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POESIA FINLANDESE
 
a cura di Lorenzo Amato
 
 
SAILA SUSILUOTO, Auringonkierto (La rotazione del sole), Helsinki, Otava, 2005.
 
Nel giro di breve tempo, Saila Susiluo to ha pubblicato tre raccolte di poesie. L’ultima, La rotazione del sole, mostra un chiaro sviluppo poetico rispetto alle precedenti e l’esperienza di lettura risulta particolarmente coinvolgente e affascinante.
 Attualmente, molti poeti finlandesi scrivono poesia in prosa, ispirandosi, appunto, alla Susiluoto, sia per forma sia per contenuti. Il suo stile di poesia in prosa, se paragonato ad Alati e caudati (Siivekkäät ja hännäkkäät, 2001), la raccolta del debutto, è però mutato, e la cifra prosaica risulta indebolita: le parole che legano le intere frasi sono state eliminate e il ritmo è più lirico e melodico. In alcune poesie è possibile riscontrare addirittura una struttura in versi più apparente, così come anche esperimenti tipografici, con parole collocate sull’intera pagina. Interessante è anche l’uso del due punti da parte della Susiluoto, ovvero il fatto che sia collocato alla fine di qualche poesia, quasi come se le frasi richiamassero i testi delle pagine seguenti, creando storie stratificate e concentriche.
 Il punto focale dei testi di questa raccolta rivela le tensioni della problematica ragazza - donna. Troviamo anche un fabbro mitico, al quale la ragazza chiede la chiave «per la porta inaccessibile ai vivi». Vuole forse la ragazza chiudere la porta della propria femminilità? La ragazza, infatti, mette in dubbio il suo diventar donna, teme di non essere capace di calarsi in quel ruolo, «di far tintinnare i gioielli sui fianchi, e di non guardar fisso nel cuore». A questo processo di mutamento è legata l’esperienza di una profonda tristezza, alla quale è difficile dar parola. È uno stato intermedio, soltanto momentaneo: «sei tra ragazza e donna così come una foglia che svolazza dalla terra / al l’aria» oppure una domanda: «Come può un abisso profondo e senza ponte rimanere / tra una scelta e un sogno?»
 Il collegamento contorto di amore e tristezza è un tema importante di questa raccolta. La tristezza è spaccatura – «la mano si spezza sulla persona toccata» come scrive la Susiluoto – e forse non guarirà mai. La tristezza muta profondamente l’identità dell’io e i cambiamenti continuano: «sono andata via così tante volte che non ho più saputo lasciar andare me stessa». La situazione si cristallizza in domande senza punti interrogativi, alle quali forse è impossibile rispondere e la prima delle quali ammonisce: «Cos’è che ti manca va, in effetti, quando apristi la bocca, iniziasti a cantare».
 La tristezza che tocca la vita della donna appartiene anche alla gerarchia di potere della cultura. Una tale tristezza non sembra consona ai nostri tempi, poiché indica una debolezza e «solo i forti ce la fanno», come ci viene spesso ricordato. Leggendo le poesie della Susiluoto, si ha l’impressione che non debba essere per forza così.
 L’importante funzione dell’arte della parola, che la Susiluoto certamente possiede, è una colata respinta, l’altro che si scontra con l’anima: «Più pericoloso è lo sporco che non si vede, la pietra che tiene la testa sott’acqua, la terra che si nasconde / nella nebbia».
 
 Siru Kainulainen

Fabbro, dice la ragazza, ho bisogno della chiave che apre la porta inaccessibile ai vivi. Quella chiave non esiste, borbotta il fab bro, la porta non si apre a richiesta, ma al l’improvviso. E tu, dice il fabbro, hai il cuore di piombo, quando è messo sulla bilancia, il piatto va giù, se va giù, la testa sarà spez zata, gettata nell’acqua di fuoco, la noia alla fine di un giorno senza gioia. Se mi dai il tuo cuore, lo forgerò d’oro, sarà leggero, resistente allo sguardo, nessuna lancia lo trafiggerà. Dice il fabbro: ascolta, sta scen dendo il buio, col peso di ogni azione. Dam mi il tuo cuore, lo renderò libero, una por ta inaccessibile ai morti.
 
 (Traduzione di Antonio Parente)
 
 
 
 
 

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