« indietro «DER STURM» DI HERWARTH WALDEN UN FORUM PER LE AVANGUARDIE EUROPEE di Irene Chytraeus-Auerbach
Il Futurismo italiano arrivò in Germania nell’aprile 1912 con l’esposizione di quadri futuristi presso la galleria «DER STURM» di Berlino. A promuoverlo fu Herwarth Walden, direttore dell’omonima rivista «DER STURM. Wochenschrift für Kultur und die Künste», fondata nel 1910, che in quel periodo viveva una fase di profonda trasformazione da periodico di critica culturale e letteraria a vero e proprio forum per la cultura e le arti. L’esposizione dei pittori futuristi è la seconda mostra d’arte organizzata da Walden dopo quella allestita per celebrare il numero 100 di «DER STURM», inaugurata il mese precedente con opere del gruppo Der blaue Reiter di Oskar Kokoschka, Franz Flaum ed altri artisti, tra cui i francesi Braque, Delaunay, Herbin, Rousseau ed i russi David e Wladimir Burljuk[1]. Per gli artisti futuristi Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo e Gino Severini, invece, Berlino è il terzo appuntamento della loro prima mostra all’estero dopo aver esposto nella galleria Bernheim-Jeune di Parigi e la Sackville Gallery di Londra[2].
La mancanza di documenti rende difficile ricostruire esattamente le vicende che precedono l’arrivo delle opere futuriste alla galleria «DER STURM»; dalla corrispondenza risulta però che non fu Marinetti (impegnato in altri progetti) a seguire i quadri da Londra a Berlino, ma Umberto Boccioni, il quale dovette confrontarsi con una lingua che non parlava, una mostra tutta da ri-allestire ed un gallerista, lo stesso Herwarth Walden, «giornalista, quindi collega e nemico di tutti gli altri giornalisti […]»[3].
Nel 1912 Herwarth Walden era un personaggio abbastanza conosciuto negli ambienti culturali di Berlino. Pianista e compositore per formazione, aveva fondato nel 1904 il Verein für Kunst, per il quale organizzò serate di musica e recitazione come pure conferenze su argomenti culturali, dalla letteratura all’architettura. Dal 1908 al 1910 aveva lavorato come redattore per diverse riviste culturali berlinesi[4], ma il suo impegno costante, quasi intransigente, per la letteratura ed il teatro moderno suscitarono conflitti con i suoi editori, provocandone più volte il licenziamento. Nel 1910, dopo ripetuti tentativi e con il sostegno finanziario di Karl Kraus - noto editore del giornale viennese «Die Fackel», di cui Walden in questo periodo curò la distribuzione a Berlino - era riuscito finalmente a fondare la sua rivista: «DER STURM». Inizialmente concepita secondo il modello della «Fackel» di Kraus, dalla seconda annata e specialmente con le prime mostre d’arte all’inizio del 1912, venne progressivamente aperta da Walden alle più avanzate tendenze artistiche, trasformandola negli anni, fino alla prima guerra mondiale, in uno dei più importanti forum per i giovani artisti ed avanguardisti nell’ambito dell’arte, della letteratura, del teatro e, in parte, anche dell’architettura.
Avendo una concezione della comunicazione molto simile, anche se nella pratica meno trasgressiva, a quella di Marinetti e sempre legata al medium giornalistico, Herwarth Walden si rivelò un alleato importante per il movimento futurista e per la promozione del Futurismo in Germania: oltre ad ospitare l’esposizione delle loro opere pubblicò la traduzione tedesca dei manifesti futuristi – tra cui il manifesto di fondazione e due manifesti sulla pittura futurista[5] –, le riproduzioni degli Stati d’animo di Boccioni ed altri testi poetici e teorici. Ma soprattutto, e questo attraverso le sue ben note e famose polemiche, difese i futuristi contro le critiche suscitate dalla mostra e si impegnò a farli conoscere ad un pubblico più vasto possibile. «Puoi esserne sicuro», scriveva a tal proposito a Boccioni dopo il loro primo incontro a Berlino, «impiegherò tutta la mia influenza, tutta la mia personalità per farti raggiungere in Germania la posizione artistica che ti spetta»[6].
Naturalmente i futuristi, Marinetti e Boccioni in particolare, avevano avuto già prima della mostra di Berlino alcuni contatti con gli ambienti tedeschi. Per Marinetti i primi rapporti col mondo letterario tedesco risalivano ai tempi di «Poesia» (1905-1908), quando invitò gli scrittori Arno Holz e Richard Dehmel a collaborare e pubblicare dei loro contributi sulla rivista[7]. Umberto Boccioni, invece, in una lettera scritta a Herwarth Walden nel maggio del 1912, citava alcuni amici tedeschi a Milano dai quali si faceva tradurre e con cui discuteva la rivista «DER STURM»[8]. Dal canto suo, anche Walden aveva avuto dei precedenti contatti in Italia. Nelle sue memorie Nell Walden – pittrice e seconda moglie dell’artista tedesco dopo la separazione dalla poetessa Else Lasker-Schüler – riferisce che lo studente di pianoforte Walden aveva trascorso un tempo prolungato a Firenze usufruendo di una borsa di studio della fondazione musicale Franz Liszt[9]. Anche se questa esperienza di borsista finora non risulta confermata da documenti ufficiali, nella corrispondenza tra Walden ed i suoi collaboratori a «DER STURM» si trovano dei riferimenti indiretti ad un soggiorno in Italia e nel capoluogo toscano. Testimonianza dei rapporti con l’Italia nei primi mesi del 1912 ci viene inoltre data direttamente dalla sua rivista, in cui nel febbraio 1912, quindi ancora prima della mostra futurista, appare un annuncio pubblicitario de «La Voce», il periodico fiorentino del quale Walden, inconsapevole delle differenze tra futuristi e vociani, mostrò un esemplare a Boccioni durante il suo soggiorno a Berlino[10].
Filippo Tommaso Marinetti non era, dunque, assolutamente sconosciuto negli ambienti letterari tedeschi, e non lo era nemmeno il movimento futurista con le sue idee rivoluzionarie e iconoclaste. In effetti, la fondazione ufficiale del Futurismo nel febbraio 1909 con la pubblicazione del manifesto Fondazione e Manifesto del Futurismo sul quotidiano parigino «Le Figaro» aveva riscontrato l’interesse di alcuni giornali tedeschi, che informarono i loro lettori sul neonato movimento[11]. Lo stesso vale per l’esposizione futurista presso la galleria Bernheim-Jeune, che in Germania venne recensita da alcuni corrispondenti e critici d’arte[12]. Si può quindi presumere che Walden, assiduo lettore di quotidiani, giornali e riviste, si era fatto già un’idea del movimento futurista e, quando venne a sapere della mostra a Parigi e delle polemiche che l’accompagnarono, decise di portarla a Berlino.
Anche se appare un po’ esagerato quanto scriveva Walden a Boccioni riguardo alla «posizione artistica» del pittore, è altrettanto vero che, nonostante il suo temperamento entusiasta, rimase molto colpito dalle opere dei futuristi e strinse rapporti amichevoli soprattutto con Marinetti. Con le sue attività riuscì a svolgere entro pochi mesi un ruolo quasi monopolistico per la promozione del Futurismo in Germania e molto simile a quello di Marinetti in Italia e in altri paesi europei. Inoltre è interessante notare che, rispetto ai suoi continui viaggi a Parigi e Londra, le presenze di Marinetti a Berlino furono relativamente poche[13].
Se una ragione per questa ‘assenza’ sta probabilmente nella «profonda antipatia» provata del leader italiano «per le terre di tedescheria» (come testimonia una lettera diCarlo Carrà ad Umberto Boccioni dell’aprile 1914)[14], un’altra potrebbe essere individuata nella sua assoluta fiducia nell’impegno e nelle buone intenzioni, cioè nell’«indescrivibile genialità ultrafuturista» (per citare Marinetti)[15] di Herwarth Walden. Una fiducia messa però a dura prova nei mesi successivi quando Marinetti e gli altri membri del gruppo futurista vennero a sapere, prima della incerta volontà di pagamento da parte del banchiere tedesco Borchardt, che aveva acquistato 24 dei 35 quadri esposti a Berlino, e poi della mostra itinerante di queste opere che nel frattempo Walden aveva organizzato. Furono episodi disapprovati da Marinetti, ma ciò che forse urtò maggiormente la sua sensibilità, fu il fatto che Walden nelle sue conferenze in occasione della mostra itinerante aveva affiancato il Futurismo ad altre tendenze e movimenti, privandolo così del suo ruolo avanguardista-innovativo. In una lettera del 15 novembre 1912, Marinetti rimproverava l’alleato tedesco per le sue azioni arbitrarie e lo accusava addirittura di confondere le varie tendenze avanguardiste:
Carissimo Walden,
siamo molto arrabbiati contro di te perché non ci hai mai avvertiti delle diverse esposizioni di Pittura futurista che hai organizzate insieme col Dr. Borchardt. Sarebbe stato molto utile, nell’interesse stesso di queste esposizioni. Siamo inoltre arrabbiatissimi perché nella tua conferenza hai mescolato i Futuristi cogli Espressionisti e altri che nulla hanno a che fare col nostro movimento. […] Nessuno dei pittori futuristi, veramente futuristi, cioè i capiscuola Boccioni, Carrà, Russolo, Severini, ha esposto al Salon d’Automne. Ma vi sono in questo Salon una quantità di pittori cubisti, Post-impressionisti ed altri che imitano i Futuristi. Sono tutti epigoni, come li chiami tu, che, lasciando da parte, ora, il primo Cubismo freddo e statico, si sforzano di fare del dinamismo pittorico della compenetrazione dei piani e della pittura di stati d’animo, ecc. Siamo perciò tanto più desolati di vedere che tu, grande amico nostro e tanto geniale conoscitore d’arte, vai aumentando, nelle tue conferenze, questa confusione che la stampa mondiale sta facendo col considerare come futuristi tutti quelli che imitano il nostro movimento pittorico. Vogliamo dunque essere informati sulle esposizioni che prepari, e vogliamo che queste esposizioni comprendano unicamente quadri veramente futuristi.[…][16].
La protesta esplicita di Marinetti e dei pittori futuristi contro la collocazione del Futurismo all’interno di un insieme di tendenze nuove, al quale appartenevano nella concezione di Walden anche l’arte cubista ed espressionista, fu più di un semplice tentativo di affermare la propria autonomia artistica. Da una parte indicò, proprio nel riferimento alla stampa mondiale, la necessità sentita da Marinetti di reagire ad un processo di rapida diffusione delle nuove idee artistiche oltre i confini dei sistemi culturali nazionali, nonostante ne fosse uno dei protagonisti più radicali, che rendeva sempre più difficile la demarcazione del proprio territorio e la presa di posizione rispetto ad altre tendenze e movimenti. Dall’altra parte emerge chiaramente come la prassi culturale trasgressiva di Marinetti incontrò dei limiti nella promozione del Futurismo attraverso la rivista «DER STURM» e le attività di Herwarth Walden. Certo, in Walden Marinetti aveva trovato un importante ed instancabile alleato e promotore del Futurismo su ampia scala europea. Ma è altrettanto evidente che, con il ruolo che il direttore della rivista e della galleria «DER STURM» svolgeva, Marinetti ed il gruppo futurista correvano il rischio di perdere il controllo non solo sulla definizione, ma anche sull’immagine pubblica del movimento.
Con il progredire del processo di trasformazione della rivista «DER STURM» in forum per le più avanzate tendenze artistiche europee, la situazione si rivelò ancora più complicata. Se in occasione della sua prima esposizione a Berlino Walden era entrato in contatto diretto con Wassily Kandinsky ed il gruppo Der Blaue Reiter, questi contatti si intensificarono nei mesi successivi e si estesero anche ad altri artisti, tra cui Robert e Sonia Delaunay ed il gruppo dei pittori cubisti a Parigi. Tramite il primo, Walden, nel gennaio 1913, fece la conoscenza di Guillaume Apollinaire, il quale da subito svolse un importante ruolo di intermediario tra Parigi e Berlino pubblicando articoli teorici e poesie su «DER STURM» e introducendo Herwarth Walden e sua moglie Nell negli ambienti artistici e letterari parigini. Questo avvicinamento di Walden a Delaunay e Apollinaire (quest’ultimo si trovò contemporaneamente anche in contatto frequente con i futuristi Severini, Boccioni e Marinetti), trova riscontro, tra l’altro, nella testata «DER STURM», dove dal numero 158/159 del maggio 1913 accanto a Berlino è indicata Parigi come luogo di pubblicazione[17]. Fu così che nel corso dell’inverno 1912- 13 la rivista e la galleria di Walden divennero, oltre che per il Futurismo italiano, una piattaforma sempre più importante anche per la promozione dell’espressionismo tedesco del gruppo Der blaue Reiter e del Cubismo e dell’Orfismo francese. Come ha notato Volker Pirsich nella sua importante monografia su «DER STURM», furono proprio questi tre movimenti artistici i più esposti, i più rappresentati con testi teorici, ed anche i più discussi sia nella galleria che nella rivista di Walden[18].
Tra questi il Futurismo, almeno per un anno, occupò senz’altro il posto prioritario nella promozione dell’arte moderna di Walden. Tuttavia si può osservare, sia dalle esposizioni organizzate presso la galleria che nei dai testi pubblicati sulla rivista tra l’aprile 1912 e il settembre 1913 (data di inaugurazione del famoso Erster Deutscher Herbstsalon organizzato da Walden a Berlino), come le attività promozionali dello «STURM» e l’attenzione del suo leader si stessero via via spostando verso l’Espressionismo tedesco e il Cubismo/Orfismo francese. Se nei mesi di giugno, luglio e agosto 1912 la quarta e la quinta mostra della galleria ospitarono le opere degli Espressionisti Tedeschi (Bloch, Campendonk, von Jawlensky, Marc e Münter) e dei cosiddetti Espressionisti Francesi (Braque, Derain, Friesz, Herbin, Laurencin e de Vlaminck)[19], con la mostra personale di Wassily Kandinsky nell’ottobre dello stesso anno Walden dedicò per la prima volta l’intero spazio del suo locale ad un singolo artista moderno. Seguirono, nel corso del 1913, le personali di Gabriele Münter (gennaio), di Franz Marc (marzo/aprile), di Gino Severini (giugno/agosto), di Alexander Archipenko (settembre) ed anche di Robert Delaunay nel gennaio/febbraio 1913. Quest’ ultima era però affiancata da altre due esposizioni: una in memoria della pittrice Julie Baum e l’altra allestita con opere di Ardegno Soffici. È in questo intreccio di cooperazioni e collaborazioni con i vari movimenti dell’avanguardia europea che «DER STURM» riuscì a conquistarsi il ruolo di «più importante e più originale pub[1]blicazione per la promozione dell’arte espressionista, cubista, astratta e infine costruttivista in Germania […]»[20]. Questo quadro è completato dai testi teorici uscite contemporaneamente sulla rivista che, a sua volta, nel promuovere le varie tendenze, divenne luogo di confronto diretto fra gli artisti. È questo, per esempio, il caso della famosa polemica tra Umberto Boccioni e Robert Delaunay sul concetto pittorico della simultaneità svoltasi nel dicembre-gennaio 1913-14 con l’articolo Simultanéité futuriste di Boccioni e la replica di Delaunay in Lettre Ouverte au Sturm. Prima della polemica fu però la mostra del Erster Deutscher Herbstsalon a dimostrare quanto l’approccio di Walden, e soprattutto l’accento particolare che pose in questa occasione sulle opere di Sonia e Robert Delaunay, ad accelerare il processo di distacco tra la rivista e galleria «DER STURM» ed il movimento futurista[21].
Nonostante ciò sarebbe esagerato e inadeguato voler ricondurre questo processo di allontanamento soltanto all’apertura di Herwarth Walden verso le nuove tendenze artistiche. Va perciò ricordato che anche le attività di Marinetti e del gruppo futurista nel corso dell’anno 1913 si indirizzarono verso nuove direzioni e nuovi progetti molto più corrispondenti alle loro idee e ai loro obiettivi. Dai carteggi di Marinetti e degli altri membri del gruppo futurista emerge più di una volta che, a parte l’indignazione sulle azioni arbitrarie di Walden e l’inaffidabilità del banchiere Borchardt, le possibilità di partecipare ad esposizioni, di organizzare ulteriori mostre e di promuovere il movimento furono spesso anche argomento di discussioni strategiche[22].
Da questa prospettiva si può concludere che, benché Walden fosse molto entusiasta delle idee e delle opere di Marinetti e dei futuristi, la rivista «DER STURM» nell’anno 1912, come ha notato Maurice Godé, «ne s’est pas ancore identifié à un -isme quelconque», e che Walden fra il 1912-13 maturò una sua concezione dell’arte. Nell’esposizione del Erster Deutscher Herbstsalon, sempre citando Godé, potè così esporre «une sorte de synthése de l’art moderne le futurisme, le cubisme et l’expressionisme […]»[23]. Saranno proprio questi ultimi due movimenti ad esercitare, oltre al Futurismo, un’influenza importante sia sulla rivista «DER STURM» sia sulla concezione dell’arte moderna di Walden. Una concezione che naturalmente non poteva piacere ai futuristi, soprattutto ai pittori, e che ebbe senz’altro il suo impatto sulle relazioni tra Walden e Marinetti, nonostante continuassero entrambi ad affermare una stretta amicizia e collaborazione.
Il loro saldo legame sembra testimoniato dalle due presenze di Marinetti a Berlino nel corso del 1913. La prima è databile intorno al 15 febbraio quando il fondatore del movimento futurista, molto probabilmente in occasione della mostra di Ardengo Soffici, presentò in una conferenza al Choralionsaal di Berlino il suo Manifesto tecnico della letteratura futurista e recitò delle poesie, tra cui La Battaglia di Tripoli[24]. Il manifesto di Marinetti, pubblicato su «DER STURM» già nell’ottobre del 1912 e seguito nel marzo 1913 dal Supplemento al Manifesto tecnico della letteratura futurista, a sua volta provocò una forte reazione di dissenso da parte di Alfred Döblin, scrittore e collaboratore dello «STURM», il quale in una lettera aperta si distaccò pubblicamente dalle idee marinettiane che l’anno prima, sempre nella rivista, aveva sottoscritto pienamente[25]. La seconda presenza risale invece ai giorni fra il 12 e il 15 ottobre in occasione del Erster Deutscher Herbstsalon, dove Marinetti, nonostante la ridotta presenza delle opere futuriste, tenne due conferenze[26].
Dopo l’esperienza del Erster Deutscher Herbstsalon e la polemica tra Boccioni e Delaunay sulle pagine di «DER STURM» possiamo dire che, almeno per quanto riguarda la pubblicazione di manifesti, testi teorici o riproduzioni di nuove opere, il distacco tra movimento futurista e «DER STURM», tra Walden e Marinetti, divenne sempre più palese. Si può supporre, in mancanza di studi approfonditi sull’argomento, che alcune delle cause sono riscontrabili nella crescente politicizzazione del movimento futurista, che contrastava nettamente con la posizione apolitica di Walden, e nello scoppio della Prima Guerra Mondiale, il quale, da una parte impedì a Walden di proseguire con la stessa intensità la sua attività di promozione dell’arte moderna e, dall’altra, vide i futuristi impegnati in prima linea nei combattimenti. Tutto ciò però non sminuisce il ruolo determinante che Herwarth Walden svolse negli anni prima della Grande Guerra per le avanguardie europee e specialmente per la promozione e ricezione del Futurismo in Germania. Nel suo impegno assoluto e incondizionato a favore dell’arte moderna fu certamente uno dei ‘motori’ (per rimanere nel vocabolario futurista) nella diffusione delle nuove tendenze avanguardiste europee, ed in questa funzione fu tanto importante quanto Filippo Tommaso Marinetti.
NOTE [1] Un elenco delle mostre organizzate da Walden nella galleria «DER STURM» di Berlino tra il 1912 e il 1919 si trova in Barbara Alms, Wiebke Steinmetz (a cura di), DER STURM im Berlin der zehner Jahre, Catalogo della mostra presso la Städtische Galerie Delmenhorst Haus Coburg, Delmenhorst 2000, pp. 257-70. Un elenco più completo (fino al 1928), in Volker Pirsich, Der Sturm. Eine Monographie, Herzberg, Bautz 1985, pp. 671-90. [2] Per i cataloghi delle prime mostre futuriste vedi Piero Pacini (a cura di), Esposizioni futuriste 1912-1918, Firenze, Studio per Edizioni Scelte 1977. [3] Lettera di Umberto Boccioni a Carlo Carrà del 12 aprile 1912, in Ester Coen (a cura di), Illuminazioni. Avanguardie a confronto: Italia / Germania / Russia, Catalogo della mostra presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Milano, Electa 2009, p. 159 (corsivo nel testo). [4] Da gennaio ad aprile 1908 è redattore della rivista «Magazin für Literatur des In-und Auslandes», che sotto la sua guida diventa «Das Magazin. Monatsschrift für Literatur/ Musik/ Kunst und Kul[4]tur» e funge anche come organo del Verein für Kunst. Da settembre a dicembre dello stesso anno dirige la redazione della rivista «Der Morgen»; nel gennaio-febbraio 1909 viene invece assunto per brevissimo tempo come redattore della rivista «Der neue Weg» e poi licenziato. La sua ultima esperienza redazionale prima della fondazione di «DER STURM» è la direzione di «Das Theater» fino alla fine di gennaio 1910. Cfr. Volker Pirsich, Der Sturm. Eine Monographie, Herzberg, Bautz 1985, pp. 51-58. [5] Nella rivista «DER STURM» apparvero Manifest der Futuristen (una versione leggermente cambiata di La pittura futurista. Manifesto tecnico di Boccioni, Russolo, Carrà, Balla e Severini), «DER STURM» 103 (1912) pp. 822-24; Manifest des Futurismus di F.T. Marinetti, «DER STURM» 104 (1912), pp. 828-29; Futuristen. Die Aussteller an das Publikum (testo del catalogo della mostra di Boccioni, Russolo, Carrà, Balla, Severini), «DER STURM» 105 (1912) pp. 3-4; Manifest der futuristischen Frau (Manifesto della donna futurista) di Valentine de Saint-Point, «DER STURM» 108 (1912) pp. 26-27; Tod dem Mondschein (Uccidiamo il chiaro di luna) di F.T. Marinetti, «DER STURM» 111 (1912) pp. 50-51 e 112 (1912) pp. 57-58. [6] Lettera di Herwarth Walden a Umberto Boccioni del 6 maggio 1912. In: Ester Coen (a cura di), Illuminazioni. Avanguardie a confronto: Italia / Germania / Russia, Catalogo della mostra presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Milano, Electa 2009, p. 149. [7] Nella rivista «Poesia» sono stati pubblicati Die Erweckung des Herrschers (Psychische Szene) di Richard Dehmel, Poesia 1-2 (1906) e due lettere di Dehmel a Marinetti, «Poesia» 3-4-5 (1906). Di Arno Holz, Marinetti ha pubblicato due lettere in «Poesia» 3-4- 5 (1906) e «Poesia» 6-7-8 (1906) ed un testo estratto dal Phantasus di Holz in «Poesia» 6-7-8 (1906). [8] Lettera di Umberto Boccioni a Herwarth Walden dell’8 maggio 1912. Ester Coen (a cura di), Illuminazioni. Avanguardie a confronto: Italia / Germania / Russia, Catalogo della mostra presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Milano, Electa 2009, p. 151. [9] Nell Walden, Lothar Schreyer (a cura di), Der Sturm. Ein Erinnerungsbuch an Herwarth Walden und die Künstler aus dem Sturmkreis, Baden-Baden, Klein 1954, p. 15. [10] La pubblicità de «La Voce» appare la prima volta in «DER STURM» 97 (1912). Per l’indicazione dell’esemplare mostrato da Walden a Boccioni vedi la lettera di Umberto Boccioni a Carlo Carrà del 12 aprile 1912. Ester Coen (a cura di), Illuminazioni. Avanguardie a confronto: Italia / Germania / Russia, Catalogo della mostra presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Milano, Electa 2009, p. 160. [11] Questi giornali erano «Vossische Zeitung» di Berlino, «Frankfurter Zeitung» e «Kölnische Zeitung»; gli articoli furono pubblicati da Marinetti in «Poesia» 3-4-5-6 (1909) pp. 32-34. [12] Cfr. Lucia Masina, Aprile 1912. La mostra dei futuristi a Berlino nella critica contemporanea, «Studi germanici» (nuova serie) 1 (1997) pp. 90-93. [13] Da quanto risulta dalla corrispondenza Marinetti-Walden, F.T. Marinetti è stato a Berlino soltanto tre volte: la prima volta nell’aprile 1912 per sostenere Umberto Boccioni e Herwarth Walden nella promozione dell’esposizione futurista; la seconda volta nel febbraio 1913 (una presenza che coincide con la dodicesima mostra d’arte nella galleria di Walden, che ospitava tre artisti: Ardengo Soffici, Robert Delaunay e Julie Baum); la terza volta nell’ottobre del 1913 in occasione del Erster Deutscher Herbstsalon. Ester Coen (a cura di), Illuminazioni. Avanguardie a confronto: Italia / Germania / Russia, Catalogo della mostra presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Milano, Electa 2009, pp. 138-48. [14] Lettera di Carlo Carrà a Umberto Boccioni del 14 aprile 1912. Ester Coen (a cura di), Illuminazioni. Avanguardie a confronto: Italia / Germania / Russia, Catalogo della mostra presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Milano, Electa 2009, p. 161 (corsivo nel testo). [15] Lettera di F.T. Marinetti a Herwarth Walden del 26 aprile 1912. Ester Coen (a cura di), Illuminazioni. Avanguardie a confronto: Italia / Germania / Russia, Catalogo della mostra presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Milano, Electa 2009, p. 142. [16] Lettera di F.T. Marinetti a Herwarth Walden del 15 novembre 1912. Ester Coen (a cura di), Illuminazioni. Avanguardie a confronto: Italia / Germania / Russia, Catalogo della mostra presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Milano, Electa 2009, p. 143 (corsivo nel testo). [17] Dal carteggio Guillaume Apollinaire - Herwarth Walden edito da Philipp Rehage risulta lo scrittore ed editore Jean (Eugène) Figuière come diretto collaboratore di Walden per la distribuzione di «DER STURM» a Parigi. Philipp Rehage (a cura di), Correspondance Apollinaire-Walden (Der Sturm) 1913-14, Caen, Lettres Modernes Minard 2007, pp. 65-66 e p. 74. [18] «Versucht man eine Gruppierung der am häufigsten von der Sturm-Galerie ausgestellten, im Sturm zu Wort kommenden und zum Gegenstand der Betrachtung werdenden Künstler, bietet sich eine Dreiteilung an: der Kreis des Blauen Reiter mit den Zentralfiguren Kandinsky und Marc, die französischen Kubisten und Orphisten mit dem im Sturm am stärksten rezipierten Delaunay, sowie die italienischen Futuristen, repräsentativ durch Boccioni vertreten.» Volker Pirsich, Der Sturm. Eine Monographie, Herzberg, Bautz 1985, p. 103 (corsivo nel testo). [19] Deutsche Expressionisten e Französische Expressionisten – questi i titoli che Walden aveva scelto per le due esposizioni. Barbara Alms, Wiebke Steinmetz (a cura di), DER STURM im Berlin der zehner Jahre, Catalogo della mostra presso la Städtische Galerie Delmenhorst Haus Coburg, Delmenhorst 2000, pp. 258-59; anche Volker Pirsich, Der Sturm .Eine Monographie, Herzberg, Bautz 1985, p. 672. [20] Paul Raabe, Der Sturm – die Zeitschrift der Avantgarde, in Barbara Alms, Wiebke Steinmetz (a cura di), DER STURM im Berlin der zehner Jahre, Catalogo della mostra presso la Städtische Galerie Delmenhorst Haus Coburg, Delmenhorst 2000, p. 12 (mia traduzione). [21] Robert e Sonia Delaunay erano insieme a Paul Klee (escludendo la mostra in memoria di Henri Rousseau) gli artisti meglio rappresentati dall’esposizione. Barbara Alms, Wiebke Steinmetz (a cura di), DER STURM im Berlin der zehner Jahre, Catalogo della mostra presso la Städtische Galerie Delmenhorst Haus Coburg, Delmenhorst 2000, pp. 261-62. [22] Vedi a proposito i vari carteggi tra i membri futuristi ripro[22]dotti in Ester Coen (a cura di), Illuminazioni. Avanguardie a confronto: Italia / Germania / Russia, Catalogo della mostra presso il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Milano, Electa 2009. [23] Maurice Godé, DER STURM de Herwarth Walden. L’utopie d’un art autonome, Nancy, Presses Universitaires de Nancy 1990, p. 96. [24] Cfr. Rudolf Leonhard, Vorträge, in «Die Bücherei Maiandros» 4-5 (1913) p.6 (ringrazio G. Berghaus per la segnalazione di questo articolo di Rudolf Leonhard). [25] Marinetti, F.T., Die futuristische Literatur. Technisches Manifest, «DER STURM» 133 (1912) pp. 194-95; Marinetti, F.T. Supplememt zum technischen Manifest der futuristischen Literatur, «DER STURM» 150/151 (1913) pp. 279-80. Döblin, Alfred, Futuristische Worttechnik. Offener Brief an F.T. Marinetti, «DER STURM» 150/151(1913) pp. 280-82. [26] Non esistono a tutt’oggi ricerche più approfondite su questa presenza di Marinetti a Berlino. Dei pittori futuristi furono esposte in tutto 13 opere: G. Balla (2), U. Boccioni (3), C. Carrà (3), L.Russolo (3) e G. Severini (2). Barbara Alms, Wiebke Steinmetz (a cura di), DER STURM im Berlin der zehner Jahre, Catalogo della mostra presso la Städtische Galerie Delmenhorst Haus Coburg, Delmenhorst 2000, p. 261. ¬ top of page |
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