Home-page - Numeri
Presentazione
Sezioni bibliografiche
Comitato scientifico
Contatti e indirizzi
Dépliant e cedola acquisti
Links
20 anni di Semicerchio. Indice 1-34
Norme redazionali e Codice Etico
The Journal
Bibliographical Sections
Advisory Board
Contacts & Address
Saggi e testi online
Poesia angloafricana
Poesia angloindiana
Poesia americana (USA)
Poesia araba
Poesia australiana
Poesia brasiliana
Poesia ceca
Poesia cinese
Poesia classica e medievale
Poesia coreana
Poesia finlandese
Poesia francese
Poesia giapponese
Poesia greca
Poesia inglese
Poesia inglese postcoloniale
Poesia iraniana
Poesia ispano-americana
Poesia italiana
Poesia lituana
Poesia macedone
Poesia portoghese
Poesia russa
Poesia serbo-croata
Poesia olandese
Poesia slovena
Poesia spagnola
Poesia tedesca
Poesia ungherese
Poesia in musica (Canzoni)
Comparatistica & Strumenti
Altre aree linguistiche
Visits since 10 July '98

« indietro

PASCAL GABELLONE, Qualche linea blu, qualche traccia di cenere, traduzione di Margherita Orsino, nota critica di Ugo Fracassa, Roma, Ensemble, 2017, pp. 99, € 12,00

Nell’incertezza di ogni ritorno. Sono queste le parole che Ugo Fracassa cita dal vecchio sodale di Pascal Gabellone, Gianni Celati, per dare l’ultima immagine del suo libro postumo, Qualche linea di blu, qualche traccia di cenere, tradotto da Margherita Orsino e incluso nella collana di poesia «Alter», per i tipi di Ensemble.
Il lento cammino di questa poesia sillabata è uno stillicidio di attimi. Già a partire dal titolo, la dimensione spirituale è rapportata alla più stretta immanenza di povere cose quotidiane: poche righe scritte a penna (queste ultime poesie che leggiamo?), il contenuto del posacenere che una folata di vento distribuisce sul bianco del foglio. Ricusando la magniloquenza del simbolo, Gabellone mostra a sé la prospettiva degli ultimi istanti, lucidamente conscio che la fine, nascosta dietro il paesaggio del suo ultimo soggiorno terrestre, non può essere lontana, illusione ottica colma di timore e tremore, fra grazia e rimpianto, figlia di una disperazione senza singhiozzi («Venez. / Prenez lieu / dans mon sang. // Soyaez l ’orfèvre / de ma mort», p. 24).
Nonostante la spontaneità del suo dettato, quasi ungarettiano per la cadenza di un ritmo lento e diviso, Gabellone conferisce una forma stratificata alle sue ultime righe, organizzandole in cinque paragrafi basati su lievi ma sostanziali cambiamenti di prospettiva (Qualche linea di blu, qualche traccia di cenere; Sparsi al di là dei giorni; Siete dei miei morti?; Terra povera, unica terra; Filamenti di mondo) più un doppio Esergo e un Epilogo a due voci su cui bisognerà tornare. Come nota Fracassa nei suoi appunti di lettura inclusi in coda, lo spessore letterario e citazionista di queste parole soffiate da impercettibili labbra si salda perfettamente ad una levità spirituale che scompone la luce nei colori primari, fra cui campeggia il blu, tinta della natura e della semplicità, gravida, per tradizione culturale, di sovrasensi che la legano all’intelligenza della morte – illuminante, a mio parere, il richiamo alla schermata monocroma dell’ultimo film di Derek Jarman –: «et pour fuir, cherchons quelque chose / de bleu qui nous mêle à la nuit: qui / sache nous oublier…» (p. 10).
Fra le cinque sezioni del libro, il movimento è quello impercettibile di una vita ridotta a osservazione e attesa. Come nelle figurazioni naturalistiche di Alexander Hollan (ad es. “Le Grand chêne dansant” dans l ’espace, in copertina) la fissità mutevole dell’oggetto di natura richiama all’auscultazione dei sommovimenti dell’anima, un’anima che crepita come il fuoco in cucina, che vorrebbe già bucare il tetto e sollevarsi, brace che cova sotto le ceneri di sé («Que / du feu aux cendres / s’entende la plainte / heureuse / et inaccomplie», p. 20). Gabellone ha condotto un esercizio di ascesi artistica inspirato non ai grandi paesaggi romantici, ma a quanto possiamo scorgere, vivente, nel nostro giardino o nelle campagne intorno casa («Exactitude de la neige / ou absence. / Aux marges du froid: / l’arbre noir», p. 14). I sensi tesi a cogliere il respiro della vita segnano il desiderio poetico di uscita dall’infinita catena degli intertesti – che non poteva essere oscura al professore universitario – per chiudere il cerchio della scrittura e tentare definitivamente la parola come vita, nonostante si tratti di una vita a perdere («Tout s’expie / aux alentours de / l’oeuvre. / Et ce qui est perdu / l’est infiniment», p. 26).
È così che in Filamenti di mondo l’attesa diventa spasmodica («Une lumière / sans répit / au sommet / du rêve», p. 64). L’autore si è spinto fin dove lo sguardo può arrivare senza tuttavia risolvere l’enigma di un’ora sconosciuta, la soglia non è più quella della morte quanto quella dell’umana comprensione. Eppure non è questa la fine. Un dialogo «situabile nella terra di nessuno tra Leopardi e Landolfi» (p. 97), aleggiante in tutta la raccolta, prende forma nelle ultimissime pagine e prova un congedo da tutto, anche dalle parole e dalla cenere, per lasciare posto solo alla neve “d’un gris chargé” che cala lentamente e attutisce i pensieri. A parlare con brevi frasi sono ora l’autore, colui il quale, riconoscibilmente, ha accennato il suo io nella raccolta, e una figura volutamente indefinita, spirito del tempo o genio personale che sia. Se il primo è ancora legato all’idea di poesia come gioia terrena, il secondo lo dissuade con forza, lo tratta come un illuso, gli fa capire che solo le cose hanno ragione. Ciò che non conosciamo, sembra comunicare l’autore nel suo ultimo ragionamento leggibile, è l’unico orizzonte degno della nostra vita, il resto sembra di rado più prezioso del silenzio.

(Fabrizio Miliucci)

¬ top of page


Iniziative
22 novembre 2024
Recensibili per marzo 2025

19 settembre 2024
Il saluto del Direttore Francesco Stella

19 settembre 2024
Biblioteca Lettere Firenze: Mostra copertine Semicerchio e letture primi 70 volumi

16 settembre 2024
Guida alla mostra delle copertine, rassegna stampa web, video 25 anni

21 aprile 2024
Addio ad Anna Maria Volpini

9 dicembre 2023
Semicerchio in dibattito a "Più libri più liberi"

15 ottobre 2023
Semicerchio al Salon de la Revue di Parigi

30 settembre 2023
Il saggio sulla Compagnia delle Poete presentato a Viareggio

11 settembre 2023
Recensibili 2023

11 settembre 2023
Presentazione di Semicerchio sulle traduzioni di Zanzotto

26 giugno 2023
Dante cinese e coreano, Dante spagnolo e francese, Dante disegnato

21 giugno 2023
Tandem. Dialoghi poetici a Bibliotecanova

6 maggio 2023
Blog sulla traduzione

9 gennaio 2023
Addio a Charles Simic

9 dicembre 2022
Semicerchio a "Più libri più liberi", Roma

15 ottobre 2022
Hodoeporica al Salon de la Revue di Parigi

13 maggio 2022
Carteggio Ripellino-Holan su Semicerchio. Roma 13 maggio

26 ottobre 2021
Nuovo premio ai traduttori di "Semicerchio"

16 ottobre 2021
Immaginare Dante. Università di Siena, 21 ottobre

11 ottobre 2021
La Divina Commedia nelle lingue orientali

8 ottobre 2021
Dante: riletture e traduzioni in lingua romanza. Firenze, Institut Français

21 settembre 2021
HODOEPORICA al Festival "Voci lontane Voci sorelle"

11 giugno 2021
Laboratorio Poesia in prosa

4 giugno 2021
Antologie europee di poesia giovane

28 maggio 2021
Le riviste in tempo di pandemia

28 maggio 2021
De Francesco: Laboratorio di traduzione da poesia barocca

21 maggio 2021
Jhumpa Lahiri intervistata da Antonella Francini

11 maggio 2021
Hodoeporica. Presentazione di "Semicerchio" 63 su Youtube

7 maggio 2021
Jorie Graham a dialogo con la sua traduttrice italiana

23 aprile 2021
La poesia di Franco Buffoni in spagnolo

22 marzo 2021
Scuola aperta di Semicerchio aprile-giugno 2021

19 giugno 2020
Poesia russa: incontro finale del Virtual Lab di Semicerchio

1 giugno 2020
Call for papers: Semicerchio 63 "Gli ospiti del caso"

30 aprile 2020
Laboratori digitali della Scuola Semicerchio

» Archivio
 » Presentazione
 » Programmi in corso
 » Corsi precedenti
 » Statuto associazione
 » Scrittori e poeti
 » Blog
 » Forum
 » Audio e video lezioni
 » Materiali didattici
Editore
Pacini Editore
Distributore
PDE
Semicerchio è pubblicata col patrocinio del Dipartimento di Teoria e Documentazione delle Tradizioni Culturali dell'Università di Siena viale Cittadini 33, 52100 Arezzo, tel. +39-0575.926314, fax +39-0575.926312
web design: Gianni Cicali

Semicerchio, piazza Leopoldo 9, 50134 Firenze - tel./fax +39 055 495398