contro la guerra appunto e, naturalmente, dei soldi. Si dice che gli informatici avessero aperto il sito durante la pausa pranzo: dopo pochi giorni erano arrivate diverse migliaia di poesie, e tutte vennero‘pubblicate’. Chi non gradirebbe pubblicare all’istante i propri versi? Con centinaia di poesie che si accumulavano ogni giorno, i gestori del sito dovettero sospenderlo per un po’, ma fu fatta un’antologia e sia il sito che l’organizzazione continuano a crescere (poetsagainstthewar.org).
Lasciando da parte il nostro derisorio funzionario della World Bank, possiamo dare un’occhiata a un sito fondamentale, quello dell’Academy of American Poets (poets.org). Si trovano qui centinaia di poeti, poesie, voci, biografie, link a altri siti e annunci dei molti eventi poetici a New York e altrove. Ogni fruitore di siti web con cui ho parlato lo usa, e io faccio ascoltare gli audio ai miei studenti del college. In Inghilterra un sito di così ampia misura e ugualmente disegnato è The Poetry Archive, diretto da Andrew Motion (poetryarchive.org/poetryarchive/ home.do); qui si può davvero ascoltare Tennyson che recita urlando The Charge of the Light Brigade e consultare anche un archivio per bambini. Altre due fondazioni di New York ospitano siti utili: la Poetry Society of America (poetrysociety.org) e la più piccola e più eccentrica Poets’ House (poetshouse.org), che fra le sue attività include un concorso di poesie sul baseball per Staten Island.
Benché i siti internet siano ovunque e non sembra abbiano un’origine, alcuni sono determinati dal tempo e dallo spazio. Poetry Daily (poems.com) ci offre, come promette il nome, una poesia al giorno, ma il sito serve anche da notiziario di poesia e riporta liste di nuovi libri e collegamenti a recensioni in USA e UK. Ma siccome viene prodotto a Philadelphia, può darsi che si parli di più della costa orientale che degli altri centri urbani. Qui, a Washington, D.C., una popolare rivista online gestita localmente è Beltway (washingtonart.com/beltway.html), la quale prende il nome dalla congestionata autostrada che circonda la città; a Boston, il sito web della rivista Ploughshares mantiene una certa influenza; a San Francisco si ha invece il tagliente e ricercato Web del Sol (webdelsol.com).
A Chicago si trova il fresco ed energico sito della Poetry Foundation (poetryfoundation.org), fondato da un circolo psico-lettero-economico senza uguale, o forse si tratta di un girone dantesco. Lo stile di vita postmoderno ha prodotto depressione, che viene curata col Prozac, prodotto dalla Eli Lilly Company; la figlia di Eli, Ruth, ha dato 100.000.000$ alla rivista Poetry (nonostante avessero rifiutato le sue poesie) e ora il sito Poetry Foundation della rivista paga i poeti perché scrivano per loro, il che può produrre o alleviare la depressione. Comunque è un sito eccellente, un’impresa giornalistica a regola d’arte che include archivi, saggi, blog, poesie, notiziari, interviste e molto altro ancora. Indica anche altri siti web (poetryfoundation.org/publishing/aroundtheweb.html). Anche il Jacket Magazine (jacketmagazine.com) è informativo in questo senso.
Naturalmente la comunità della depressione si muove in un’area assai più ampia della Città del Vento e va da King Saul a Caligola, a Coleridge e Dick Cheney. Ma anche altre comunità trovano casa online: un gruppo di poeti afroamericani ha creato Cave Canem, e il loro sito web (cavecanempoets.org) presenta poeti, eventi e, come tanti altri, vende magliette con il loro logo – che non è il cane del mosaico di Pompei, bensì un Labrador nero che spezza la catena.
Un’altra serie di comunità include le molte università statunitensi che sono di venute residenza di poeti, di laboratori di poesia, eventi e registrazioni poetiche. L’Università della Pennsylvania mantiene un buon sito audio, ma solo per poeti sperimentali (writing.upenn.edu/penn sound); dall’Università dell’Illinois di Urbana-Champaign arriva l’antologia online - Anthology of Modern American Poets - di Cary Nelson (english.uiuc.edu/ maps) con poesie e programmi dei corsi che riflettono la sua visione in questo campo. Un circolo più ristretto è il Museum of American Poetics (poetspath.com/ home.htm) dove si possono trovare con servate online raccolte come The Napalm Health Spa e i Maximum Awareness Links.
Il mondo della rete, come le glosse ai Cantos di Ezra Pound, offre una quasi illimitata selva oscura di immagini, percorsi verso altri luoghi, attraenti vicoli ciechi, e ciò che gli analisti di software e i gerontologi chiamano information loop, ovvero circolo vizioso delle informazioni. È probabile che chiunque segua i collegamenti indicati da ognuno di questi siti trovi la via d’accesso ad altri – cioè, se consultate un sito, poets.org, ci troverete anche tutti gli altri che ho menzionato. Per concludere il mio viaggio offro due siti particolarmente caratteristici, anche se mi intratterrò su uno soltanto. Il primo è il blog del poeta Ron Silliman (ronsilliman.blogspot.com), il quale sembra raccontarci ogni pensiero che gli passa per la mente, come se un amico che ha assunto troppi farmaci ti parlasse al cellulare 20 ore al giorno. Un monologo sul valore della poesia in rima fa improvvisamente ricorso al film Yes a prova di quanto ci viene detto allorché Silliman chiede a proposito del film, «Può una ricca americana costretta in un matrimonio senza amore trovare felicità in un rapporto con uno sguattero libanese?». Beh, il titolo del film da la risposta; un’altra potrebbe esser proposta da un esausto lettore del blog di Silliman: «ma che importanza ha?» Un sito stravagante, efficace, centralizzato e veramente sui generis viene da una coppia, marito e moglie, conosciuta come Young-Hae Chang Heavy Industry, artisti di arti visive e installazioni, che hanno collaborato per la prima volta a Parigi e si sono ora trasferiti a Seoul, in Korea (yhchang.com), vincitori di molti Webby Awards. Non vi dirò nient’altro di quello che vi succede cliccando sul loro indirizzo oltre a questo: toglietevi le scarpe, alzate il volume, scegliete la lingua e la poesia ... e mettetevi comodi in poltrona.
David Gewanter
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