|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Saggi e testi online |
|
|
|
|
|
Visits since 10 July '98 |
|
|
|
|
|
« indietro
LE ISTANTANEE DI IVAN WERNISCH
Ivan Wernisch nasce a Praga nel 1942 da madre ceca e padre tedesco. Termina nel 1959 gli studi di ceramica presso l’Istituto d’Arte di Karlovy Vary, nutrendo una passione per la pittura e il collage. Nel 1961 esce la sua prima raccolta poetica. Negli anni Settanta le sue opere circolano in samizdat o sono pubblicate all’estero, mentre Wernisch si cimenta nei lavori piů disparati. Il suo impiego preferito sarŕ quello di custode alla chiesa della Madonna di Loreto, poiché gli lascerŕ molto tempo per scrivere; alla radio propone traduzioni vere o presunte di opere e autori reali o immaginari. Agli anni Ottanta risale l’incontro dei suoi testi con la musica rock: alcune delle voci piů note dell’underground ceco, come i C&K Vocal e i Plastic People of The Universe, canteranno versi scritti da Wernisch. Dal 1989 le sue raccolte sono di nuovo pubblicate in patria.
In tutti i campi della sua attivitŕ si serve di pseudonimi: la mistificazione diventa una difesa e un indizio di poetica. Caratteristica č inoltre la sua predilezione per le antologie, in cui raccoglie scritti o traduzioni di autori piů o meno noti, oppure rimescola i propri testi precedenti. I suoi componimenti sembrano migrare da una raccolta all’altra: il titolo di una poesia diventa titolo di una sezione o di un intero volume e si confronta con una nuova struttura e con citazioni differenti. Anche le immagini che Wernisch sceglie per i suoi testi sono spesso coniugate in modo inedito e sembrano destinate a una premeditata collisione. L’ironia accentua le contraddizioni della quotidianitŕ, facendone emergere i tratti assurdi e grotteschi e restituendola al lettore sgranata e surreale, trasfigurata. Numerosi componimenti di Wernisch hanno l’andamento della filastrocca, che riecheggia la realtŕ facendole il verso; dell’esorcismo, che la disarma della sua insensatezza; dell’indovinello, che costringe a razionalizzare il reale-sconosciuto in una composta architettura sintattica e lessicale. Nelle sue brevi prose risuonano gli echi di mondi lontani, di popoli e spiriti sopravvissuti in antiche cosmogonie.
I mezzi espressivi e le strutture narrative di Wernisch lo accostano alla grande scuola del surrealismo praghese; il gusto per il gioco e l’improvvisazione ironica ricordano il dada. La poetica del quotidiano sembra in linea col produttivo e variegato filone del Gruppo 42, che si prefiggeva di indagare «il mondo in cui viviamo»: cosě s’intitola un saggio fondamentale del celebre teorico dell’estetica Jindrich Chalupecky. Di questo gruppo fece parte anche Jií Kolá, poeta e collagista di fama internazionale, nonché maestro di Wernisch: lo strettissimo legame di Wernisch con le arti figurative e con il collage in particolare č riconoscibile nella sua tecnica espositiva, che fraziona e ricompone la realtŕ in quadri concreti e onirici che si succedono come istantanee.
Velato dalle scene del quotidiano e svelato da slittamenti e accostamenti inediti, il mistero della realtŕ e della sua rappresentazione sussurra messaggi sommersi da una regione sconosciuta, dove tutto sembra animato e in perenne trasformazione. Il tempo lineare, come categoria umana, perde significato e si traduce in una serie di istanti proiettati sull’eternitŕ. Questo accade nell’haiku, forma poetica giapponese che ha avuto una certa fortuna in Boemia. Anche Wernisch se ne appropria e lo declina secondo la sua poetica nella sezione «Nel bosco c’č un ponte» della raccolta Corre voce (1996). Si tratta di un volume variegato, costruito su contrasti, chiasmi e metamorfosi, che in quattro sezioni propone diversi tipi di testi: trasposizioni liriche di aneddoti letterari o di sogni, poesie popolari o sperimentali, componimenti dalla struttura drammatica, cosmogonie esotiche e bizzarre mitologie. La sezione «Nel bosco c’č un ponte», l’ultima, appare tuttavia omogenea per forme e immagini. Comprende diciannove componimenti, quindici dei quali ricalcano la struttura degli haiku e due hanno la forma del renga, una concatenazione di haiku.
Come nelle raccolte della tradizione nipponica, gli haiku di Wernisch sono ordinati secondo la stagione: dall’inizio della primavera, quando fuori fa ancora buio presto, il poeta ci accompagna verso l’estate. Il mondo č bagnato da una pioggerella leggera, che si asciugherŕ velocemente, lasciando l’aria alla polvere. Presto si sentono nuovamente i tuoni in lontananza; presto farŕ nuovamente freddo e tutto cercherŕ riparo nella luce del sole. I denti di leone sfioriscono, mentre stanno per sbocciare nel crepuscolo i fiori bianchi dell’ortica. Ritornano la nebbia, il buio, il silenzio e la pioggia: non č piů tiepida pioggia primaverile, sta per diventare neve. Imbiancherŕ i cespugli, infreddolirŕ gli uccelli e gelerŕ i pesci nell’acqua: e nel ghiaccio i pesci aspetteranno la «fine», l’ultima parola della raccolta. I componimenti sono legati fra loro anche dalla struttura fonica e semantica, in cui le immagini e i suoni trasmigrano da un testo all’altro intessendo imprevedibili collegamenti.
In questi brevissimi quadretti la scena si presenta in modo oggettivo, ma l’angolazione visuale dipende completamente dall’osservatore. La poesia non risiede nella descrizione, ma nell’impressione suscitata dall’immagine, che si svincola dagli occhi del poeta per diventare universale. Anche le piů piccole manifestazioni del reale trovano posto negli haiku e, fermate in un istante, con i loro suoni e i loro profumi, si sottraggono allo scorrere del tempo: ogni movimento sembra contrapporsi all’eternitŕ e conquistare cosě un nuovo valore. La semplicitŕ e l’immediatezza raggiunte in questi versi sono frutto di un’attentissima elaborazione formale; all’interno di una struttura rigida il poeta fa collidere dimensioni differenti e l’attualitŕ del messaggio si confronta con il codice di un’antica tradizione.
Ivana Oviszach
(Anteprima da Corre voce, 1996, di prossima pubblicazione presso la Forum Editrice, Udine. Traduzione di Ivana Oviszach).
V LESE JE MOST
Vladimíru Karfíkovi
|
NEL BOSCO C’Č UN PONTE
a Vladimír Karfík
|
VENKU SE STMÍVÁ
Zasycel nedopalek
ve zbytku piva
|
FUORI SI FA SERA
Sibila il mozzicone
nel fondo di birra
|
VECER JE V OKNE
muj oblic
kdo se sem děvŕ
|
LA SERA NELLA FINESTRA
č mia la faccia di qualcuno
che guarda qui
|
|
|
V ZRCADLE POKOJ
s rozestlanou postelí
V umyvadle krev
Heinrichu M. Davringhausenovi
|
NELLO SPECCHIO LA STANZA
col letto disfatto
Nel lavandino sangue
A Heinrich M. Davringhausen
|
|
|
PADŔ JARNĚ DÉŠT
Na streše se cervená
promocený měc
Buson (1715-1783)
|
CADE PIOGGIA PRIMAVERILE
Sul tetto č rossa
una palla zuppa
Buson (1715-1783)
|
|
|
Z okapu crc
chodník rychle osychá
Rozvonel se PRACH
|
Gocciola la grondaia,
la terra rapida si secca
Si sente la POLVERE
|
|
|
ZTICHNE DECHOVKA
v zahrade pod kaštany
Zahrmě v kuželne
|
TACE LA BANDA
nel giardino sotto i castagni
Un fragore al bowling
|
|
|
PLECHOVÁ ŽÁBA
spadla pres okraj stolu
Strojek v ně chrcě
|
UNA RANA DI LATTA
caduta dal bordo del tavolo
Rantola il marchingegno
|
Strojek v ně chrcě
spadla pres okraj stolu
JE TO TAK DÁVNO
|
Rantola il marchingegno,
caduta dal bordo del tavolo
TANTO TEMPO FA
|
|
|
TA KROVĚ, TY ZDI
tady nikdy nebyly
Nikdy tady nebyly,
když jsem byl malý
|
QUEI ROVI, QUEI MURI
non ci sono mai stati,
Non sono stati mai qui
quando ero piccolo
|
KDYŽ JSEM BYL MALÝ
stŕl tady veliký dum
Pred domem andel
|
QUANDO ERO PICCOLO
c’era una grande casa
Davanti a casa un angelo
|
PRED DOMEM ANDEL
Uvnitr nejacě lidé
kterě jen spali
|
DAVANTI A CASA UN ANGELO
All’interno persone
che dormivano solamente
|
|
|
Je zima starci
a vše se pred n’m skrývŕ
V SLUNECNĚM SVETLE
|
Ha freddo il vecchio
e tutto davanti a lui si nasconde
NELLA LUCE DEL SOLE
|
|
|
STUL, DVERE, ŽIDLE,
skrin, okno, umyvadlo,
jŕ, kufr, postel,
|
TAVOLO, PORTA, SEDIA,
armadio, finestra, lavandino,
io, valigia, letto,
|
Zacly odkvétat
PAMPELIŠKY na streše
našeho domu
|
Cominciano a sfiorire
I SOFFIONI sul tetto
di casa nostra
|
|
|
SVET ZELENÉHO PAVOUCKA
Svet zeleného pavoucka
neně tady, na hrbete mé ruky
Svet zeleného pavoucka
je daleko, dŕl než dosŕhne mŕ pamet
|
IL MONDO DEL RAGNETTO VERDE
Il mondo del ragnetto verde
non č qui, sul dorso della mia mano
Il mondo del ragnetto verde
č lontano, piů lontano della mia memoria
|
|
|
Kvítka hluchavek
se zabelala v šeru
ZAHRMELO v dŕlce
|
I boccioli delle ortiche
biancheggiano nel crepuscolo
TUONA in lontananza
|
|
|
POHLED, VELKŔ LOD
vlece malou veslici
nekam do mlhy
Šiki (1807-1902)
|
GUARDA, LA GRANDE NAVE
trascina la scialuppa
piccola nella nebbia
Šiki (1807-1902)
|
|
|
HLUBOKOU CESTOU
mezi merfány vejdu
do tmy, do ticha
|
NEL FOLTO UNA STRADA
mi porta tra i larici
nel buio, nel silenzio
|
|
|
V LESE JE MOST
V lese je most,
je z kamene,
roste na nem tráva
a stojí na nem dub
a kamenný muž
A nevede tam cesta
|
NEL BOSCO C’Č UN PONTE
Nel bosco c’č un ponte,
č di pietra,
sopra ci cresce l’erba
e si staglia una quercia
un uomo di pietra
E non una strada vi porta
|
Had sklouzl po brehu
a zmizel v listí na dne,
jen trochu zceril vodu
Tun potemnela
|
Un serpente scivola sulla riva
e sparisce tra le foglie sul fondo,
increspa appena l’acqua
La gora si oscura
|
|
|
DREVENE SCHUDKY
Až dolu k rece. A dŕl
ješte ne. Pršě
|
SCALINI DI LEGNO
Fin giů al fiume. E oltre
non vanno. Piove
|
|
|
Otrepalo se
ZASNEŽENE KROVI
Ptŕk zaskrehotal
|
Si scrolla
IL ROVETO INNEVATO
Un uccello gracchia
|
|
|
JEŠTE CEKAJI
rybu zamrzlé v ledu
kdy bude konec
|
ASPETTANO ANCORA
i pesci gelati nel ghiaccio
quando verrŕ la fine
|
(Anteprima da Viaggio a Ašchabad, di prossima pubblicazione presso la Forum Editrice, Udine. Traduzione di Anna Maria Perissutti).
CHVÍLI SVÍTÍ SLUNCE
Chvíli svítí slunce, chvíli poprchává
Nikoho cestou nepotkávám
Mezi lipami
za tichým výletním hostincem
doutná hromada listí
|
ORA SPLENDE IL SOLE
Ora splende il sole, ora pioviggina
Non incontro nessuno per strada
Tra i tigli
dietro la muta taverna
un mucchio di foglie lento arde
|
|
|
V POLEDNÍM ŽÁRU
V poledním žáru
šěrě se mestským sadem
pach z pisoáru
|
NELLA CALURA DEL MEZZODĚ
Nella calura del mezzodě
dal giardino entro le mura
viene un odore di pipě
|
|
|
PRI POHLEDU NA MRTVÉHO HAVRANA
(Severoamericti eskymŕci, Hudsonuv zalěv)
Zeme,
velikŕ zeme!
Věš o tč hromŕdce
zvetralých kosti?
Věš o tech seschlých zbytcěch
drcených
strašlivou těhou
prŕzdnoty nad nŕmi?
He-he-he!
|
ALLA VISTA DI UN CORVO MORTO
(Eschimesi del Nord America, Baia di Hudson)
Terra,
grande terra!
Sai di quel mucchietto
di ossa sbriciolate?
Sai di quei secchi resti
schiacciati
dal terribile peso
del vuoto sopra di noi?
Eh-eh-eh!
|
|
|
¬ top of page
|
|
Iniziative |
|
|
22 novembre 2024 Recensibili per marzo 2025
19 settembre 2024 Il saluto del Direttore Francesco Stella
19 settembre 2024 Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi
16 settembre 2024 Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni
21 aprile 2024 Addio ad Anna Maria Volpini
9 dicembre 2023 Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"
15 ottobre 2023 Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi
30 settembre 2023 Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio
11 settembre 2023 Recensibili 2023
11 settembre 2023 Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto
26 giugno 2023 Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato
21 giugno 2023 Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova
6 maggio 2023 Blog sulla traduzione
9 gennaio 2023 Addio a Charles Simic
9 dicembre 2022 Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma
15 ottobre 2022 Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi
13 maggio 2022 Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio
26 ottobre 2021 Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"
16 ottobre 2021 Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre
11 ottobre 2021 La Divina Commedia nelle lingue orientali
8 ottobre 2021 Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français
21 settembre 2021 HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"
11 giugno 2021 Laboratorio Poesia in prosa
4 giugno 2021 Antologie europee di poesia giovane
28 maggio 2021 Le riviste in tempo di pandemia
28 maggio 2021 De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca
21 maggio 2021 Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini
11 maggio 2021 Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube
7 maggio 2021 Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana
23 aprile 2021 La poesia di Franco Buffoni in spagnolo
22 marzo 2021 Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021
19 giugno 2020 Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio
1 giugno 2020 Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"
30 aprile 2020 Laboratori digitali della Scuola Semicerchio
» Archivio
|
|
|
|
|
|
»
»
»
»
»
»
»
»
»
|
|
|
|
|
|
|
Editore |
|
|
|
|
Distributore |
|
|
|
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
|
|
web design: Gianni Cicali
|
|
|
|