« indietro POESIA ISPANOAMERICANA E BRASILIANA
a cura di Martha L. Canfield
FABRÍCIO MARQUES, Dez conversas. Diálogos com poetas contemporâneos, Belo Horizonte, Gutenberg 2004, pp. 271.
Il volume si configura come una raccolta di interviste effettuate da Fabrício Marques a dieci poeti contemporanei brasiliani di regioni diverse: Affonso Ávila, Ricardo Aleixo, Edimilson Pereira, Sebastião Nunes di Minas Gerais; Millôr Fernandes, Sebastião Uchoa Leite, Armando Freitas Filho, Maria do Carmo Ferreira, Chacal di Rio de Janeiro; Antonio Risério di Salvador di Bahia.
L’autore si propone non tanto di esplorare in modo incisivo gli stili e le biografie dei poeti contattati, quanto di comprendere le motivazioni del lento declino dell’importanza della poesia travolta nei gorghi di un generale disinteresse verso la cultura per l’emergere nella società con temporanea, di falsi e futili valori. Ma allo stesso tempo l’iniziativa vuole essere atto di testimonianza, raccogliendo in un unico documento confessioni e stati d’animo, che altrimenti sarebbero rimasti dispersi o ristretti alla sola realtà regionale. Il merito di Marques consiste nell’essere riuscito a riunire poeti con progetti estetici diversi, ma legati fra loro da un comune denominatore: l’interdisciplinarità, assunta come pretesto di «non fare solo letteratura, bensì arte».
Infatti è interessante notare, come il discorso sulla poesia oscilli dal campo prettamente letterario alle arti plastiche e al mondo informatico, dando vita a molteplici letture e interpretazioni poetiche, tanto da fare assumere al prodotto finale una dimensione caleidoscopica, prismatica. A volte si tratta di una poesia carica di humor e ironia, come in Millôr Fernandes, Sebastião Uchoa Leite, oppure di una forma di espressione, di pensiero che abborda la realtà con una visione critica, come in Affonso Ávila. Altre volte, si tratta di una poesia strettamente legata ai mezzi informatici, come nel caso della «poematica» (poesia + informatica) di Antonio Risério, della scrittura multimediale e della computazione grafica.
Ma può anche essere connessa all’antropologia, alla storia della propria regione, oppure vincolata alla vita dell’autore, come nel caso di Armando Freitas Filho. Secondo Chacal, invece, la poesia è sia un canale di comunicazione col mondo, che «ibridizzazione», contaminazione costan te con altri generi artistici (musica, danza, pittura), mentre in Maria do Carmo Ferreira si traduce in strumento di auto-conoscenza, viaggio interiore, strumento in cui trasferire le proprie repressioni. Infine, può essere intrisa di elementi di cultura popolare: immaginario cristiano, cattolicesimo popolare, suoni e danze afro-brasiliani, oralità, come nel caso di Edimilson Pereira e Ricardo Aleixo. Oppure di elementi grafico-visivi che la fanno avvicinare alla poesia concreta brasiliana degli anni ’50 e alla poesia visiva, come in Maria do Carmo Ferreira e Sebastião Nunes.
Pertanto, dal lavoro di Fabrício Marques, emerge una poesia in progress – per riprendere un’espressione di Sebastião Nunes –; una poesia che si adegua con relativa facilità ai tempi e alle novità della società brasiliana, ma anche attenta ai problemi sociali e ambientali. Infatti Antonio Risério considera il poeta contemporaneo brasiliano sia come un urbanista ecologico che come un informatico ambientale, in quanto, pur muovendosi nel l’universo urbano e cibernetico, è altrettanto attento all’ambiente che lo circonda.
Tuttavia, il genere poetico si trova in una posizione di declino culturale rispetto ad altre forme artistiche, a causa del prevalere delle discipline informatiche su quelle umanistiche, ma anche per l’importanza maggiore rivolta ad altri generi letterari, che garantiscono un ritorno economico più immediato e veloce. Da ciò la preoccupazione, da parte di alcuni poeti intervi stati, di una «scomparsa» futura della poesia, che sollecita la ricerca di un equilibrio fra tradizione e novità, come possibile soluzione. Infatti, se novità e modernità si presentano come requisiti fondamentali, affinché la poesia esca da un certo conservatorismo regionale, è altresì vero che i mezzi informatici, in qualità di strumenti che globalizzano l’informazione e «idiotizzano» il pensiero – riportando un’altra espressione di Sebastião Nunes –, rischiano di soppiantare l’importanza culturale della poesia.
Il problema consiste nel democratizzare coscienziosamente tanta informazione. Tuttavia nelle ultime decadi del XX° secolo, come afferma Edimilson Pereira, le strade disponibili per creazione e circolazione della poesia si sono rivelate molteplici, dando spazio a tutte le forme di linguaggio. Questo per merito soprattutto di internet, uno strumento che può essere ancora tecnicamente sconosciuto a molti poeti, ma il cui uso è noto persino ai griots africani. Di sicuro, quasi tutti i poeti concordano nell’affermare l’utilità del computer come possibile strumento di lavoro, non come una «supermacchina dattilografica». Il poeta, secondo Antonio Risério, è colui che trova, cerca, che «sa giocare in telligentemente con le tecnologie dello spirito» e, quindi, che riesce a muoversi in un nuovo universo scritturale, senza, però, che il mouse sostituisca la penna.
Pertanto questa raccolta di testimonianze, messe a confronto, si presenta come una possibile chiave di riflessione, oltre che di lettura, sulla salvaguardia della poesia, che pur con le sue norme e la sua tradizione secolare, bene si integra nell’epoca della «neo-calligrafia» – ovvero la calligrafia dell’era dei bites e del chip, come la definisce Antonio Risério –, del segno digitalizzato, dell’olografia e della realtà virtuale. Ma anche un modo per scoprire o sondare meglio l’interdisciplinarità della poesia e le sue possibilità comunicative nell’epoca della digitalizzazione.
Michela Graziani
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