« indietro POESIA GRECA
a cura di Gabriella Macrì
NASOS VAGHENÀS, Ballate oscure e altre poesie, a cura di Filippomaria Pontani, Milano, Crocetti 2006, pp.142, €14,00.
Nasos Vaghenàs (Drama, 1945) appartiene alla generazione dei poeti degli anni Settanta di cui ci siamo spesso occupati in questa sezione, anche perché è la più tradotta in italiano. Il nostro è indubbiamente tra i protagonisti più significativi di questa generazione, ed è già noto ai lettori per la silloge Vagabondaggi di un non viaggiatore tradotta da Caterina Carpinato (Crocetti 1996). Vincitore del Premio Nazionale greco 2005 per la poesia, Vaghenàs si ripropone al pubblico italiano con questa nuova raccolta. Già a una prima, superficiale lettura colpisce l’uso della rima che recupera con maestrìa dalla tradizione poetica greca, ripristinandola sia nel momento in cui utilizza il verso greco tradizionale quindicisillabo che in forme metriche più brevi (novenario, decasillabo). Ma il recupero della rima non è un fatto puramente estetico, bensì mirato, come ben sottolinea il curatore Filippomaria Pontani, più «a ricreare un’atmosfera poetica (...) che non a riprodurre uno schema astratto di lunghe o di brevi, di accenti primari o secondari». Valorizzare la rima per Vaghenàs non vuol dire cantare i propri antenati, ma arricchire la struttura versificatoria della lirica contemporanea, dal momento che il verso libero si rivela ormai insufficiente a rappresentarla. È una peculiarità che il traduttore sa rendere nelle sue versioni adeguandole al verso rimato per il quale cambia «qua e là le carte in tavola, seguendo l’uso prevalente (anche se non universale) dell’endecasillabo».
All’interno di questa nuova proposta poetica si sviluppa una molteplicità di temi, spesso avvolti da una sottile, elegante ironia: l’amore narrato in tutte le sue sfumature, dalla gelosia al rimorso al senso di libertà per la fine di un legame, al ricordo della donna amata; alcune riflessioni, talvolta amare, sulla vita, considerata come un «esilio in terra» nell’attesa dell’immortalità; la morte che si trasforma nell’annullamento dell’uomo. Le occasioni possono essere le più varie: la guerra (Guerra e pace); uno spettacolo di varietà in televisione (Ballata oscura), la visita a una pinacoteca (Ritratto di signora). Quanto ai riferimenti poetici, la presenza di Kavafis è evidente in Malinconia di grammatico, in Monologo interiore di Kleone K., giambografo, in Il ritorno, II, mentre apertamente dichiarata è la rivisitazione di altri autori, fonte d’ispirazione per altri componimenti: J.P. Laforgue, W. Auden, W. Goethe, G. Ewart. La poesia di Vaghenàs, insomma, va oltre i confini della Grecia, per inserirsi in un ambito e in un dialogo tra poeti a livello europeo, e guarda al passato per farlo rivivere in una dimensione contemporanea.
[G.M.]
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