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FRANCO MORETTI, La letteratura vista da lontano, con un saggio di ALBERTO PIAZZA, Torino, Einaudi 2005, pp. 148, € 16,50

Un saggio assai denso (non inganni la brevità del volume, che anzi è conseguente in certo modo allo sguardo d’insieme su cui si interroga l’autore), teso nell’impeto di cercare di capire «che cosa potrebbe essere la letteratura comparata, il giorno che saprà stringere insieme la letteratura mondiale, da una parte, e la morfologia comparata, dall’altra. Prendere una forma, seguirla di spazio in spazio, e cercare di capire le ragioni delle sue metamorfosi… e certo la molteplicità degli spazi è la grande sfida, e la maledizione, quasi, della letteratura comparata: ma è anche la sua forza segreta, perché è solo su una scala davvero ampia che si possono condurre degli esperimenti significativi di storia della cultura» (p. 115). Ma se questa è l’istanza di fondo che sottende le ricerche di Moretti, non abbiamo a che fare con un libro di metodo della comparazione, e neppure di teoria della letteratura, a ben vedere: l’autore stesso lo riconosce quando osserva che i modelli da lui discussi «condividono tutti una chiara preferenza per la spiegazione rispetto all’interpretazione» (p. 117), vale a dire un abbandono della prospettiva ravvicinata, focalizzata su un singolo fenomeno o su una singola opera letteraria, per il tentativo di assumere una prospettiva ‘rovesciata’ che contempli le strutture generali, i sistemi, in cui le opere si inseriscono, nonché le modalità di crescita e di trasformazione di tali strutture. Prendendo il romanzo e i suoi generi come terreno privilegiato di sperimentazione epistemologica, Moretti pone molte domande, propone ipotesi e spiegazioni dei fenomeni, senza peraltro pretendere di dare soluzioni univoche, proprio in virtù del ricordato funzionale accantonamento dell’interpretazione (che per statuto si pone come la più possibile vicina alla verità) in favore della spiegazione dei fenomeni di lunga durata. Nel primo capitolo (Grafici: pp. 7-46), assai affascinante, viene riconosciuta la struttura a cicli e a generazioni della produzione romanzesca in età moderna, in particolare di quella inglese, e dei suoi generi, per i quali lo studio del pattern astratto ha il vantaggio di non focalizzarsi sui singoli picchi (i capolavori o gli iniziatori di una nuova generazione) e di non cancellare la quasi totalità della produzione, come avviene negli studi sui singoli fenomeni o nei tentativi di elaborare teorie del romanzo. Nel secondo e nel terzo capitolo (Carte: pp. 47-82; Alberi: pp. 83118) Moretti ridiscute i problemi delle rappresentazioni grafiche della storia letteraria, evidenziandone la funzione di ‘riordine’ del flusso, di riduzione a modelli che fanno emergere i pattern nascosti, ciò che altre analisi non permettono di vedere (particolarmente importanti, a mio giudizio, le pagine sulla natura di ‘diagrammi’ delle carte letterarie, più vicina alla geometria che non alla geografia, pp. 70-73): e i risultati raggiunti nell’interpretazione (che rientra prepotentemente e splendidamente in gioco) dell’organizzazione dello spazio nella narrativa locale inglese (e in particolare in Our Village di Mary Mitford) dimostrano in modo eclatante l’utilità dell’approccio. Stesse considerazioni si possono fare anche a proposito della trattazione degli alberi, degli stemmi che permettono di visualizzare i principi di divergenza in letteratura, i cambiamenti e le modificazioni dei generi (casi tipici: il romanzo poliziesco inglese, l’evoluzione del discorso indiretto libero): un capitolo dalla forte tensione teorica, cui fanno seguito le considerazioni del genetista Piazza sui parallelismi fra l’evoluzione biologica e quella delle forme letterarie. Le riflessioni proposte in questo libro sono, per esplicita ammissione dell’autore, ipotesi di lavoro, domande che attendono di essere poste ad altri ambiti della storia letteraria (sarei curioso, ad es., di vederne misurata l’applicabilità all’epica, oppure al metodo criticotestuale): un lavoro lungo, ancora agli inizi, ma che promette sviluppi di grande interesse, per comprendere il funzionamento delle forme letterarie nel loro procedere d’insieme e nelle loro singole realizzazioni.
 
Gianfranco Agosti

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