« indietro FUTURISMO CONTRO. I MANIFESTI, LE POESIE E IL TEATRO DI MINA LOY di Antonella Francini
“Consciousness originated in the nostalgia of the universe for an audience” Mina Loy
Per ricostruire l’avventura futurista di Mina Loy, pittrice e poeta nata a Londra nel 1882, bisogna affidarsi agli scritti di alcuni americani che soggiornarono a Firenze fra il 1913 e il 916, il periodo in cui la Loy conobbe Marinetti e il gruppo di Lacerba. E bisogna affidarsi alle sue opere, edite ed inedite, alle lettere rintracciabili negli archivi statunitensi fra le carte degli amici scrittori che la frequentarono in quegli anni. Sul versante italiano troviamo invece molto poco, benché quel poco sia certo. Il suo nome, ad esempio, è nel catalogo dell’Esposizione Libera Futurista Internazionale del 1914 alla Galleria Sprovieri di Roma, unico artista futurista inglese con quattro opere i cui titoli riflettono il suo entusiasmo, per quanto breve, per l’avanguardia italiana: Dinamismo facciale di Marinetti, Sintesi facciale di Marinetti, Dinamismo di Marinetti, Dinamismo del subcosciente[1]. Nel catalogo figura un’altra donna, Frances Simpson Stevens, con ben otto lavori a rappresentare la pittura futurista nordamericana[2]. Chi sono queste due signore presenti in una delle manifestazioni più celebri del movimento? Abitavano a Firenze, in Costa San Giorgio, al 54, la casa di proprietà della Loy, la quale aveva affittato alla Stevens lo studio del marito, Stephen Haweis, partito un anno prima per i Mari del Sud[3]. Frances Simpson Stevens era arrivata in Italia nel settembre del 1913 per conoscere i futuristi. Fu lei a presentare Soffici, Carrà, Papini e Marinetti a Mina Loy; insieme iniziarono a frequentare le Giubbe Rosse, a leggere e forse tradurre i manifesti del Futurismo, ad invitare gli amici italiani in Costa San Giorgio[4]. Le cronache dell’epoca le ritraggono come una coppia che non doveva passare inosservata quando scendevano in centro, tutte e due attraenti ed eccentriche. Della Stevens, non ancora ventenne, studentessa di arte contemporanea e amazzone di talento, colpiva la falcata sportiva, la treccia bionda che le incorniciava il volto e l’incondizionata ammirazione per l’avanguardia italiana[5]. I memoriali di chi frequentò Mina Loy rimandano invece l’immagine di una donna di straordinaria bellezza, intelligenza e fascino, alta e snella, il portamento patrizio, gli abiti con gonne via via più strette che lei, figlia di un noto sarto di Londra, si confezionava accompagnandoli con estrosi cappellini ed originali accessori[6]. Da lì a poco sarebbe entrata a far parte dell’avanguardia newyorchese, indicata da Ezra Pound, T.S. Eliot and William Carlos Williams come un’innovatrice in poesia, pubblicata dalle riviste in cui si elaborava la lingua della modernità. Firenze, città che Mina non amò mai, non fu che una tappa nella sua rocambolesca vita di nomade alla ricerca di una patria artistica ideale, il laboratorio in cui preparò il suo debutto di poeta e donna moderna. All’ anagrafe era Mina Gertrude Lowy, figlia di un ebreo ungherese emigrato nella City intorno al 1870 e di una ‘gentile’ della middle class inglese. A 17 anni è a Monaco a studiare arte, immersa nel mondo cosmopolita della città, una pipa di terracotta sempre fra le labbra e abbigliamenti stravaganti. Si fa chiamare Dusie, fusione dei pronomi tedeschi Du e Sie e sintesi della percezione che aveva di sé: era tu e lei, il passato e il presente, un doppio femminile. Dopo Monaco viene Parigi, la vie de bohème del Quartiere Latino e l’Academie Carossi, l’incontro col primo marito Stephen Haweis che, con una serie di ricatti, la costrinse a sposarlo e seguirlo a Firenze, incinta della figlia dell’amante, e ad abbandonare una promettente carriera artistica. A soli 23 anni aveva infatti esposto al Salon d’Automne i suoi acquerelli d’eteree figure androgine firmandoli per la prima volta col suo nome d’arte, Mina Loy senza quella W al centro del cognome per affermare, forse, un desiderio di integrità e affrancamento dal passato. Firenze fu fin dall’inizio sinonimo di una carriera artistica stroncata e di un matrimonio sbagliato[7]. Per nulla attratta dall’arte, tanto meno dalla colonia di inglesi che vi risiedeva all’inizio del secolo, né da Gordon Craig e le sue innovazioni teatrali, che invece il marito abbracciò immediatamente, visse anni bui passando da una depressione all’altra, alleviata solo dalle conversazioni col giovane psichiatra Roberto Assaggioli che incontrava al Gabinetto Vieusseux. A Firenze era Mrs. Stephen Haweis, o Mina Haweis, una delle tante signore inglesi[8]. Ma Firenze fu anche il luogo degli incontri che avrebbero dato una svolta alla sua vita, a partire dal 1910, quando conobbe Mabel Dodge, la stravagante ereditiera americana che aveva acquistato Villa Curonia ad Arcetri rinnovandola fastosamente in stile neo-rinascimentale. Fu lei ad introdurre Mina Loy agli scritti di Freud e Bergson, Frederic Mayer e Havelock Ellis, a farle conoscere Gertrude e Leo Stein, Hutchins Hapgood, John Reed e Carl Van Vechten, lo scrittore statunitense che sarebbe diventato il suo agente a New York. Il loro stile di vita, le loro letture, le loro conversazioni coinvolsero Mina nei dibattiti sulle teorie artistiche e filosofiche in voga all’inizio del secolo e la convinsero che l’unico futuro possibile per un artista era oltreoceano[9]. Ed ecco che il suo nome cambia ancora: è Ducie Haweis, Doosie, Dousie, Dusie, Doose, Doosees – l’impermanenza di un’identità in movimento. Infine torna ad essere Mina Loy, come firma i modellini che invia a New York sperando d’avviare una carriera nella moda. Dunque, nell’autunno del 1913 Firenze sembrava già appartenere al passato. Ma qui entrano in scena Frances Simpson Stevens e i futuristi e la sua vita cambia direzione, tant’è che rimase in Italia altri tre anni, fino all’ottobre del 1916, quando s’imbarcò per New York dove le sue poesie l’avevano preceduta e resa celebre, addirittura una figura leggendaria. Le lettere inviate a Mabel Dodge e a Carl Van Vechten fra il 1913 e il 1916, una sorta di reportage da Firenze, sono la testimonianza della sua breve e controversa conversione al Futurismo nel segno della rivitalizzante energia marinettiana e della nascita di Mina Loy poeta. Nel febbraio del 1914 scrive alla Dodge:
I am in throes of conversion to Futurism – but I shall never convince myself – There is no hope in any system that “combats le mal avec le mal” – & that is really Marinetti’s philosophy – though he is one of the most satisfying personalities I ever came in contact with –.
Seguono altre notizie in ordine sparso:
I painted one good picture which I sent to Maresco [sic] – But I have not evolved beyond post-impressionism – now I am doing a portrait of Papini – Craig is up in arms Carrà came to tea yesterday – he’s a dear scrubby little person – about three years old – who invited me to matrimony in his camera ammobiliata – where he paints his futurist pictures – in fact everybody i know at present is trying to forget what a complicated affair life has been mistaken for – we are all busy re-simplifying ourselves – I am 29 – next year I shall be 28 -[10]
Parla anche di una relazione sentimentale con Marinetti e Papini: «For weeks I have been suffering from an unhappy love and getting quite passatist – But I am too modern to despair of the future»[11], scrive a Van Vechten nel dicembre del 1914, quando, secondo la sua versione, inizia il rapporto con Papini, tormentato da una presunta rivalità dello scrittore fiorentino nei confronti di Marinetti. All’inizio del 1915 informa Mabel Dodge che «M. is comfortably locked up in prison in Milan for demonstrations against neutrality - & above all for fighting the police – men that arrested him. [...]I had an interesting talk with Soffici & I think that Papini & I are going to make friends again»[12]. In un’altra lettera dello stesso periodo si legge: «I am rather blue – i have seen P again - & I’m frightfully in love - & he hates me – with a voluptuous & exotic frigidity – I do want to run away & come to New York ...»[13]. Nell’estate del 1915 scrive a Van Vechten:
I am getting very young – anyway in manner – the vitality – I learned from Marinetti – to use – has not abated - in some mysterious way – that inimitable explosive – rejuvenates his familiars – though I think I am the only female who has reacted to it – exactly the way I have noticed men do – Of course being the most female thing extant – I’m somewhat masculine. We all hope he won’t get killed - - though he’s been disappointing – only thing he’s done so far was to get arrested twice...[14]
Si fa mediatrice fra il gruppo futurista ed il suo amico-agente Van Vechten: «Would you dear be a good literary agent for Papini at 1% - & if not who do you know who would? his articles are wonderful I believe – never read them myself - & of course he’s disgustingly learned - & got a great name – here...»[15]. Ed ancora nell’aprile del 1916:
did you get the Book of Pratella’s I sent – there is a wonderful musician here (Palazzeschi – who himself is a genius – says) modernissimo – called Bastianelli – I expatiated on your book & said I was sure you’d like to know about him – so they are going to try & get him to me – he is difficile to get hold of – i ought i suppose to have called him composer which of course he is – my technicalities are so weak – tell me if you want to know about him – I will let you have results. I have lent your book to some different people who rave about it – I loved it. By the way Marinetti swears he sent you the literature futuriste – you asked me for last year [...] I have not written lately – But my imagination is expanding – But Jove it is difficult all alone – Being thought mad in this stagnant hole. Marinetti says I’m a big genius & Papini has read some of my stuff - & says delightful things when he’s not in bad temper which is not always. He’s being very Rimbaud himself. But I bet on him – he’s got an innate force – that is missing in most men here[16].
Insieme alle lettere invia i primi scritti: due manifesti, le satire in versi contro i futuristi, la sequenza poetica Love Songs[17], quattro testi teatrali a tema antifuturista[18] ed alcune delle sue più belle liriche, più o meno esplicitamente correlate al Futurismo, dove la tematica femminile e il topos dell’artista moderno, predominanti nell’opera di Mina Loy, sono già ben delineati[19]. Aphorisms on Futurism è il primo scritto che spedisce in America, ed il primo manifesto futurista in lingua inglese. Van Vechten lo propose a Alfred Stieglitz per Camera Work, che lo pubblicò subito, nel gennaio del 1914. L’argomento era d’attualità e la Loy si trovò improvvisamente celebre, l’ambasciatrice dell’avanguardia italiana, la voce iconoclasta e dirompente di una donna moderna. Fin dall’incipit il testo porta i segni, almeno tipografici, della sua conversione al Futurismo:
DIE in the Past Live in the Future.
THE velocity of velocities arrives in starting….
Si appropria dei binomi tematici passato/futuro, letargo/risveglio, intuizione/coscienza, del topos della velocità e di quello della rinascita; fa sue anche scelte stilistiche tipiche del manifesto, come l’uso dell’imperativo. Ma allo stesso tempo si allontana dai modelli italiani e quel you che sostituisce il noi futurista suggerisce che è lei la destinataria del documento, lei che deve morire e rinascere nel futuro in nome della velocità. Nella prima parte questi aforismi incitano alla distruzione del passato affinché esploda la luce del futuro, e una nuova forma modelli la coscienza e la contenga, e nella coscienza fluisca l’Universo («Leap into [the Future] – and it EXPLODES with Light [...] THE Future is limitless – the past a trail of insidious reactions. »). Nella seconda parte i comandi sono più diretti ad una psiche frenata da condizionamenti, i «Knick-knacks» del passato, e messa a confronto con «the crisis in consciousness», che è la realtà del presente[20]:
...it is the new form […] that moulds consciousness to the necessary amplitude for holding it.
CONSCIOUSNESS has no climax.
LET the Universe flow into your consciousness, there is no limit to its capacity, nothing that it shall not re-create.
UNSCREW your capability of absorption and grasp the elements of Life – Whole. […] YOU cannot restrict the mind’s capacity.
THEREFORE you stand not only in abject servitude to your perceptive consciousness –
BUT also to the mechanical re-actions of the subconsciousness, that rubbish heap of race-tradition – […] HERE are the fallow-lands of mental spaciality that Futurism will clear –
MAKING place for whatever you are brave enough, beautiful enough to draw out of the realized self 21[21].
Come ha rilevato Linda Darymple Henderson, è il concetto di coscienza, per quanto informe, che lega questo manifesto alle teorie sulla quarta dimensione e all’interesse per misticismo e psicoanalisi in voga negli ambienti intellettuali newyorchesi degli anni Dieci di cui Mable Dodge era mediatrice. Vi sono coincidenze, afferma la Henderson, con Speculations, uno scritto della Dodge del 1913 sulla prosa di Gertrude Stein (in particolare sulla lingua del «portrait» a lei dedicato), capace di indurre a «new states of consciousness», essere prova tangibile della teoria dell’intuizione di Bergson e strumento di controllo sulla quarta dimensione. Inoltre, la definizione di subconscio che Loy propone, «that rubbish heap», deriverebbe direttamente dalle teorie sulla coscienza subliminale di Frederic Myers che la Dodge le aveva fatto conoscere[22]. La prova che Mina Loy era aggiornata su questi temi d’attualità è una lettera del 28 marzo 1913 all’amica in cui commenta Speculations, le congetture sul subconscio e il suo impatto sull’«evolving creative inspiration»[23]. Quanto queste teorie l’attraessero lo dimostra il fatto che la nascita di una nuova coscienza femminile in una dimensione ancora inesplorata diviene il tema dominante dei due manifesti e di tutta la sua prima, e forse maggiore, produzione letteraria[24]. Il secondo manifesto, Feminist Manifesto, rimasto inedito fino al 1982 forse per la scabrosità dei suoi punti programmatici, è altrettanto imitativo nella struttura e nella lingua che rimanda alle invettive marinettiane contro il matrimonio e l’amore sentimentale, al Manifesto della donna futurista di Valentine de Saint Point, ed ai movimenti femministi dei primi del Novecento. Ma anche qui gli strumenti espressivi dell’avanguardia italiana sono al servizio di un radicale progetto di riforma in nome dell’autonomia della donna, tanto da avvicinarsi alle teorie eugenetiche dell’epoca. Rispetto al primo documento ora la Loy alza il volume: ha imparato ad usare il microfono e a parlare ad una platea – una platea di donne, alle quali proclama inadeguato il movimento femminista contemporaneo:
Women if you want to realise yourself – you are on the eve of a devastating psychological upheaval – all your pet illusions must be unmasked – the lies of centuries have got to go – are you prepared for the Wrench - ? There is no half-measure – NO scratching of the surface of the rubbish heap of tradition, will bring about Reform, the only method is Absolute Demolition […] be Brave & deny at the onset – that pathetic clap-trap war cry Woman is the equal of man – for She is NOT!
Anche per lei, come per la Saint-Point, serve una congrua dose di virilità e la liberazione sessuale per l’emancipazione femminile, ma se la futurista francese scrive che la donna «deve essere o madre, o amante»[25], la Loy esorta a eliminare questa divisione: «Nature has endowed the complete woman with a faculty for expressing herself with all her functions […] the woman who is a poor mistress will be an incompetent mother – an inferior mentality -& will enjoy an inadequate apprehension of LIFE»[26]. Quindi invita le donne a liberarsi di illusioni e falsi privilegi nel matrimonio, del desiderio di essere amate, di tutto ciò che le rende soggette all’uomo e, chirurgicamente, della verginità in nome della conquista di uguali diritti alla sessualità e alla maternità per coniugate e nubili. Il manifesto è la replica della Loy al tema futurista del disprezzo della donna e numerose sono le tracce che rimandano ad alcuni passi in Contro l’amore e il parlamentarismo. «Noi disprezziamo l’orribile e pesante Amore che ostacola la marcia dell’uomo […] Noi siamo convinti che l’amore – sentimentalismo e lussuria – sia la cosa meno naturale del mondo. Non vi è di naturale e di importante che il coito il quale ha per scopo il futurismo della specie»[27], scrive il leader futurista. Ed ecco come Mina si appropria dei suoi proclami in nome di un’inedita rigenerazione sociale della donna:
The only point at which the interests of the sexes merge – is the sexual embrace […] Every woman of superior intelligence should realize her race-responsibility, in producing children in adequate proportion to the unfit or degenerate members of her sex – […] Women must destroy in themselves, the desire to be loved –[28]
Come è noto, nel saggio citato Marinetti formula uno schema misogino sostenendo il movimento inglese delle suffragette perché la loro condizione di «schiavitù, intellettuale ed erotica» ed il loro «stato di inferiorità assoluta» poteva solo essere, almeno allora, «un mediocre strumento legislativo» e quindi accelerare la caduta del parlamentarismo e della famiglia. Nel manifesto di Loy la donna ha un ruolo altrettanto destabilizzante ma per costruire una diversa coscienza di sé. Del resto questi dovevano essere argomenti ricorrenti nelle sue conversazioni con Marinetti stando a quanto si legge nelle bozze per il romanzo Brontolivido, concepito a Firenze ma mai realizzato. Si tratta di una serie di sketch a sfondo autobiografico con cui la Loy intendeva ricostruire in forma drammatica e tono ludico il suo rapporto con Marinetti sullo sfondo del Futurismo fiorentino. Ecco un botta e risposta fra il leader del Flabbergast, ovvero del Futurismo, e Sophia, ovvero Mina:
– One can never possess another human being. I know.” “Then why, in your reconstruction of the universe, leave woman out?” “Woman,” said Brontolivido, “Is never going to change.” “Then the side of you that responds to the feminine element is never going to develop –you are held down.” “The Flabbergast will finish her off” “She will rot in your propensities.” “Dear Lady, it would be so much more interesting to be talking about you.” “I am,” Sophia answered[29].
Anche questi sketch, come le lettere, sembrano prove di stile di una neofita alla ricerca di un mezzo espressivo trovato senz’altro nella poesia, che, intanto, usciva regolarmente sulle riviste dell’avanguardia newyorchese. Intorno alla metà del 1915 la Loy è già una star dalla misteriosa identità tanto che si pensava che il suo nome fosse lo pseudonimo di Van Vechten. Ancora nel giugno del 1916, William Carlos Williams, editor della rivista Others gli scrive: «Whether you are or are not Minna Loy is beside the question – I want to see some work of Minna Loy’s for publication in the August Others...»[30]. Mina intravede una strategia per il suo debutto nel velo di mistero che l’avvolge e scrive a Van Vechten:
I am so interested to find that I am a sort of pseudo Futurist – But very good for advertisement - Couldn’t I become an absolutist or something as I evolve? I have no photo for the moment - & I am longing to get one into print in your nice civilized country – tell me what you think - Nunes Vais – the only good man here asked to do me and then got ill – shall I go to an ordinary one & do my best?[31]
Ma sono le poesie a conquistare New York e a coinvolgerla nel dibattito sulla poetica moderna. Nel 1914 esce The Costa San Giorgio, un collage urbano dove Mina Loy ricerca una ‘sensazione dinamica’ secondo i principi futuristi per cui una figura non bisogna farla, ma bisogna farne l’atmosfera; ricerca lo ‘stile del movimento’ per comporre una pittura d’ambiente in versi e rendere plastico il prolungamento delle immagini nello spazio. Gli elementi che il suo occhio incontra si compenetrano e divengono leggibili quasi simultaneamente, i suoni, i colori e le sensazioni visive sono resi dall’onomatopeia e dalle maiuscole che afferrano l’attenzione del lettore. Ma il collage infine non restituisce la tipica mitologia futurista, ma figure di donne e diseredati chiusi nella loro routine domestica, una critica ai costumi italiani da una prospettiva femminista. Summer Night in A Florentine Slum è un altro collage dello stesso periodo rimasto inedito fino al 1982, la cui struttura a cornice riprende le note parole di Boccioni: «nel telaio di una finestra, v’è più verità che in tutti i grovigli di muscoli, in tutti i seni e in tutte le natiche di eroi o di veneri che ispirano la moderna idiozia scultorea»[32]. Un telaio di finestra apre e chiude questa poesia, che tenta di rendere simultaneamente l’atmosfera popolare della strada in cui Mina abitava. Ecco l’incipit: «I leaned out of the window – looking at the summer-strewn street; late in heat – lit with lamps, and mixed my breath with the tired dust»[33]. Della primavera del 1915 è la satira One O’Clock at Night, uno pseudo encomio dell’uomo futurista costruito intorno ad una gara di voce fra una figura marinettiana e suo fratello «pugile dell’intelletto». Chi narra è una bella addormentata, la donna tradizionale, la donna animale secondo il modello futurista, svegliata dalla voce tonante del teorico della «velocità plastica» e della «dinamica decomposizione»; Sketch of a Man on a Platform, sempre del 1915, è una parodia di Marinetti mentre si offre allo sguardo satirico dell’osservatrice. Dello stesso periodo è The Effectual Marriage or The Insipid narrative of Gina e Miovanni, una pseudo apologia del matrimonio perfetto fra Gina (ovvero Mina nelle vesti di moglie tradizionale) e Miovanni (ovvero Giovanni, l’intellettuale ispirato a Papini), narrata da una voce esterna che si interrompe quando viene a sapere cha la casa di Forte dei Marmi che l’aveva ispirata era la casa di una pazza. La vita della coppia è se[1]parata dal muro che divide la cucina dallo studio dove passano i loro giorni guardando all’esterno da finestre diverse, parlandosi in un codice prefissato, lui «magnificamente uomo», «fuori dal tempo e dallo spazio», lei «banalmente donna» per cui «i cerchi erano semplicemente tondi». I loro claustrofobici spazi sono metafore dei ruoli e della percezione di sé che hanno queste due persone, legate quasi in simbiosi, come indica lo scambio delle consonanti iniziali dei loro nomi. Nell’estate del 1915 uscirono anche i primi due testi teatrali, riconducibili al teatro sintetico futurista. Cittàbapini contiene molti degli ingredienti previsti dal Futurismo: brevità, assurdità, struttura aperta, antiteatralità, lingua telegrafica. Loy elimina la divisione tra regia, dialogo e scenografia. C’è un unico personaggio, il «greenish man», che pronuncia cinque brevi battute e inscena il suo rapporto con la sua città; ancora una volta è Papini il modello, l’intellettuale che sente lo spazio inadeguato alla sua grandezza e finisce per bruciarlo con la connivenza del sole. Ancora, le tecniche futuriste ad uso anti-futurista espongono la contraddizione fra l’egocentrico comportamento del personaggio e il punto 11 del manifesto del 1909 che prevedeva la distruzione dell’io. Della primavera 1916 è The Pamperers, che, nelle parole dell’autrice, è «simultaneously a parody of the “Genius” - & the society that takes him up […] the hero is a man who picks up cigar ends»[34]. Diana, la collezionista di geni, conversa con Ossy, il borghese passatista, e con Loony, lo pseudo modernista modellato su Marinetti, in mezzo a una folla di comparse che recitano frammenti di conversazioni assurde evocando gli ambienti fiorentini frequentati dalla Loy e i personaggi che vi incontrava, da Longhi a Isadora Duncan[35]. Dalla corrispondenza con Van Vechten si nota che Loy dedicò molto lavoro tra il 1914 e il 1915 al testo teatrale tuttora inedito The Sacred Prostitute che, ancora una volta, mette in ridicolo i futuristi. I pronunciamenti sull’arte e la cultura del protagonista principale, Futurism, sono in funzione della sua compulsiva necessità di sedurre le donne. Irrompe sulla scena roboante con un tomo intitolato «Women I Have Had»; quindi procede alla conquista di una figura ermafrodita chiamata Love con dimostrazione delle sue tecniche di seduzione davanti ad un’audience maschile. Rimasto solo con Love, scade nel sentimentalismo ed infine, nonostante tutto il suo teorizzare, si rivela un semplice seduttore, una versione aggiornata di Don Juan, il personaggio passatista di fine secolo, ispirato come al solito a Papini. Ambedue hanno l’obiettivo di distruggere la donna indipendente, ed il Futurismo appare una maschera, un paradosso, come suggerisce il titolo del testo. Una battuta sulla necessità di mettere colla sulle poltrone per creare sorpresa indica che Loy conosceva il manifesto sul teatro di varietà del 1913[36]. Arriva la guerra, l’impegno di Mina nella Croce Rossa e, finalmente, la partenza per New York il 15 ottobre 1916. I fuochi a Firenze erano ormai definitivamente spenti. Scrive a Mabel Dodge nella primavera del 1915:
Tomasino’s interest in me only weathered two months of war fever - & we’re all betting on whether he’s going to long something huge or bust - lots of his former adherents are fighting him to the death - & he’s getting fat & his eyes are brutalized - & politics are a game – anyhow – Futurism is dead – unless (if he’s strong enough - & I’m quite inclined to believe it in the face of shrugs and grins alround -) it (Futurism) survives as a political party – Italy requires it – but Italy won’t be half as delightfully human when it gets a modern move on it – one’s almost inclined to hope its apathy will survive all shaking – although personally – i am indebted to M. for twenty years added to my life from mere contact with his exuberant vitality –[37]
E a Van Vechten nel luglio del 1916:
I am so tired of Florence that I hardly go outside my door [...] The Futurist Theater is very bad here. They have theories and no genius to carry them out – the words in liberty are in a putrid condition – things are really funny. The intellectuals and geniuses have all left the movement - & Marinetti has raked up some imbeciles to carry it on. Result – the hits […] & the imbeciles - have finished up futurism. [...] My life has been weird & interesting & glorious – and love has calmed down to the thing that exist – “Joannes” is the most astounding creature that ever lived – in the light of my imagination always on the defensive – I believe he’s really tried to forgive me - but viva l’Italia! & I think he’s a little jealous of Songs to Joannes – an unexpected effect – he’s going to ruin himself getting narrower and narrower – and when I try to wake him up - he says the medicine’s too strong – decidedly New York I think – don’t you?[38]
A New York l’aspettano i geni cui rimarrà legata per sempre, da Duchamp e Williams al secondo marito Arthur Cravan; pubblicherà per intero Songs to Joannes sulla rivista Others ed entrerà nel gruppo Dada e nella redazione del loro giornale, The Blindman, con Duchamp, Beatrice Wood e Pierre Roché. Era ormai una donna moderna alla cui metamorfosi aveva contribuito anche la Firenze futurista. Ecco come si rappresenta a Van Vechten nell’estate del 1915 in una breve nota biografia:
...the things that have made me gasp were a few Picassos – Windham Lewis - & Nijinski dancing – perfection is infrequent. I have gasped too at a picture of Carrà’s & of course the shattering beauty, Marinetti’s readings of Futurist Poems and at the inebriation of early Papini in L’Uomo Finito. - & the sublime epics of the common place made by Arnold Bennet - & the eyes of a tuberculous beggar on the Via Tornabuoni – and a line I picked up of Laforgue’s – […] if you like you can say that Marinetti influenced me – merely by waking me up – I am in no way considered a Futurist by Futurists & as for Papini he has in no way influenced my work. So don’t say a word about it - & also he wouldn’t like it – He is very passatist – really[39].
NOTE [1] Queste opere non sono ad oggi state rintracciate. [2] Dinamismo d’un mercato, Uomo>Donna (Disegno), Dinamismo di stantuffi, Dinamismo di aquilone + Venezia + piramidi, Simultaneità tipografica di “Lacerba”, Corona + scale + stelle, Dinamismo di macchina tipografica, Ritmo di Venezia. [3] Per gli approfondimenti biografici si rimanda a Carolyn Burke, Becoming Modern: The Life of Mina Loy, NewYork, Farrar, Straus and Giroux 1996, e a Per guida la luna. Poesie ed elegie d’amore, a cura di A. Francini, Firenze, Le Lettere 2003 pp. 7-41. [4][4] Forse sono loro le due belle americane di cui scrive Soffici su Lacerba, nella rubrica CAFFÉ il 15 gennaio 1914: «Siamo con due belle americane, Papini e io, seduti con un liquore gianduia davanti, e parliamo della vita, in generale. Le nostre amiche la vedono piuttosto malinconica, ed io, preso all’improvvisa, sarei quasi del loro parere....” [5] Il suo rapporto col Futurismo è in gran parte ancora da ricostruire e valutare. Su «The Florence Herald», il giornale in lingua inglese che circolava a Firenze all’inizio del XX secolo, apparve un suo dettagliato e entusiastico ragguaglio della celebre serata futurista del 12 dicembre del 1913 al Teatro Verdi di Firenze inframezzato da esortazioni all’America a svegliarsi e sincronizzarsi coi tempi moderni (Today and the Futurists or Impressions of the Futurists, December 27, 1913, p. 2). Rimase fedele al movimento anche quando, dopo un breve fidanzamento con un nobile fiorentino di mezz’età, il Marchese Salimbeni, rientrò nell’ambiente artistico newyorchese nell’autunno del 1914. Su di lei (che prima dell’esperienza fiorentina aveva studiato a Madrid con Robert Henri e esposto all’Armory Show del 1913), si veda Francis M. Naumann, A Lost Futurist e Carolyn Burke and Naomi Sawelson-Gorse, In Search of Frances Simpson Stevens, in «Art in America» (April 1994), pp. 105-115. Qui si legge che intorno all’inizio del 1914 la Simpson scrisse a Giuseppe Sprovieri per chiedergli di esporre nella sua galleria, e si riportano passi dell’intervista a Sprovieri di Simonetta Nicolini, in parte pubblicata con il titolo Frances Simpson Stevens. Una pittrice americana sconosciuta in «Alla ribalta» XII 1-2 (gennaio 15-30, 1981), p. 15. Si legge anche che nella prefazione al catalogo che accompagnava la sua prima personale a New York nel marzo del 1916, Stevens parla del Futurismo esaltando la capacità degli italiani, con i quali si allinea, di afferrare l’essenza del mondo tecnologico contemporaneo, un obiettivo, a suo parere, fallito dagli americani. In un disegno di Clara Tice del 1917 intitolato Who’s Who in Manhattan è identificata come ‘Futurist Painter and Horsewoman’. [6] Ritratti di Mina Loy si trovano, ad esempio, in Carl Van Vechten, Sacred and Profane Memories, Westport, CT, Greenwood Press 1932, rpt. 1979, p. 130; Mabel Dodge Luhan, European Experiences, vol II di Intimate Memories, New York, Harcourt, Brace and Company 1935, pp. 337-343; Neith Boyce, «August 1914», in the Hapgood Family Papers, Yale Collection of American Literature (YCAL), Beinecke Rare Book and Manuscript Library (Box 45, folder 19130) che descrive la Loy «like a Futrurist poster – pretty and very talkative»; Gertrude Stein, The Autobiography of Alice Toklas, in Selected Writings of Gertrude Stein, New York, Vintage Books 1990, p. 124. [7] Nella prosa inedita Esau Penfold chiama il villino di Arcetri, dove vissero all’inizio, «the terrifying tower» e il marito «the diminuitive form», sempre in posa nel «theatrical world» fiorentino (YCAL, Mina Loy Papers, MSS 6, Box 1). [8] Come testimonia il Libro dei Soci del Gabinetto Vieusseux, dove in data 12 luglio 1912 è registrata come Mrs. Stephen Haweis. [9] Si deve a Linda Dalrymple Henderson la ricostruzione del contesto artistico e culturale di cui facevano parte Mabel Doge e Gertrude Stein, per cui tramite Loy venne a conoscenza delle teorie sulla quarta dimensione in voga in quegli anni tra Parigi e New York. Herderson sottolinea il ruolo di Dodge e del suo salon newyorchese nei primi mesi del 1913, e dello scambio di lettere con Gertrude Stein in cui queste teorie venivano discusse. Di Henderson si veda The Fourth Dimension and Non-Euclidean Geometry in Modern Art, Princeton University Press 1983, pp. 164-237 e Mabel Dodge, Gertrude Stein, and Max Weber: A Four-Dimensional Trio, in «Arts Magazine» 57 (August 1982), pp. 106-111). [10] YCAL, Mabel Dodge Luhan Correspondence. [11] YCAL, Carl Van Vechten Correspondence. [12] YCAL, Mabel Dodge Luhan Correspondence. [13] Ibidem. [14] Carl Van Vechten Correspondence. [15] Ibidem. [16] Ibidem. [17] Prima stesura di Songs to Joannes, la sua opera più importante pubblicata interamente a New York su «Others» 3 (April 1917). [18] Collision e Cittàbapini, rispettivamente dedicati a Marinetti e Papini, pubblicati su «Rogue» 1 (1 August 1915), pp. 15-6; The Pamperers, una satira sull’avanguardia italiana uscita su «The Dial» 69.1 (July 1920), pp. 65-78; e Sacred Prostitute, tuttora inedito, sul maschilismo futurista. [19] Quasi tutte le poesie ‘fiorentine’ saranno raccolte nell’ultima sezione dell’unico volume in versi dei Loy, Lunar Baedecker [sic]; pubblicato nel 1923 in Francia per Contact di Robert McAlmon. [20] In una copia dattiloscritta di questo manifesto presente nel fondo Loy alla Yale University i termini futur e futurism furono sostituiti dall’autrice, in epoca post-futurista, con modern e modernism, quasi a voler cancellare ogni legame col movimento. [21] Aphorisms on Futurism, Mina Loy, The Lost Lunar Baedeker, ed. Roger Conover, New York, Farrar, Straus and Giroux 1996, pp. 149-52. [22] Speculations, in «Camera Work» (June 1913), pp. 6-9 (dopo una prima pubblicazione in forma ridotta sul numero di «Arts and Decorations III» dedicato, nel marzo di quell’anno, all’Armory Show). Dodge fa specifico riferimento al Portrait of Mabel Dodge at the Villa Curonia di Stein, presente nello stesso numero di «Camera Work». In una lettera a Dodge del febbraio 1920, Mina Loy cita Human Personality di Frederic Myers che l’amica le aveva fatto conoscere (YCAL, Mabel Dodge Luhan Papers, Box 24, Folder 664-665). [23] Scrive Mina Loy: «your article excited me immensely – You said just what had to be said – it proved so well that even to the non-communicants it must convey the certainty that your conception of the thing was entirely fertile - & then it was so new & so you. What fun you are having – now on what psychological ground has this new seed fallen on – how is USA re-acting. I feel they will too blindly follow – But anyway it stretches the muscles of the intellect. How ripping the bunch of illustrations on your newspaper article were – Now your exhibition has failed to grasp an excellent angle – Wyndham Lewis – a marvellous draughtsman - and to me re[23]ally makes inroads on superconsciousness – he sees so much – and again what a draughtsman – he is I think? of the Picasso school – in method – But himself alone in vision.All you say or conjecture of the subconscious – or as you suggest the superconscious – I think Freud who seems to have been a sort of wet nurse to sub – c. would not leave much room in it for evolving creative inspiration it seems to be more of a dumping ground for cast off impressions – so if you accept the super c – there is no limit to possibility – it is a certainty that something will be found there...», YCAL, Mabel Dodge Luhan Papers, Box 24, Folder 664-665. [24] In un documento non datato, Loy dà la sua definizione di quarta dimensione: «The functioning of the 4th dimension can be likened to the turning inside out of a rubber ball. The exterior of the ball is his universe and the interior of the ball the man. When the outside of the ball turns inside, you have th universe contained by the man. All the unthinkable phenomena of the fourth dimension occur at the zero point at which, and through which, the volume of infinity passes through the infinitesimal non-dimension during the operation of its involution. Perception or consciousness is invoked by the intermediate stages during the passing of the universe into and through the man. There is only one motion dilation and contraction. The Universe is interpenetrated of many aspects of itself. And to each man his apparition according to his propensity or his moment. He may take his universe in any terms congenial to him, in terms of religion, science, art; sentience», YCAL, Mina Loy Papers, Box 7, Folder 191. Negli anni Venti si esercitò anche nel genere del «portrait» dedicando proprio alla Stein un ritratto in prosa ed uno in versi. In quest’ultimo la definisce «Curie / of the laboratory / of vocabulary» che frantuma «the tonnage / of consciousness» per estrarne il radio della parola (Gertrude Stein in Loy, The Lost Baederker, p. 94). [25] Valentine de Saint Point, Manifesto della donna futurista, in Manifesti del futurismo, a cura di Viviana Birolli, Milano, Abscondita 2008, p. 49. [26] Feminist Manifesto, in Loy, The Lost Lunar Baedeker, p. 153. [27] Contro l’amore e il parlamentarismo, in Filippo Tommaso Marinetti, Teoria e invenzione futurista, a cura di Luciano De Maria, Mondadori, 1998, pp. 292-97. [28] Feminist Manifesto, in Loy, The Lost Lunar Baedeker, p. 154. [29] YCAL, Mina Loy Papers, Box 1, Folder 2. Olre a Brontolivido nel Fondo Loy alla Beinecke Library si trovano altre prose inedite presumibilmente redatte negli anni fiorentini. Su questo materiale si veda A. Francini, Mina Loy’s Islands in the Air: Chapter I, «Italian Poetry Review» I (2006), pp. 221-235. In prosa, come in poesia, la Loy gioca a nascondersi dietro i suoi personaggi femminili mutando da un testo all’altro e all’interno dello stesso testo: è Jemina, Ova, Gina, un’anonima anglo-fiorentina o la camaleontica figura femminile dietro gli anagrammi del suo nome (Nima Lyo, Anim Yol, Imma Oly). Il gioco si estende agli antagonisti maschili che diventano figure plasmabili, scomponibili con sicuri effetti parodici: Marinetti è Bronti, Bront, the Martinet, Marty, Raminetti e RAM; Papini è Geronimo, Don Juan, Joannes, Miovanni, Bapini e BAP. [30] YCAL, Carl Van Vechten Correspondence. [31] YCAL, Carl Van Vechten Correspondence (lettera datata 29.10.1914). [32] Umberto Boccioni, Manifesto tecnico della scultura futurista, in Manifesti del futurismo, p. 17. [33] Mina Loy, The Last Lunar Baederker, ed. by Roger Conover, Highlands, The Jargon Society 1982, pp. 81-3. [34] YCAL, Carl Van Vechten Correspondence. [35] Sul teatro di Mina Loy si veda Julie Schmid, Mina Loy’s Futurist Theatre, in «Performing Art Journal» 18,1 (Jnauary 1996), pp.1-7. [36] Il Teatro di Varietà, in Manifesti del futurismo, p. 109, dove si propone di «mettere della colla forte su alcune poltrone, perché lo spettatore, uomo o donna, che rimane incollato, susciti l’ilarità generale». [37] YCAL, Mabel Dodge Luhan Correspondence, Box 24, Folder 664-65. [38] YCAL. Carl Van Vechten Correspondence. [39] Ibidem. ¬ top of page |
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