« indietro GILBERTO ISELLA, Fondamento dell’arco in cielo, con disegni di Enrico Della Torre, Edizioni alla chiarafonte, Viganello, 2005.
Avrebbe potuto scegliere il titolo di «arcobaleno» e invece Gilberto Isella ha preferito il termine alla francese, che privilegia lo sguardo verso l’alto, verso un cielo misterioso, forse (ma è solo un’ipotesi) punto di partenza – e dunque fonda mento – di ogni bellezza. Fondamento dell’arco in cielo è – per definizione dello stesso autore – un ‘libro leggero’: non un libro all’insegna del comico e della trasgressione, ma dell’alleggerimento. La plaquette, si presenta come un piccolo canzoniere, nel senso che ha l’impianto del ‘libro’ poetico, soprattutto per la rigorosa suddivisone e proporzione delle sue due parti. Vi troviamo ventiquattro brevi liriche, che toccano, ma solo tangenzialmente, il tema del viaggio. Un viaggio della mente, quello della prima parte (di sedici testi), dove lo sguardo volge ai momenti sorgivi della luce e della bellezza. Un viaggio reale quello delle otto immagini della seconda parte, unite sotto il titolo di Mesoamerica: il paesaggio del Guatemala, seppur presente soltanto per qualche toponimo, ha dato origine ad una serie di ‘cartoline dell’anima’. Nella breve nota introduttiva il poeta parla delle aspettative dell’uomo, che vorrebbe contemplare la bellezza e penetrarne il mistero: «Fondamento dell’arco in cielo. La sorgente dei colori, della bellezza, del senso, noi l’avvistiamo soltanto. Ha le fattezze di un arco in cielo. Ma troverà ha già trovato – un fondamento quest’arco? Il tempo dell’aspettativa è tempo umano, forse in sé stesso già rivelazione». Ed è questa ricerca di momenti sorgivi l’argomento del libretto, con le sue cangianti forme di luci, quelle del cielo e quelle capovolte del ‘sotto’, che ben si accompagnano alle proposte geometriche di Della Torre con forme leggere e morbide, talora intrecciate, talora divise e scomposte. Il ‘sotto’ è, nella lirica di Isella, quello del Guatemala, percorso nell’estate 2004, di cui si danno soltanto brevi ba gliori, per valorizzare con una testimonianza figurativa la riflessione della prima parte, volutamente rarefatta e stilizzata. Un prima senza tempo e un dopo cronologicamente definibile; un percorso di avvistamento e un frammento di verità: questa la cornice entro cui si inserisce la linea narrativa del libro. Nella prima sezione è evidente il tentativo di racchiudere il mistero della luce in microcosmi di una realtà familiare, come il «calice», la «culla», «il mappamondo». Meno sperimentale la seconda parte, quella di Mesoamerica, dove la bellezza rimane avvolta nel suo mistero. «Le mangrovie s’intricano / in una musica d’uccelli / formando isolotti e lampioncini / non ancora i contorni veri / della laguna /che da guance d’acqua /sprigiona il suo serto mosso / d’orizzonti /dove appare la bellezza». Raffaella Castagnola ¬ top of page |
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